Riceviamo e pubblichiamo
Con l’arrivo dell’estate le scuole chiudono, ma per molti genitori, soprattutto quando si è genitori di un bambino con una disabilità, è spesso difficile trovare centri estivi inclusivi. Un servizio che fino ad oggi è stato ad appannaggio di poche strutture locali e del privato sociale. Il primo luglio scorso, su iniziativa della responsabile dei servizi sociali della città, Maria Natalina Ferrari, che ha proposto il progetto, ha preso il via uno dei pochi centri estivi inclusivi della nostra regione. Un progetto che darà la possibilità a circa 60 bambini e giovani dai 7 ai 17 anni di vivere il mese di luglio all’insegna di sport adattati, giochi cooperativi, laboratori, giochi in acqua e altre attività propedeutiche che daranno la possibilità di accogliere presso il Centro Diurno “La Speranza”, guidato dal presidente, Antonio Castiglione, diversamente abili e normodotati, accompagnati in questo importante progetto dalle educatrici professionali dell’APS “Il Girasole” guidata da Maria Laura Valente. Un evento di grande valore sociale e culturale al quale hanno collaborato senza lesinare impegno e condivisione, tutta l’Amministrazione Comunale con in testa lo stesso Sindaco Sergio Ferrari che ha voluto tagliare il nastro di questa avventura sociale e tutto lo staff amministrativo e tecnico della città, che hanno creduto in questo progetto rendendolo possibile e riempiendolo di contenuti, grazie anche alla collaborazione sinergica manifestata e condivisa dalla Polisportiva Punta Alice, dell’ASD Nuova Era e della Cooperativa sociale Family Center che forniranno le loro competenze al fine di animare attraverso uno sport inclusivo diversamente abili e normodotati. Un progetto che sicuramente ha avuto e avrà intorno al suo svolgimento il sostegno di tanti volontari, di associazioni e operatori economici ai quali è andato il ringraziamento di tutti, ma soprattutto dei giovani ragazzi e ragazze. Si tratta quindi di un progetto che propone lo sport come inclusione e coesione sociale oltre ad insegnare le basi del lavoro di squadra, la necessità di rispettare le piccole regole quotidiane promuovendo una maggiore conoscenza di se e l’altro. E quando lo sport, come in questo caso, diventa inclusivo si trasforma nell’antidoto più forte che abbiamo per vincere qualsiasi tipo di discriminazione.