Riceviamo e pubblichiamo
Una carezza può cambiare la vita. Una mano tesa che affonda nel buio può strappare dal cuore la disperazione senza via d’uscita, e diventare luce verso la salvezza, solo con la potenza della semplicità di un gesto di gentilezza.
Al Centro Calabrese di Solidarietà ETS la gentilezza si declina anche con il rigore e fermezza degli educatori che accolgono e affiancano quanti scelgono di lottare contro la propria dipendenza – da droga, da alcol, da gioco – perché la via della rinascita è in salita e piena d’ostacoli, ma da queste parti non si percorre mai in solitudine.
Anche quest’anno, il Centro calabrese di solidarietà Ets ha voluto vivere la “Giornata Mondiale Contro le Dipendenze” – che risale al 1987, ed è stata voluta dall’assemblea generale delle Nazioni Unite per ricordare l’obiettivo comune a tutti gli Stati membri di creare una comunità internazionale libera dalla droga – in maniera speciale.
Un momento intenso e commovente, che si ripete ogni anno con uguale emozione: è quello della “graduazione” durante il quale i ragazzi e le ragazze del Centro, ospiti della struttura di Villa Emilia, che hanno concluso il percorso terapeutico con esito positivo si presentano alle loro famiglie ed alla società per condividere la gioia e la soddisfazione di aver tagliato il traguardo del percorso che porta alla “rinascita”.
L’evento che si è svolto mercoledì pomeriggio nel Centro polivalente di via Fontana vecchia, presentato da Francesco Passafaro, è stato arricchito anche da un emozionante spettacolo a cura dei ragazzi e delle ragazze ospiti del Centro, guidati da Ilaria Badolato.
Gli educatori che li hanno seguiti consegnano una pergamena che riporta la filosofia del centro e la spilla con il logo del Centro calabrese di solidarietà, un promemoria per una realtà da cui non si sfugge
Con le parole scritte da Claudio Falbo, Francesco Passafaro ha ricordato che il tema di quest’anno, lanciato dalle Nazioni Unite, è Listen First – ascoltare bambini e giovani è il primo passo per aiutarli a crescere sani. Si tratta di un’iniziativa che mira a sostenere la prevenzione dell’abuso di droghe e a promuovere investimenti nel benessere di bambini e giovani, delle loro famiglie e comunità.
Le testimonianze dei quattro “ragazzi” – due dipendenti da droga e due da gioco d’azzardo – che hanno scelto di raccontare davanti a ospiti, familiari, volontari e operatori del Centro calabrese di solidarietà Ets come hanno ripreso in mano la propria vita, si spezzano in gola. Anche a chi ascolta. Sono storie di sofferenza e di abbandono, di silenzi, di ingiustizie che diventano rabbia inespressa, di paure mai confessate. Storie di solitudine che cercano un lieto fine. Questi quattro uomini hanno trovato un altro finale della propria storia in questo posto “alla periferia del mondo”, creando legami forti con i propri compagni e le proprie compagne di strada, e con gli operatori che li affiancano in una quotidianità complessa, tanto da diventare dei veri e propri angeli custodi, per sempre.
Nel silenzio della sala stracolma di persone e di amore, i ragazzi hanno raccontato come hanno lottato contro la dipendenza da droga, da alcol e da gioco d’azzardo. Percorsi più o meno lunghi, una media di due anni, qualcuno accidentato da qualche ricaduta. Qualcuno di loro al Centro nemmeno ci voleva entrare, ma lo hanno fatto spinti dalla determinazione di recuperare un rapporto con i propri affetti (la moglie, i figli, i genitori). E per ritrovare la propria dignità di persone che hanno ancora tanto da dare altri, anche solo un sorriso. In questo luogo dove le cadute diventano opportunità, assieme alla seconda occasione, i “graduati” hanno trovato il porto sicuro di una famiglia, di operatori e volontari che sono padri e madri, e nello stesso tempo figli, che scoprono ogni giorno il significato di parole importanti come “fidarsi” e “affidarsi”.
“Oggi è una giornata speciale per noi. È iniziata magnificamente questa mattina con le nostre graduazioni: questi momenti sono fondamentali perché ci danno il vero senso del nostro lavoro – ha detto la presidente Isolina Mantelli -. A volte sembra un compito titanico, come svuotare il mare con un cucchiaino, ma ci sono quei rari istanti in cui pochi individui possono trasformare radicalmente la propria vita. Cinque ragazzi che abbiamo seguito, che hanno risposto e hanno deciso di rialzarsi, di vivere una vita normale”.
“Ciò a cui assistiamo, e questo è ciò che conta veramente, sono queste profonde resurrezioni, queste incredibili trasformazioni. Avete visto i ragazzi che erano qui prima, che hanno recitato lo sketch precedente. Molti di loro sono stati in pena alternativa – ha detto ancora Mantelli -. Io vorrei vederli tutti, e non confinarli nelle carceri, dove la situazione peggiora. C’è un libro straordinario sull’epigenetica intitolato “Una carezza che cambia il DNA”, che dimostra come l’accoglienza possa portare a risultati che le punizioni e le misure repressive non riescono ad ottenere. Ogni giorno impariamo questo dal nostro lavoro: impariamo la capacità di risorgere e rinascere insieme ai nostri ospiti”, ha concluso la presidente Mantelli.