Inaugurato nel 2015, lo sportello itinerante, che si trova nei plessi delle scuole presenti sul territorio lametino , ha accolto centinaia di ragazzi e di donne in difficoltà. E i numeri sono in continua crescita. Dai 19 utenti che si sono presentati nel 2015 si è passati alle 125 dell’anno scorso. «E nei primi sei mesi di quest’anno siamo già a 108 accessi – confermano gli psicologi Zaccone e Dattilo-. Una richiesta così elevata che ci ha convinti a non chiudere neanche nelle due settimane centrali di agosto per dare una risposta alle donne in disagio». Dell’importanza dell’iniziativa è convinta anche la presidente del Circolo Auser di Maida, Graziella Catozza: «Lo Sportello antiviolenza di genere ha una lunga tradizione di ascolto e di supporto nelle situazioni di disagio. Dalla sua nascita abbiamo conosciuto storie e provato a risolvere situazioni di profonda incomprensione. Soprattutto abbiamo creato a Maida, e più in generale nei Comuni di Monte Contessa, essendo il centro riferimento territoriale, un punto fermo al quale le donne e le famiglie sanno di potersi rivolgere, trovando accoglienza e professionalità. Anche ad agosto».
I numeri di un anno
E i numeri e le problematiche poste dalle donne e dai ragazzi che si sono presentati sono ben evidenziati nella relazione di fine 2016. Delle 221 donne che hanno varcato la soglia 162 sono italiani e 59 stranieri. Ma non per tutti era la prima volta: delle 163 donne, 58 erano già seguite. E sebbene la sede sia itinerante, le donne che si rivolgono allo sportello arrivano un po’ da tutta la zona del lametino. Anche l’età è la più varia. 77 casi sono stati segnalati da donne di età compresa tra i 9 e i 49 anni, 32 da donne tra i 9 e i 19 anni, 51 tra i 30 e i 39, 42 tra i 50 e i 59 e 19 tra le over 60. Per lo più sono donne a scolarizzazione non molto alta: 4 non hanno nessun titolo, 10 la licenza elementare, 79 quella media, 31 una qualifica professionale, 68 hanno un diploma e 29 una laurea. La maggioranza di queste vive in coppia e ha anche dei figli, ma non mancano le donne sole, sole con figli, in coppia ma senza prole, che vivono con i genitori oppure da parenti ed anche sei vedove. Ma i numeri più drammatici riguardano la loro situazione economica. Le donne indipendenti economicamente, infatti, sono solo 44: 21 sono indipendenti ma con grandi precarietà e 156 non sono indipendenti per nulla. Ed i numeri diventano ancora più impressionanti quando si passa alle violenze: 87 ne hanno subite di tipo psicologico, 69 di tipo fisico, 34 di tipo economico, 27 sono state oggetto di stalking e 17 di violenza sessuale. La maggior parte delle colpe è ascrivibile al coniuge o al convivente, all’ex coniuge e poi ai padri, ai parenti, ai figli e anche ad un medico. Ed il luogo in cui tutto ciò avviene è proprio quello sicuro per antonomasia: casa propria (in 75 casi) e la strada (in 7 casi). I danni subiti vanno dai problemi psicologici (82), fisici (14), relazionali (12), di sonno (18), alimentari (11), lavorativi (5) ed anche sessuali (3).
La risposta del Punto Verde D’Ascolto Antiviolenza Auser Maida
«Il compito dello sportello è quello di anticipare e cogliere il disagio delle donne – afferma la presidente Graziella Catozza – e gli esperti che vi operano ne hanno fatto un Punto di ascolto di antiviolenza di genere, strutturato e riconosciuto. Hanno professionalità alte all’interno, per dare risposte non solo a livello psicologico ma anche legale e per la ricerca del lavoro». E soprattutto si è intrecciata una rete che vede coinvolti i Consorzi per i servizi alla persona, Asp CZ6, case rifugio, carabinieri e polizia. «Sono percorsi faticosi, ma da far partire quanto prima. Tanto che a settembre abbiamo un incontro con medici di base e pediatri, per offrire loro un corso di lettura dei segnali di donne maltrattate, in modo che possano coglierli quando entrano nel loro studio medico. Non parliamo solo di lividi, ma di depressioni nascoste, di ansie custodite nel cuore». Però il primo gradino da far salire è quello della fiducia in sé e per questo serve sicuramente un lavoro. «La mancanza di lavoro e di competenze per accedere al mercato di lavoro è un handicap per molte di loro – confida la Catozza – Per questo il Punto Verde d’Ascolto Auser ogni anno attiva progetti per dare a donne in difficoltà l’occasione di fare un’esperienza sostenuta per poi provare ad accedere ad un impiego». Donne in molti casi sole di fronte a scelte complesse e che mettono in discussione un’intera vita, oltre che quella dei bambini e delle famiglie di origine. Ma in diversi casi si può anche ricucire gli strappi. «Lo Sportello Auser ha anche contatti con dei gruppi, in altre sedi, per uomini maltrattanti – conclude la Catozza – dove si fa formazione e sostegno a chi fatto esperienza di violenza e non vuole più farla. Un altro passaggio importante, perché se non si incide anche su questa metà del cielo non si esce fuori da questo circolo vizioso, in cui poi sarà un’altra donna a soffrire».