La morte di Graziano Zoni, avvenuta improvvisamente sabato scorso a Torino, ha lasciato sgomento il mondo del volontariato italiano.
Sua la celebre frase “La povertà è un valore, illegale è la miseria”. L’ultima volta che era venuto a Catanzaro è stato in occasione dell’inaugurazione della comunità Emmaus a Satriano, nel mese di giugno 2016.
Di seguito il ricordo che di lui ha tracciato Renzo Fior, presidente di Emmaus Internazionale:
A GRAZIANO
Non è facile ricordare un amico con il quale si facevano lunghe chiacchierate e rendersi conto che tutto ad un tratto questo non è più possibile; i ricordi si accumulano e il suo viso, il suo tratto e la sua persona si affacciano alla mente e al cuore e si delineano meglio le sue caratteristiche e il suo porsi nei confronti delle persone e dei fatti quotidiani e non solo.
Graziano è sempre stato un uomo aperto al mondo pur non disdegnando la realtà locale anzi proprio partendo dalla realtà quotidiana che lo vedeva impegnato insieme a tante altre persone nei più svariati campi ed iniziative.
Dagli anni 70 quando divenne presidente di “Mani Tese” ( ONG nata per combattere la fame nel sud del mondo attraverso azioni di cooperazione in America Latina, Asia e soprattutto in Africa) su su fino ai nostri giorni; è stato un susseguirsi di impegni e di coinvolgimenti con realtà e reti che dovevano richiamare la responsabilità del nostro mondo opulento e ricco nei confronti di coloro che elemosinavano …ed è da questa sensibilità e responsabilità che è nata la campagna “Contro la fame cambia la vita” e il comitato “contro i mercanti di morte” che lo hanno visto animatore instancabile. Graziano era convinto che era ed è necessario un impegno politico per modificare alla radice la pratica perbenista di tanti politici nostrani, ed in questo era in perfetta sintonia con l’Abbé Pierre il quale non si stancava di ripetere: “…fai bene a commuoverti di fronte a tanti bambini e donare dei soldi per soccorrerli…ma se non siamo decisi contemporaneamente a mettere a disposizione non solo i nostri soldi ma tutto il nostro impegno politico e la nostra collera d’amore perché a questi bambini sia garantito il diritto di vivere nella giustizia e nel rispetto dei loro diritti…..è meglio lasciarli morire in giovane età piuttosto che costringerli a vivere disperati in condizioni di miseria e di sfruttamento”. Parole forti e sconvolgenti ma che denunciano una realtà drammatica e le responsabilità che sono sulle nostre spalle di persone del mondo opulento…era un sognatore che cercava in tutti i modi di dare gambe e braccia per realizzare il sogno di un mondo più giusto.
E da ultimo come non ricordare il suo impegno più che decennale in Emmaus, movimento fondato dall’Abbé Pierre con il quale ha sempre avuto un rapporto quasi filiale. Presidente di Emmaus Italia quando questa nuova realtà a fatica cominciava a costruirsi per poter offrire alle nuove comunità uno strumento valido di collaborazione, di sostegno ma soprattutto di “forza” per il cambiamento contro le ingiustizie vicine e lontane. Dal 1987 al 2008 Graziano ha sempre detto “obbedisco” a chi gli chiedeva questo servizio che nonostante tutto gli creava anche qualche grattacapo…e insieme a questo, l’impegno a livello di Emmaus internazionale ed europeo con un atteggiamento profondo di servizio che nasceva dall’umiltà con la quale metteva a disposizione le sue risorse e la sua tenacia per dotare il movimento che veniva nel tempo sempre più allargandosi, di quel minimo di struttura che permettesse di assolvere al meglio il compito di collegamento e soprattutto di denuncia per la difesa dei diritti degli ultimi.
Una persona che ha vissuto tutto questo con una profonda fede nel vangelo: una fede concreta, fattiva che guardava all’essenziale che come diceva l’Abbé Pierre consiste nell’aver capito e interiorizzato che Dio è Amore e che solo con l’amore soprattutto verso gli ultimi si è fedeli a LUI.
Grazie Graziano per il tuo esempio; mi vien da pensare, e non credo di essere esagerato, che in lui si è manifestata una maniera seria e profonda di vivere la “santità” laicale alla quale tutti siamo chiamati.
Ti saluto come avevi l’abitudine di salutare l’Abbé dopo la sua partenza per le grandi vacanze: “A-DIEU”.
Renzo Fior