L’educazione dei figli è uno dei punti cardine su cui si basa la vita quotidiana di ogni famiglia, ma che cosa succede se uno dei due genitori si trova in carcere? I padri detenuti, infatti, vivono una doppia distanza: una determinata dalla lontananza e dal distacco dal nucleo familiare e l’altra dovuta all’impossibilità di condividere affettuosità e premure quotidianamente. I figli, a loro volta, privati dall’assenza paterna, rischiano un tormento e un’angoscia dannosa durante il loro percorso di crescita.
Per ovviare a questo il Centro Ascolto Stella del Mare, rappresentato dalla presidente Stefania Mandaliti, la sezione di Catanzaro dei Sentieri della Legalità rappresentata dal vice presidente Michele Varcasia e dalla presidente nazionale Maria Grazia D’Ecclesiis, e l’associazione Domino rappresentata da Jessica Tassone, con la partecipazione della giornalista Stefania Abbruzzo, hanno indetto per lunedì 29 ottobre, alle ore 11.00, presso l’Hotel Guglielmo di Catanzaro, una conferenza stampa col fine di comunicare la chiusura del progetto “Sprigioniamo la Genitorialità, essere Padri oltre le sbarre”.
Nell’ambito di tale iniziativa, autorizzata dalla Casa Circondariale di Catanzaro a Siano, i volontari designati da Stella del Mare, Simona Mandaliti (socia fondatrice), Maria De Fazio (socia) e Michele Varcasia (responsabile della comunicazione AMI), hanno collaborato, hanno attuato e hanno proseguito quanto iniziato dall’associazione Domino.
Nella stessa giornata è prevista l’inaugurazione non aperta al pubblico, presso la Casa Circondariale, della stanza della genitorialità, nella quale i padri potranno trascorrere del tempo con i figli. Nel protocollo viene evidenziato il gioco di reti e di collaborazioni tra il Centro Ascolto, i Sentieri della Legalità e Domino, che organizzeranno insieme convegni di studio sulla violenza di genere, seminari, workshop, e corsi di formazione specifici per le persone che operano nel sociale.
L’educazione è lo strumento di prevenzione contro ogni forma di crimine, le persone che vivono all’interno del carcere hanno il diritto di ritrovare la loro dignità, di riguadagnare un’identità e di avere la possibilità, attraverso un percorso di rieducazione, di orientarsi e di integrarsi, una volta fuori, all’interno della società.