La Giornata mondiale del Lutto Perinatale non è soltanto l’occasione per far rivivere “i bambini di cielo”, persi durante la gravidanza o subito dopo il parto. E’ un modo, per le mamme ed i papà, di non disperdere il loro ricordo e di condividerlo, anche se fa male.
E’ soprattutto per le famiglie, che vivono un’esperienza così traumatica ed inaspettata, che la Giornata del “Babyloss” è stata istituita, con la consapevolezza che la ferita non sarà mai rimarginata, ma quantomeno non riprenderà a sanguinare, proprio perché il dolore, se tirato fuori, serve a poter ricominciare. Per diverse mamme – e diversi papà- il “re-inizio” è coinciso con l’incontro con altre persone, con altre mamme e altri papà, con i quali ritrovarsi con le proprie solitudini.
A fare da tramite le volontarie dell’associazione “Acquamarina” – da anni a sostegno della maternità – ed il gruppo di auto- mutuo- aiuto “Meteore”, nato al suo interno, con lo scopo di accogliere i genitori che vogliano mettere al servizio di altri il proprio dolore. Per Daniela, Marianna, Francesca, Valentina e Nando, dare testimonianza al folto pubblico del Musmi di Catanzaro, nell’incontro organizzato nel pomeriggio del 15 ottobre – e moderato dalla giornalista Benedetta Garofalo – è stato un atto di forza, coraggioso e terapeutico. Svelare pubblicamente la giostra di sentimenti che si alterna nel proprio cuore, alla notizia che il bambino tanto atteso non c’è più o non può sopravvivere al momento della nascita, non è da tutti, ma serve a chi lo fa e a chi lo ascolta. E’ doveroso nei confronti del bambino “di cielo”, che mai nessuno potrà dimenticare e sostituire, ma anche verso chi si ritroverà, purtroppo, a condividere la tragica esperienza ed ha urgente bisogno di supporto. Un aiuto reciproco che può essere davvero salvifico per chi, in maniera improvvisa, riserva tante aspettative nella nascita e ritorna a casa a mani vuote: ed è per questo che “Acquamarina”, assieme a “Meteore”, ha insistito sulla formazione degli operatori sanitari in ospedale, portando avanti un percorso al quale hanno aderito in centinaia, perché “quello che si comunica al momento della scoperta della morte del bambino, e come si comunica, è ciò che la mamma ed il papà ricorderanno per sempre”.
Lo ha ribadito la ginecologa Federica Visconti – mettendo in evidenza come la coppia viva, in quel preciso istante, un vero e proprio “shock cognitivo” che la porta solo a pensare “perché? Qual è la ragione?”, ignorando che nel 30% dei casi la ragione resterà sconosciuta. E le hanno fatto eco – assieme alla presidente dell’Ordine delle Ostetriche di Catanzaro, Crotone e Vibo Valentia, Maria Assunta Caligiuri – il dottore Alessandro Svelato, che ha insistito sull’opportunità di inserire la comunicazione come materia di studio, e la specializzanda Josephine Barrotta, che ha invece fatto una disamina sulle parole da dire e non dire. A volte il silenzio, una pacca sulla spalla, sono più rispettosi di tante frasi di circostanza che fanno solo del male ( come “puoi fare un altro figlio”, ignorando che ogni bambino è insostituibile). A volte non si comunica neanche alla coppia che il figlio può vederlo, abbracciarlo, può dargli un nome ed una degna sepoltura. Anzi, è consigliabile farlo, perché solo così, nel rispetto dei tempi di ciascuno, si può fare pace con il proprio dolore, come ha ben chiarito la psicologa Alessia Battista, prendendo la parola dopo la struggente lettura eseguita da Teresa Barbagallo Ritrovarsi tutti insieme, come avviene all’interno di “Meteore”, serve a non sentirsi soli e abbandonati, e a dare voce al pianto di questi bambini mai nati. L’onda di luce successiva è servita a stringersi attorno al cuore di lumini accesi a ricordo dei figli “di cielo”, ed a gridare al vento i loro nomi.
Presto anche lo spazio al cimitero – riservato alla loro sepoltura, finora rimasto anonimo – sarà restituito alle famiglie come un giardino, pieno di fiori e amore, grazie all’intervento di “Acquamarina” che ha avviato un’interlocuzione con il Comune, rappresentato per l’occasione dalla vicesindaca Giusy Iemma e dal presidente del Consiglio comunale, Gianmichele Bosco, che hanno dimostrato la loro vicinanza alla lodevole iniziativa, simboleggiata dall’illuminazione in rosa e in azzurro della statua del Cavatore. Attraverso la forma del “patto di collaborazione”, il cui regolamento è stato approvato dall’amministrazione comunale, ai volontari di “Acquamarina” ed alle famiglie di “Meteore” sarà consentito di prendersi cura delle loro piccole tombe. Un altro passo in avanti, per la presidente di “Acquamarina” Licia Aquino, verso la caduta del tabù che ha sempre riguardato il lutto perinatale, come se parlarne fosse una colpa o una vergogna.
Ufficio stampa CSV Calabria Centro