La due-giorni promossa dall’Associazione per i Diritti degli Anziani (Ada) di Catanzaro sulla sicurezza, sulla violenza e sulla legalità, coordinata dal giornalista Alessandro Tarantino, ha visto la partecipazione di rappresentanti delle forze di polizia (Antonio Trotta per conto della Questura), dell’associazionismo impegnato (Elvira Iaccino, portavoce di Libera Catanzaro, e Maria Grazia Muri, presidente di “Astarte”), del mondo istituzionale (è intervenuto Arturo Bova, presidente della Commissione regionale Antimafia) e religioso (don Mimmo Concolino, cappellano dell’Università “Magna Graecia” di Catanzaro). Ma ha visto anche la totale assenza delle scuole, sottolineata con rammarico dalla presidente Francesca Migliarese: gli argomenti trattati, del resto, meritavano un’attenzione diversa (da registrare, comunque, la presenza dei ragazzi del servizio civile che si stanno formando presso il CSV di Catanzaro), perché mai come in questo preciso momento storico la sicurezza e la legalità sono avvertite come necessità di primaria importanza dal cittadino, e la violenza come la conseguenza inarrestabile della loro mancata osservanza.
La cultura della legalità si basa su regole certe che investe in maniera trasversale i vari aspetti della quotidianità: nel testo unico contro la criminalità che sarà presentato in consiglio regionale, ad esempio – ha chiarito Arturo Bova – saranno inserite delle disposizioni che vietano l’apertura delle slot machine in prossimità delle scuole e dei luoghi più frequentati dai minori. Quando si parla di legalità, del resto, non si può fare riferimento solo alla mafia ed all’antimafia: la legalità interessa il mondo della scuola, le parrocchie, il sociale ampiamento inteso, spesso chiamato a colmare i vuoti della politica. Certo, la chiusura delle stazioni di polizia alle ore 19, non contribuisce a diffondere il concetto di legalità, anzi: come ha ben sottolineato Maria Grazia Muri, che ha ben presente quanto siano indispensabili i presidi di legalità laddove c’è una donna che a qualsiasi ora del giorno, ma soprattutto della notte, subisce violenza, il rischio è che la vittima si scoraggi a denunciare e che tutta la macchina organizzativa che viene attivata al momento della denuncia, e che vede coinvolti i centri antiviolenza, gli ospedali e le forze di polizia, si arresti.
Ma le leggi non bastano: per don Mimmo Concolino, infatti, c’è bisogno di uno sguardo nuovo sulle cose, aperto al futuro, alle novità, a nuove possibilità. Uno sguardo che sa anche interpretare, mediare, e che sa riappropriarsi del senso del limite e della misura per separare ciò che è necessario dal superfluo.
Ufficio stampa CSV Catanzaro