Il responsabile del settore Conservazione del Wwf Calabria: «Proprio nel periodo più delicato della costruzione del nido e dell’allevamento dei pulcini, si assiste ad orrende mutilazioni delle piante senza alcuna reale esigenza»
Prati e alberi coperti di fiori visitati da api, farfalle e altri insetti: cosa c’è di più bello e di più legato al ritorno della vita a primavera? Eppure questa fonte di stupore e di meraviglia che, da sempre, ha ispirato poeti e artisti e che dovrebbe far parte dei sentimenti di ciascuno di noi, in questa terra di Calabria sembra invece uno stimolo incontenibile alla distruzione e all’imbruttimento.
Troppo spesso in questo periodo si sentono o si vedono in azione motoseghe, cesoie e decespugliatori, con arbusti deturpati e alberi capitozzati o orrendamente mutilati senza nessuna reale esigenza, magari con la “giustificazione” che “tanto poi ricrescono” (sic!) o perché si è sempre fatto così. Non ho mai visto nessuno procurarsi una ferita, “perché tanto poi si rimargina”. Sarà perché gli alberi non gridano?
E questo avviene proprio nel periodo più delicato della costruzione del nido e l’allevamento dei pulcini di moltissime specie di uccelli, dai cardellini ai fringuelli, dai verzellini ai merli, dai verdoni alle capinere, alle tortore dal collare e ai colombacci, giusto per citare i più conosciuti. È come se le nostre abitazioni, con dentro dei bambini, venissero improvvisamente buttate giù da una ruspa.
Troppo spesso interi prati fioriti e colorati, dal bianco delle margheritine al giallo delle acetoselle, vengono tosati e falciati con mezzi meccanici fino a rendere tutto banalmente “ordinato” e uniforme. Per non parlare dell’abitudine, ormai inveterata, di eliminare la vegetazione ai bordi delle strade, lasciando però in bella vista tutta la spazzatura che si accumula di anno in anno, come se lo spettacolo indecoroso delle strisce infinite di bottiglie di plastica, cartacce e rifiuti di ogni genere fosse la cosa più normale del mondo anziché il simbolo di un diffuso senso di inciviltà e di disprezzo per la cosa pubblica.
Eppure i fiori di quei prati, di quei giardini pubblici, oltre a rappresentare un elemento estetico che dovrebbe ispirare un senso di armonia e, ripeto, di bellezza della natura che rinasce, rappresentano la vita per una miriade di insetti che, a loro volta, sono la base alimentare per quegli uccelli che devono allevare i propri piccoli proprio con insetti e ragni. Per non parlare dei rettili, come le lucertole, che a loro volta vengono predati da tante specie di uccelli e di mammiferi. Insomma, come ci insegna l’ecologia, se si distrugge la base della piramide alimentare costituita dalle piante, si danneggiano inevitabilmente tutti i livelli superiori della stessa, dai consumatori, come appunto quegli insetti che vivono a spese di parti delle piante (polline, nettare, foglie, legno ecc.), fino ai predatori che stanno al vertice.
Senza voler trascurare il ruolo importantissimo che molti insetti svolgono nell’impollinazione di piante utili all’uomo, e di cui le api domestiche non rappresentano che uno dei tantissimi esempi che si potrebbero elencare, parte di un universo straordinario di creature a sei zampe che i bambini, campioni di smanettamento di cellulari, di questo passo, non conosceranno mai, allontanandosi sempre di più da quella natura ormai destinata a diventare una parola astratta, proprio perché sconosciuta.
In molti casi poi quelle che per noi sono delle “erbacce” da eliminare a tutti costi con lame o con pesticidi (che avvelenano anche l’uomo) per gli insetti sono la vita.
L’appello ai lettori che hanno lo spazio adatto è quello di seminare fiori di campo e piantare alberi e arbusti che producono fiori che attirano insetti impollinatori; agli amministratori quello di impegnarsi maggiormente per rendere più verdi (e quindi più belle!) le proprie città, piantando alberi e siepi dovunque possibile e regolamentando in maniera adeguata la gestione del patrimonio esistente. A cominciare dal divieto di effettuare quelle “potature” drastiche che lasciano moncherini e “candelabri arborei” in una triste primavera, per loro senza foglie e senza fiori.
Fonte: ilVibonese