Dieci grandi enti non profit chiedono a gran voce al Governo un intervento per eliminare il tetto al 5 per mille, come già avviene per l’8 per mille. Un tema su cui VITA insiste fin da giugno: ecco il racconto di quanto il taglio del 5 per mille ha impedito di fare
Dieci tra le più grandi organizzazioni non profit del mondo non profit chiedono a gran voce al Governo un intervento per eliminare il tetto della raccolta del 5 per mille. E lo fanno mentre il Disegno di legge di bilancio è in corso di esame. ActionAid, Fondazione Airc, Aism/Fism, Emergency, Fondo per l’ambiente italiano – Fai, Lega del Filo d’Oro, Medici senza frontiere, Save the Children, Fondazione Telethon e Unicef propongono di equipararlo all’8 per mille, per il quale non è previsto alcun limite. In alternativa, di incrementare il finanziamento tenendo conto della crescita delle scelte dei contribuenti.
Lo sforamento del tetto
Nella dichiarazione dei redditi 2023 sono 17,2 milioni i contribuenti che hanno destinato il 5 per mille a enti del Terzo settore, con circa 730mila firme in più rispetto al 2022. L’importo distribuito è stato – come previsto dalla legge – di 525 milioni di euro, ma gli italiani ne hanno destinati con le loro firme quasi 28 milioni in più.
Dal 2017 infatti si registra un trend in crescita delle scelte dei contribuenti che, nonostante l’innalzamento progressivo del finanziamento, si è sempre in uno sforamento del tetto massimo previsto: 9 milioni in più nel 2017, ben 13,7 milioni nel 2018, addirittura 23,5 milioni nel 2019, poi tre milioni nel 2020 e 4,4 milioni nel 2022. Fa eccezione esclusivamente l’anno 2021, come ovvia conseguenza del calo dei redditi dovuto alla pandemia.
Tutti questi dati li sappiamo perché li ha comunicati a VITA Alessandro Lombardi, allora direttore generale della Direzione generale del Terzo settore e della responsabilità sociale delle imprese al ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, oggi capo dipartimento di tutto il Dipartimento per le politiche sociali, del terzo settore e migratorie.
La legge di Bilancio 2025
Quest’anno, si diceva, con l’exploit di firme il tetto è stato sforato di quasi 28 milioni di euro. Risorse che in assenza della soglia limite avrebbero potuto essere distribuite agli enti del Terzo settore, per finanziare servizi per le persone più fragili, progetti di ricerca medico-scientifica, iniziative di sostegno ai soggetti e alle famiglie più vulnerabili di tutela ambientale e culturale. Chiaramente il meccanismo di ricalcolo implica una penalizzazione maggiore per gli enti che hanno raccolto più firme, con il paradosso di enti che hanno visto crescere il numero di firme e ridursi l’importo ricevuto. I quasi 28 milioni di euro non distribuiti agli enti del Terzo settore, a causa dello sforamento del tetto, limitano concretamente progetti di ricerca scientifica, assistenza alle persone con disabilità e molte altre attività di impatto sociale.
Nei giorni scorsi sono stati presentati diversi emendamenti alla Legge di Bilancio 2025 che chiedono l’eliminazione o l’innalzamento del tetto (Sara De Carli li ha messi in fila qui). In particolare c’è un emendamento presentato dai due deputati di Fratelli d’Italia Vietri e Vinci, che prevede l’incremento del tetto del contributo del 5 per mille. La viceministra del Lavoro e delle Politiche Sociali, Maria Teresa Bellucci, sempre a VITA, proprio in riferimento a questo emendamento ha detto che «seguiremo tale iniziativa con molto interesse», poiché «l’innalzamento del tetto previsto risponde alla necessità di dare maggiormente seguito alle scelte dei contribuenti e sostenere l’azione degli enti del Terzo Settore che partecipano attivamente alla costruzione del bene comune».
Cosa cambierebbe concretamente senza tetto?
Su VITA a settembre abbiamo raccontato in che cosa si traduce, concretamente, il fatto di avere risorse in meno rispetto a quelle che gli italiani hanno destinato con il loro 5 per mille, per effetto del ricalcolo imposto dal tetto. Lo abbiamo chiesto ai più grandi: Aism, Fondazione piemontese per la ricerca sul cancro, Medici senza frontiere, Istituto europeo di oncologia, Lega del Filo d’Oro, Ail, Airc. Leggi qui le loro storie.
Dall’istituzione del primo Fondo di ricerca nel 1986 ad oggi, l’Associazione italiana sclerosi multipla – Aism e la sua Fondazione Fism hanno potuto finanziare ricerche che hanno portato a risultati straordinari: diagnosi sempre più precoci, nuove terapie che prima non esistevano e risposte che migliorano la qualità di vita delle persone con sclerosi multipla e patologie correlate. Sono state inoltre create infrastrutture di ricerca come il registro nazionale di malattia e le risonanze magnetiche specifiche per la ricerca. Tuttavia, a causa del tetto imposto alle risorse, Aism e Fism non hanno ricevuto l’intero importo scelto dai contribuenti per sostenere la ricerca sulla sclerosi multipla. Questo limita la possibilità di finanziare ulteriori trial terapeutici e progetti di prevenzione primaria, studiando cause e fattori di rischio. Gli oltre 350mila euro che non verranno erogati, tolgono risorse per finanziare un importante progetto di ricerca triennale.
