Che a parlare di violenza alle donne fossimo in tante e anche in tanti già lo sapevamo; che il tema fosse di interesse per la collettività lo abbiamo fortemente voluto.
E’ dal 1996 che la violenza alle donne non è un reato contro la morale e se oggi il crimine rientra nella violazione dei diritti umani e le cause della violenza alle donne si ricercano nella disparità di potere tra i sessi, così come è riportato nella Convenzione di Istanbul, lo dobbiamo al movimento delle donne e ai Centri antiviolenza.
Troppe banalità e troppe parole inutili e dannose si versano sul tema di frequente e ovunque.
Ma quando a versarle sono istituzioni e i luoghi preposti alla prevenzione e al contrasto del fenomeno l’allarme e le responsabilità sono più alte.
Confronti che vittimizzano la donna resa destinataria di interventi psichiatrici, criminologici, alienanti, troppo raramente l’esame si sposta sulle condotte violente degli autori.
E’ quanto registriamo anche nella nostra città ed è per questo che vorremmo invitare le istituzioni del nostro territorio a maggiore attenzione e cautela nella scelta di presunte competenze preposte a formare “operatori di accoglienza” per donne che subiscono violenza.
Mostriamo preoccupazione per la collettività e soprattutto per le donne se si avviano corsi, con crediti formativi (!), per “operatori” di accoglienza, perché, anche la Convenzione di Istanbul e il piano nazionale per la prevenzione e il contrasto della violenza alle donne, riconoscono nella relazione tra donne lo strumento per far emergere, prevenire e contrastare la violenza.
E’ proprio nei Centri antiviolenza che le donne che subiscono violenza vengono e trovano accoglienza in uno spazio sicuro e rispettoso della dignità e della volontà della donna, anche di quella che tace e nel silenzio ricerca nella relazione con l’altra la forza di parlare.
Ci allarmiamo per le modalità e i contenuti proposti in convegni patrocinati da enti e istituzioni che favoriscono una cultura “neutra”, che continua a colpevolizzare e/o medicalizzare le donne. La donna che subisce violenza non è un’ammalata!
Ribadiamo che è nelle organizzazioni femminili che si ritrovano le competenze e le esperienze che hanno nella metodologia della relazione tra donne le fondamenta degli interventi.
Il Centro contro la violenza alle donne “Roberta Lanzino” ha accolto dal 1988 più di 6000 donne; una straordinaria esperienza in Calabria che, nonostante le tante difficoltà, continua a svolgere accoglienza, progetti e attività per prevenire e contrastare la violenza alle donne; è nella rete nazionale dei centri antiviolenza D.i.Re, di cui è socio fondatore, è nel coordinamento regionale dei Cav (CADIC), è nel tavolo tecnico antiviolenza della giunta regionale, nell’Osservatorio regionale presso il Consiglio della Regione Calabria nonché nella Rete Urbana Antiviolenza.
Desideriamo far presente che iniziative del genere non rendono un buon servizio alla causa di libertà delle donne dalla violenza e consigliamo alle istituzioni tutte di guardarsi bene intorno per fare tesoro delle esperienze di chi sul tema da oltre 30 anni lavora, con competenza e professionalità.
Il Centro contro la violenza alle donne “Roberta Lanzino”
Con il sostegno di:
D.i.Re – Rete Nazionale dei Centri antiviolenza
CENTRO ANTIVIOLENZA ATTIVAMENTE COINVOLTE ONLUS
CENTRO DI ASCOLTO ARIEL
CENTRO CALABRESE DI SOLIDARIETA’/MONDO ROSA
COMITATO UNICO DI GARANZIA Università della Calabria
EOS ARCIGAY Cosenza
LE MAMME DI GAIA
MARIELLE PRESENTE
NATE A SUD
WHAT WOMEN WANT