"Il corpo nella demenza": la validità pratica ed esistenziale della Teci

metodo teci presentazione

Il libro “Il corpo nella demenza”, scritto dall’arte-terapeuta e psicologa Elena Sodano, ideatrice del metodo “Teci”, e curato da Antonella Scalzi, non è solo la descrizione di una tecnica integrata che permette alle persone con demenze di esprimersi attraverso il contatto corporeo. E’ soprattutto una raccolta di storie, di esperienze e di progressi che non vanta pretese scientifiche bensì “esistenziali”: nel corso della presentazione nazionale, avvenuta sabato scorso nell’Aula Rossa di Palazzo De Nobili con la moderazione della giornalista Maria Rita Galati, l’autrice ha infatti spiegato come all’origine della Teci – unica nel suo genere in Italia- ci sia la non accettazione di una condizione umana legata alla senilità che la medicina tradizionale si ostina a trattare con la sola terapia farmacologica.

Si può davvero credere che, se il cervello non risponde, non esista più la persona? A questa domanda Elena Sodano e lo staff dell’associazione “Ragi” si sono rifiutati di fornire risposte convenzionali: sono andati oltre, hanno approfondito i loro studi, fino ad elaborare una metodologia corporea che è frutto di una cultura diversa, non più fondata sulla razionalità ma sull’istinto che le persone con demenza conservano.
All’aula gremita (sono intervenuti, tra gli altri, il sindaco Sergio Abramo, Antonietta Santacroce in qualità di “madrina” ed esperta musicale, le geriatre Francesca Mazzei e Alba Malara, che è anche presidente della Società Italiana di Gerontologia e Geriatria Calabria, e Andrea Galiano, psicologo e musicista, che ha composto cinque tracce musicali in 432 hertz appositamente per i frequentatori del centro “Al.Pa.De”) è stato fatto vedere un video che condensa tutte le attività che si alternano ogni giorno al centro diurno voluto dalla “Ragi”. Un video in cui non appaiono veli sui volti degli anziani, non si sentono urla di disperazione, ma che fa commuovere per l’armonia che traspare nelle stanze colorate, in cui i “dementi” sono liberi di lasciarsi andare negli abbracci con gli operatori, nei giochi di gruppo e di ritrovare la propria memoria, legata all’infanzia ed alla “casa”, attraverso le emozioni provate. Non più “gusci vuoti” o “schegge impazzite”, quindi, ma persone alle quali guardare con rispetto che possono ancora tirare fuori le proprie attitudini ed i propri talenti se opportunamente stimolati. La terapia corporea va in questa direzione, ed ha trovato nel neurologo Ferdinando Schiavo, giunto a Catanzaro da Udine per partecipare alla presentazione del libro di cui ha curato la parte introduttiva, uno strenuo sostenitore: “Fare tutto in fretta è una perdita di tempo quando si ha a che fare con le demenze – ha affermato in maniera provocatoria il simpatico professore, il quale ha ricordato il dramma dell’attore Robin Williams, che ha messo fine alla sua vita a causa di un cervello ormai devastato dai “corpi di Lewy” non tempestivamente individuati dai medici – Ogni paziente è un caso a sé, è portatore di una storia che bisogna conoscere, anche attraverso i racconti dei familiari, ed ha bisogno di essere trattato con la delicatezza che merita”.

Ufficio stampa CSV Catanzaro

Stampa o condividi