La paura più grande dell’adolescente è quella di non piacere agli altri. L’accettazione di sé dipende, quindi, dal gradimento che il mondo gli riserva: tutte le sue condotte a rischio (dipendenze, scarificazioni, vagabondaggio, tentativi di suicidio) traggono origine dalla ricerca esasperata di un consenso collettivo che nella maggior parte dei casi si risolvono col passare del tempo, a riprova dell’estrema delicatezza con la quale vanno affrontate le problematiche di chi non è più un bambino ma è ancora lontano dall’essere adulto.
C’è chi, come l’antropologo David Le Breton, professore di sociologia all’Università di Strasburgo, ha scritto anche un dizionario sull’età adolescenziale, puntualmente curato nell’edizione italiana da Pietro Grassi, docente di bioetica all’Apollinare e Pontificia Università della Santa Croce di Roma: entrambi, su invito del Coordinamento dei Centri di Servizio per il Volontariato della Calabria, del CSV della provincia di Catanzaro e dell’Avis regionale – ed alla presenza del prefetto di Catanzaro Luisa Latella, del presidente del Comitato di Gestione Lorenzo Di Napoli e del membro del consiglio direttivo del CSV di Catanzaro Caterina Iuliano – hanno dato un nome ai turbamenti tipici dell’età da un punto di vista sociologico. E lo hanno fatto rivolgendosi alla platea, composta da studenti del liceo classico “Galluppi”, del liceo scientifico “Siciliani” e dell’Istituto psico-pedagogico “De Nobili”, che ha affollato venerdì mattina la Sala Tricolore della Prefettura: a tratti distratti, altre volte con il cellulare in mano, i giovanissimi astanti si sono sentiti definire “fragili”, bisognosi di attenzioni e smaniosi di vivere, anche se sempre alla ricerca di tutte le soluzioni possibili per farsi del male. Ma è un volersi fare del male solo apparente, che in realtà cela il desiderio di farsi notare, di farsi aiutare e di farsi amare per quello che si è da parte degli adulti sempre più distratti.
Circondati da tanti idoli ma da pochi modelli, i giovani, dunque, vivono la propria solitudine interiore uniformandosi agli altri e mettendo da parte la propria unicità: del resto, oggi, in una società poco empatica e molto individualista, nessuno ha loro insegnato l’importanza del saper chiedere, del saper aspettare e saper tollerare le proprie frustrazioni.
Ufficio stampa CSV Catanzaro