La riforma del Terzo Settore è ormai avviata. Decreti attuativi a parte – il cui nodo si scioglierà al momento della formazione del governo – il cambio epocale che si registra in Italia e, doppiamente, in Calabria (con la riforma del Welfare, a quattordici anni dalla sua approvazione con la legge regionale 23/03), porta a concentrarsi sulle opportunità che ne discendono. Il domani della Calabria, infatti, parte da qui: il convegno che è stato organizzato giovedì dall’Ufficio per il Partenariato alla Cittadella Regionale, in collaborazione con il Forum del Terzo Settore ed il coordinamento dei Centri di Servizio, e alla presenza dell’Ordine degli Assistenti Sociali e dell’Anci, è servito a far comprendere quanto sia importante recuperare i ritardi atavici della regione, a partire dal trasferimento delle competenze in materia socio-assistenziale dalla regione ai comuni.
Il primo decreto di trasferimento, della portata di otto milioni, è già stato disposto – come ha tenuto a precisare il dirigente regionale alle Politiche Sociali Fortunato Varone – nonostante le difficoltà dei comuni ad assumere tali nuove responsabilità per motivi di carattere operativo e demografico (l’80% dei comuni calabresi ha meno di cinquemila abitanti), come ha ricordato Gianluca Callipo, presidente dell’Anci Calabria.
E dopo gli interventi di Danilo Ferrara, presidente dell’Ordine regionale degli Assistenti Sociali, e di Paola Rizzo, dirigente regionale del Dipartimento della Programmazione nazionale e comunitaria, Gianni Pensabene, portavoce del Forum del Terzo Settore Calabria, in qualità di moderatore dell’incontro, ha passato la parola ai relatori più attesi: Claudia Fiaschi, portavoce nazionale del Forum, e Stefano Tabò, presidente di CSVnet, la rete nazionale dei Centri di Servizio per il Volontariato.
Entrambi hanno visto la legge di Riforma del Terzo Settore prendere forma, ed entrambi conoscono bene i suoi punti di forza e gli eventuali correttivi che vi si possono apportare: quel che è certo, ha ribadito la Fiaschi, è che dietro la riforma c’è una visione di progresso sulla quale si fonde lo sviluppo della comunità, e che tiene conto dell’innovazione tecnologica, del cambiamento dei modelli familiari e delle nuove politiche del lavoro. Di sicuro “il futuro è sociale”: le nuove generazionirivolgeranno al welfare, che ha a che fare con il benessere della persona, le loro attenzioni, assieme all’economia verde, che si lega allo sviluppo turistico, ed al settore culturale. Con la nascita di nuove economie che si fondono su un concetto di etica che promuove la condivisione di idee, e si accompagna a modelli di vita più sani, il riconoscimento della forza trainante del Terzo Settore rimette al centro il capitale umano e riscopre il valore delle reti. Il 14% del nuovo codice del Terzo Settore riguarda, poi, i Centri di Servizio, chiamati a fornire i loro servizi ai volontari di tutti gli enti del terzo settore, e non più solo alle associazioni di volontariato. Il presidente Tabò, infatti, ha voluto rimarcare la centralità dell’azione volontaria all’interno del nuovo codice, che riconosce la capacità indiscussa dei CSV a costituire reti associative nel rispetto delle diversità.
Si tratta, dunque, con la riforma, di attingere al patrimonio dell’esperienza acquisita sui territori da ogni CSV e di rafforzarlo per la crescita dell’intero settore.
A vigilare sull’efficacia e sull’efficienza dei CSV ci saranno poi gli Organismi territoriali di Controllo, che andranno a sostituire i Comitati di Gestione, come ha puntualmente chiarito il presidente del Co.Ge Calabria, Lorenzo Di Napoli. Ai Centri di Servizio è, quindi, richiesta una maggiore consapevolezza del proprio ruolo, che tenga conto di quello che si è fatto e che garantisca la molteplicità delle voci, mettendo da parte ogni tipo di protagonismo. Questo, almeno, è stato l’auspicio di Gianni Romeo, presidente del CSV di Cosenza, che è intervenuto per conto di Giuseppe Perpiglia, coordinatore dei CSV della Calabria.
Ufficio stampa CSV Catanzaro