“In Calabria le donne raccontano la nascita”. Storie di parto, toccanti testimonianze di donne calabresi che per la prima volta hanno trovato la forza di raccontare la loro esperienza e le difficoltà incontrate durante la gravidanza. Racconti raccolti all’interno di un video dopo un’indagine scientifico-conoscitiva sul percorso nascita iniziata nel 2015. Dopo Cosenza, le associazioni “Dall’Ostetrica”, “Associazione Infanzia e Adolescenza G.Rodari” e “Acquamarina”, hanno fatto tappa a “Il Caffè delle Arti” a Catanzaro per confrontarsi – a partire dalla proiezione del video che sta avendo grande risonanza in tutta Italia e anche fuori dai confini nazionali – sul fatto che la nascita non è più vissuta come un evento fisiologico ma come una malattia che richiede esami e interventi sulla donna e sul nascituro.
Le varie associazioni attive sul territorio calabrese, professionisti sanitari e le tante donne presenti all’incontro hanno discusso di cosa è stato fatto fino ad oggi e di quello che ancora bisogna fare per migliorare le pratiche assistenziali e l’esperienza del parto. Donne che chiedono di essere protagoniste rispetto alla gestione del proprio parto, invece «troppo spesso ogni mamma – ha spiegato Monica Zinno, presidente dell’associazione Infanzia e Adolescenza “Gianni Rodari” – deve fare i conti con la frettolosità, la standardizzazione vivendo una serie di imposizioni che vanno dai farmaci somministrati alle manovre non consentite e abusate».
In Calabria il diritto delle donne a scegliere il luogo e le circostanze del parto è un percorso iniziato nel 2014. Un percorso che «ha portato alla realizzazione della proposta di legge regionale che testimonia quanto sia importante per le madri scegliere il luogo del parto. La possibilità di raccontare oggi il nostro impegno – ha affermato Monica Zinno – nel percorso di promozione di una legge che in molti paesi d’Europa è già realtà, così come in alcune regioni d’Italia, riteniamo sia un passo obbligato per avvicinare la nostra regione agli standard di quelle più all’avanguardia colmando il gap che, a volte, si crea nell’ambito delle politiche sociali e sanitarie. Lasciar nascere invece che far nascere è il principio fondamentale di questa proposta di legge, lo spirito, la ratio che coincide con ciò che le donne desiderano». E dalla Calabria ora è iniziato un percorso itinerante, con dibattiti e incontri che verranno organizzati in tutta la regione, per permettere a tutte le mamme, attraverso l’informazione e il confronto, di riappropriarsi della nascita come fattore biologico e fisiologico, denunciando le tante procedure sanitarie inutili durante una gravidanza o interventi medici non spiegati, né giustificati.
«La parola delle donne si libera denunciando i maltrattamenti nelle cure ostetriche e ginecologiche taciute fino ad adesso. Il video realizzato in Calabria ha messo in evidenza il fatto che nelle maternità sono tante le procedure sanitarie inutili durante una gravidanza». Ad affermarlo Rosanna Sestito, ostetrica e socio-antropologa all’Università di Losanna. Grazie al video è venuta a conoscenza della realtà calabrese e, ascoltando le testimonianze di donne sottoposte a manovre senza consenso, mamme che hanno avuto il coraggio di parlare “di un parto non rispettato, vissuto come una violenza”, ha deciso di andare fino in fondo allo studio fatto in Calabria e affrontare l’argomento anche in Svizzera attraverso il dottorato di ricerca.
«Tramite uno studio fatto in Calabria si è messo in evidenza che il 93% delle donne non ha potuto scegliere la posizione del parto; solo il 22% ha partecipato ad un corso preparto; nel 44% dei parti viene ancora praticata la manovra di Kristeller e nel 48% l’episiotomia. Ecco cosa sono le violenze ostetriche. Un fenomeno che da troppo tempo esiste nelle nostre società. Nel 2014 l’OMS ha scritto un documento per la prevenzione e l’eliminazione dell’abuso e della mancanza di rispetto durante l’assistenza al parto presso le strutture ospedaliere. Nel documento – ha spiegato Rosanna Sestito – è specificato che in tutto il mondo le donne durante il parto e durante la gravidanza fanno esperienza di trattamenti irrispettosi e abusanti. La violenza ostetrica è così definita non perché viene praticata dalle ostetriche soltanto: il termine si riferisce all’abuso che avviene nell’ambito generale delle cure ostetrico-ginecologiche e che può essere realizzato da tutti gli operatori sanitari che prestano assistenza alla donna e al neonato».