Violenza di genere: nella sala consiliare di Pianopoli dibattito tra amministrazione, associazioni e giovanissimi

Riceviamo e pubblichiamo

Pianopoli. Parlare di violenza contro le donne con i più giovani non è mai facile, è un percorso impervio ma bisogna farlo perché proprio attraverso l’informazione e la formazione tra i più giovani che si può tentare di cambiare le cose. A Pianopoli si è tenuto un incontro in cui si è discusso di violenza di genere; l’iniziativa è stata organizzata dall’Amministrazione comunale, dall’associazione di promozione sociale Senza Nodi; ha partecipato la scuola secondaria Saverio Gatti con la dirigente Antonella Morgiardo.

Un dialogo aperto, semplice ma molto diretto, quello affrontato dalla psichiatra, già dirigente del distretto di Salute Mentale dell’ASP di Catanzaro, dottoressa Rossella Manfredi; dalla neurologa, rappresentante dell’Associazione Nazionale Donne  Medico e dell’Osservatorio Regionale Contro la Violenza, dottoressa Caterina Ermio; dalla professoressa Manuelita Iacopetta presidente dell’associazione di promozione sociale Samarcanda; dalla sindaca di Pianopoli Valentina Cuda e dalla giornalista, presidente dell’associazione di Senza Nodi Nadia Donato.

 “Facile parlare di violenza in maniera superficiale solo perché lo richiede l’occasione, quando invece è giusto prestare grande attenzione, soprattutto se ne parliamo con dei ragazzi, perché potrebbe succedere che gli stessi diventino protagonisti di azioni violente o le subiscano”.

È quanto ha detto in apertura del suo intervento la sindaca del Comune di Pianopoli, Valentina Cuda, che ha poi ribadito: “I ragazzi che sono gli uomini di domani, vanno educati al rispetto che va coltivato ogni giorno; è necessario che imparino a comprendere che bisogna accettare anche i ‘no’. Le ragazze – ha proseguito – devono sapere che quando si dice ‘no’ ad un fidanzatino, ad un ragazzo, ad un uomo, non si è colpevoli di nulla; è l’altro che deve accettare il rifiuto.

Credo nei ragazzi e nella loro capacità di cambiare le cose – ha concluso Valentina Cuda – Nella loro capacità di imparare, di fare tesoro di quanto imparato dagli insegnanti. Sono loro la vera forza di un futuro che allontani la violenza dalle donne. L’incontro di oggi è importante perché ci dà la possibilità di comunicare con i più giovani sottolineando che se è vero che la donna è più debole lo è solo fisicamente, nella muscolatura, ma non lo è mai stata e non lo è nell’intelletto.  Le ragazze stesse devono imparare ad essere consapevoli del loro valore e a rispettarsi, perché solo così potranno fare in modo che chi gli sta accanto a sua volta le rispetti. Iniziative come queste dovrebbero esserci molto più spesso durante l’anno, e noi come Comune lo abbiamo sempre fatto e ci impegniamo ancora una volta a farlo più frequentemente: parlare di violenza contro le donne è per noi un impegno inderogabile”.

La dottoressa Manfredi e invece è intervenuta portando alcuni esempi con i quali si è spesso confrontata come psichiatra, è partita ricordando dei numeri come quelli del 2024 anno nel quale da gennaio ad ottobre ci sono stati 89 femminicidi, 77 in ambito familiare e 48 per mano del partner o ex partner. Nel 2024 sono aumentate le morti di donne over 65, donne uccise dal proprio partner dopo matrimoni durati anche molti anni. Negli ultimi quattro anni ci sono stati 600 femminicidi: praticamente ogni due giorni si uccide una donna.

“Tutto questo succede – ha sottolineato la dottoressa Manfredi – nonostante siano state potenziate le leggi come quelle legate allo stalking, siano state acuite le pene per lo stupro o l’inserimento del braccialetto elettronico per tentare di tenere lontani gli uomini violenti”.

 Altra cosa che ha sottolineato con forza la dottoressa Manfredi è quella di non accettare mai l’ultimo appuntamento. Sono tantissimi gli esempi, anche dell’ultimo periodo, di giovani donne uccise perché hanno ceduto alle richieste di un ultimo incontro. Un invito molto forte fatto dalla dottoressa Manfredi alle ragazze è stato quello di “non tacere di fronte ad una violenza subita da loro o subita da altre ragazze, altre donne. Ci sono uomini che puntano ad isolare le loro compagne da parenti e amici in maniera tale che nel momento del bisogno non sanno a chi rivolgersi. In molte occasioni come queste, la donna perde il senso della violenza che subisce, non la riconosce come tale, anzi si sente in colpa, in difetto.

 Un uomo maltrattante spesso è stato a sua volta sottoposto a violenza non solo sessuale – ha concluso la psichiatra – Le ragazze, le donne devono dubitare quando si trovano di fronte un ragazzo, un uomo, che ha una gelosia ossessiva o che teme in maniera molto forte di essere tradito, sono quegli uomini che tendono a dominare per avere il possesso dell’altra persona. È necessario che ci siano sempre delle figure di riferimento, che non ci si senta sole e si trovi il coraggio di parlare di comunicare perché intorno a noi c’è sempre qualcuno disponibile ad aiutare”.

