Non si è fatto in tempo ad approvare, con diciassette anni di ritardo, la legge sul Welfare regionale che trasferisce le competenze in materia di Politiche Sociali dalla Regione ai Comuni, che già ci si deve adeguare alla legge nazionale di riforma del Terzo Settore. Gianni Pensabene, portavoce del Forum del Terzo Settore, all’incontro che si è tenuto lunedì al Consiglio Regionale, alla presenza del presidente Nicola Irto, ha voluto soffermarsi sulle implicazioni che la Riforma, attesa da tempo, avrà per la Calabria, specie se si considera che la frammentazione delle varie norme verrà ricondotta ad unità.
L’istituzione di un unico registro per tutti gli enti del terzo settore, ad esempio, servirà a fare ordine in una materia che è sempre stata considerata “residuale” ma che, in realtà, dà lavoro a poco meno di un milione di persone e produce circa 69 miliardi di fatturato. A chiarire in maniera tecnica come il Terzo Settore possa fare da traino per l’economia del Paese, è intervenuto il coordinatore tecnico fiscale per la Riforma presso il Ministero, Gabriele Sepio: dalla possibilità riconosciuta alle banche di emettere titoli di solidarietà a favore degli enti del Terzo Settore alla confusione sulla “commercialità” ormai superata con la distinzione tra “ets” commerciali e non commerciali, il Terzo Settore si accinge a recuperare la dignità perduta e a diventare “luogo delle opportunità”, non solo dei bisogni. E di certo il tavolo tecnico permanente messo in piedi dall’assessore regionale Federica Roccisano, che ha portato in diciotto mesi all’approvazione della legge 328/00, avrà ancora molto da dire a livello nazionale fino alla pubblicazione dei decreti attuativi delle legge di Riforma. Significativo sarà l’apporto che a tal proposito il coordinamento dei CSV calabresi, il Forum del Terzo Settore e le altre realtà associative potranno dare alla causa “Calabria”.
Ufficio stampa CSV Catanzaro