Accoglienza, 5 mila posti Sprar in più. La prima volta della Valle d’Aosta

Nei primi sei mesi del 2017 cento progetti in più per un totale di 1100. Hanno aderito 20 regioni su 20. Di Capua: “Abbiamo spiegato agli enti locali i benefici di una buona accoglienza”. Pantalone: “Obiettivo superare i grandi centri”.

Nei primi sei mesi del 2017 sono circa 5000 i posti in più per l’accoglienza dei richiedenti asilo nella rete Sprar. A sottolinearlo è Daniela Di Capua, direttrice del servizio centrale Sprar, parlando con i giornalisti a margine della presentazione oggi a Roma del Rapporto annuale del Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati. L’indagine, che prende in considerazione i posti messi a disposizione nel 2016 evidenzia già una tendenza all’aumento: lo scorso anno il numero dei migranti accolti con la rete Sprar è stato di 34.039 su un totale di 26.012 posti a disposizione. Nel 2015 i beneficiari sono stati 29.698 su un totale di 21.613.
Di Capua spiega che in media negli ultimi anni si sono registrate 8000 presenze in più rispetto al totale dei posti messi a disposizione nei progetti. E che anche per il 2017 la tendenza all’aumento sembra confermata sia per quanto riguarda gli enti locali già inseriti nella rete Sprar che per i nuovi soggetti che hanno deciso di aderire. “Nel 2017 siamo felici di annunciare che finalmente 20 regioni su 20 hanno deciso di far parte dello Sprar: per la prima volta anche la Valle d’Aosta, finora restia a presentare progetti per l’accoglienza dei migranti è entrata nella rete – sottolinea Di Capua – in totale i Comuni coinvolti sono 1.100, cento in più rispetto al 2016”. L’obiettivo, spiega, è quello di “far prevalere lo Sprar rispetto ad altre forma di accoglienza. Per questo il Servizio centrale, di concerto con il ministero dell’Interno, ha messo in moto una campagna di sensibilizzazione e informazione per spiegare agli enti locali quali sono i benefici della buona accoglienza. E vediamo già i primi risultati con un aumento dei posti nei primi mesi dell’anno”.
A convincere i sindaci sono state anche le nuove disposizione di partecipazione ai bandi Sprar, che prevedono anche la cosiddetta “clausola di salvaguardia”: la rassicurazione cioè da parte del ministero che laddove ci siano progetti Sprar non verranno aperti nuovi centri prefettizi. “Quello che vogliamo realizzare è un’accoglienza diffusa e di qualità – afferma Gerarda Pantalone, Capo dipartimento per le Libertà civili e l’immigrazione del ministero dell’Interno -. Un’accoglienza cioè che preveda un’equa distribuzione su tutto il territorio nazionale e dove ci sia una reale attenzione alla persona con servizi dedicati, che non riguardino solo il mangiare e il dormire”. Il ministero, spiega ancora Pantaleone, vuole “superare i grandi centri che non permettono di avere un’accoglienza degna. Spero che prima o poi la parola Cas (centro di accoglienza straordinaria, ndr) sparisca del tutto. Quello che stiamo facendo – aggiunge- è invitare i prefetti a condividere le difficoltà degli arrivi imprevisti con gli enti locali”.
Per Matteo Biffoni, sindaco di Prato e delegato Anci all’immigrazione: “lo Sprar è un’investimento di cittadinanza. Ormai siamo fuori dal discorso emergenziale, dobbiamo organizzarci se vogliamo realizzare davvero percorsi inclusivi – afferma -. Solo così potremo dare un’efficace risposta a chi specula su questi temi”. Sulla stessa scia anche Veronica Nicotra, segretaria generale dell’Anci . “Per un’accoglienza di qualità il protagonismo dei sindaci è essenziale – afferma – Per questo il nostro obiettivo è quello di fare un passo avanti: si può lavorare cercando soluzioni che vadano oltre l’emergenza e guardino al futuro. Il ministero dell’Interno ha agevolato questo percorso con il contributo ai comuni che accolgono. Ora il modello a cui dobbiamo tendere è quello di Bologna, dove è stato presentato un unico progetto ragionato per i Comuni dell’area metropolitana”. (ec)
Fonte Redattore Sociale

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