La professoressa Iacopetta con l’associazione Samarcanda ha realizzato uno vademecum per la tutela dei diritti delle donne, contro ogni forma di violenza, che parla della condizione femminile dall’antichità ad oggi. Una serie di esempi profondi che riguardano la storia ma anche la legislazione pro e contro le donne. “Lavorare con i più giovani aiuta loro a comprendere che cosa significa una violenza, vuol dire puntare a cambiare il futuro, parlare sia con i ragazzi che con le ragazze è fondamentale. Il Vademecum che abbiamo realizzato – ha sostenuto Iacopetta – parla anche di sorellanza, quindi di solidarietà tra donne e di autostima per le stesse, ma sottolinea che è un dovere il rispetto anche da parte degli uomini”.  

La presidente di Samarcanda ha poi evidenziato alcuni esempi contenuti all’interno di questo vademecum e ha sottolineato che “nessuno autorizza un uomo a giudicare una donna, ad abusare di lei con gesti o con parole. La condizione della donna nella storia e le leggi che nel corso degli anni sono cambiate dimostrano quanto le donne hanno dovuto lottare per poter conquistare ogni piccolo diritto – ha evidenziato – è importante la cultura e la conoscenza da parte delle stesse donne, di come altre prima di loro hanno lottato con impegno e coraggio, a volte rimettendoci anche la vita, per far sì che loro stesse oggi possano avere la possibilità di discutere e difendersi”.

 Il ‘Pronto Soccorso Rosa’ è una delle conquiste che negli ultimi anni le donne hanno raggiunto; un ruolo fondamentale per la creazione di questo punto di riferimento per le donne abusate è stato quello che ha avuto in tutto il Paese, l’Associazione Italiana Donne Medico, che si è impegnata affinché venisse riconosciuto dal Ministero della Sanità questo spazio speciale all’interno del pronto soccorso. “Si tratta di uno spazio per quelle donne che arrivano in ospedale ferite perché malmenate e spesso sono anche in fin di vita” ha sottolineato la dottoressa Caterina Ermio che ha spiegato ai ragazzi che cosa succede nel momento in cui una donna che ha subito violenza arriva in pronto soccorso. “In molti casi queste donne giungono al pronto soccorso accompagnati dagli uomini che le hanno maltrattate e hanno paura a dire la verità su quanto è successo. Personale formato appositamente ad affrontare questa situazione – ha spiegato la Ermio –  prende in carico queste donne le accompagna in uno spazio dedicato dove possono essere lontane dal loro aguzzino e dove ricevono prima di tutto assistenza e i giusti consigli sul comportamento da tenere. Una donna può denunciare anche dopo un anno che ha ricevuto violenza, quando arriva al pronto soccorso ogni referto viene conservato proprio per dare questa opportunità alle donne e quindi si conserva la testimonianza della violenza subita in maniera tale che la denuncia possa essere valida, anche a distanza di tempo”.

  La dottoressa Ermio ha puntualizzato: “Non bisogna aver paura ma trovare la forza di confidarsi con chi è preposto a dare aiuto, bisogna fidarsi anche nei momenti più difficili e denunciare ogni abuso subito”.

 La giornalista Nadia Donato, presidente dell’associazione di promozione sociale Senza Nodi ha moderato l’incontro e ha sottolineato, dialogando con i ragazzi, che anche nei discorsi spesso c’è tanta violenza, anche con le parole si può abusare di un’amichetta o di una compagna di scuola e farla soffrire tanto. Ha invitato i ragazzi a stare attenti anche ai testi delle canzoni che spesso incitano alla mancanza di rispetto verso le loro coetanee e non prendere per buona ogni cosa che viene detta solo perché la passa il testo di una canzone del rapper del momento. Cosi come è importante prestare attenzione e non riderci sopra quando vengono scambiati video e foto che mettono in cattiva luce una loro compagna. La giornalista ha invitato ancora una volta i ragazzi ad avere rispetto della dignità di ognuno, dignità che va tutelata per evitare che si arrivi a situazioni irreparabili.

All’incontro era presente anche il comandante della stazione dei carabinieri di Pianopoli, maresciallo Gianluca Troiano che ha invitato i ragazzi a vedere le forze dell’ordine come degli amici ai quali potersi rivolgere nel momento della difficoltà e del bisogno: anche nel caso di una violenza ci sono degli uffici con personale preposto e preparato ad accoglierli e a consigliarli. Quello di Pianopoli è stato un incontro che ha sottolineato l’impegno di amministrazione e associazioni a favore della prevenzione, azione in questo caso indirizzata a giovani e giovanissimi per prevenire la violenza di genere, fenomeno che sta diventando sempre più una realtà inquietante in tutto il nostro Paese e fra le diverse categorie sociali.

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