Fondazione Airc ha beneficiato di un numero crescente di scelte che avrebbero prodotto un extra gettito di 5 per mille pari a 3,7milioni di euro, non corrisposto a causa del tetto fissato. Con questi fondi, Airc avrebbe potuto aumentare significativamente la quota di finanziamento a ricercatori e progetti impegnati a rendere il cancro sempre più curabile: cinque start up per il rientro dall’estero per un totale di un milione di euro, cinque My First Airc Grant per avviare progetti indipendenti per giovani ricercatori per un totale di 500 mila euro e 15 Investigator Grant affidati a ricercatori di comprovata esperienza per un totale di oltre due milioni di euro.
Fondazione Telethon, che da oltre 30 anni finanzia la ricerca scientifica nella lotta alle malattie genetiche rare attraverso un rigoroso metodo di valutazione dei progetti, quest’anno a causa del tetto al 5 per mille perderà una cifra stimata in circa 250mila euro. Questa somma corrisponde alla possibilità di finanziare quasi un nuovo progetto di ricerca. Una rinuncia che va ad impattare sull’impegno nella lotta alle malattie genetiche rare preso dalla Fondazione con la comunità dei pazienti e sul patto con i donatori che hanno scelto la sottoscrizione del 5 per mille per sostenere la Missione di Fondazione Telethon. Un canale di raccolta fondi sul quale la Fondazione sta investendo in modo mirato e crescente e che va valorizzato in ogni suo potenziale ritorno.
Per la Lega del Filo d’Oro, che da sessant’anni risponde ai bisogni complessi delle persone con sordocecità e pluridisabilità psicosensoriale, le mancate risorse pari a 500mila euro avrebbero potuto rafforzare l’organico con l’assunzione di almeno 15 operatori a supporto delle diverse sedi territoriali, con un impatto notevole sulle famiglie che si rivolgono alla Fondazione.
La mancata erogazione a Save the Children della quota eccedente il tetto del 5 per Mille, pari quest’anno a circa 175mila euro, si traduce in una diminuzione del numero di bambine e bambini raggiunti dagli interventi dell’organizzazione. Se la somma fosse stata integralmente corrisposta, avrebbe potuto sostenere in media per un anno le attività di un Punto Luce, uno dei 26 centri educativi presenti nei quartieri più svantaggiati di tutta Italia per combattere la povertà educativa e circa 350 minori avrebbero potuto usufruire gratuitamente di opportunità formative ed educative – dall’accompagnamento allo studio, alla frequenza di laboratori di educazione ambientale, lettura, corsi di teatro, attività motorie – volte a superare gli ostacoli delle disuguaglianze territoriali e sociali, conoscere e sperimentare le proprie passioni e attitudini e riscrivere la propria storia e quella dei propri quartieri. Lo stesso vale per ActionAid e per i suoi programmi finalizzati a contrastare la violenza maschile sulle donne, la povertà alimentare e quella educativa, o miranti a favorire l’inclusione sociale delle comunità più emarginate, come quella dei Neet, i giovani dai 15 ai 34 anni che non lavorano, né studiano.
Con il 5 per mille, l’Unicef garantisce cure a milioni di bambini in tutto il mondo contro malattie prevenibili, aggravate dalla malnutrizione. La mancata erogazione dei fondi a causa del tetto significa che quattromila bambini non riceveranno terapie nutrizionali salvavita contro la malnutrizione grave.
Per Medici Senza Frontiere, nel 2023, il 5 per Mille ha rappresentato circa il 10% dei fondi raccolti ed è stato destinato a cinque progetti medico umanitari in Paesi tra i più critici al mondo, tra i quali Nigeria, Afghanistan e Yemen. Si tratta di contesti estremamente fragili, con crisi prolungate e complesse in cui Msf garantisce cure gratuite e di qualità per la lotta alla malnutrizione, prevenzione e cura della malaria, salute materno-infantile, chirurgia traumatologica. La perdita di circa 400mila euro dovuta al tetto ha impedito l’acquisto di 27 mila kit di emergenza salvavita.
Anche per Emergency, che da trent’anni offre cure gratuite alle vittime delle guerre e della povertà, una parte significativa del budget deriva proprio dalle scelte che gli italiani fanno nella loro dichiarazione dei redditi. Per l’anno finanziario 2023, l’organizzazione ha ricevuto dal 5 per mille una cifra all’incirca equivalente al costo di gestione dei suoi ospedali di Kabul e Anabah in Afghanistan, nonché del centro chirurgico di Goderich in Sierra Leone. Se venisse tolto o almeno adeguato il tetto sui fondi assegnati grazie al 5 per mille, l’Ong potrebbe pianificare altri interventi di cura, aggiungendo ad esempio due ambulatori alla rete dei suoi presidi presenti in Italia.
Infine, il 5 per mille supporta la gestione, manutenzione, tutela, conservazione, valorizzazione e promozione di luoghi inestimabili del patrimonio culturale e paesaggistico italiano, che solo nel 2023 ha impegnato il Fondo per l’ambiente italiano in più di 100 cantieri di restauro e conservazione.
Fonte: Vita