Come ogni anno, l’Anmil celebra la giornata internazionale della donna ponendo l’attenzione sui rischi e sui diritti violati legati all’esercizio di una professione specifica. Quest’anno la scelta è ricaduta sul difficile mondo delle giornaliste, ben 14.500 in Italia (pari al 41,4% del totale), contro i 20.500 uomini. Un mestiere che è in costante diminuzione per la precarietà di cui consta e per l’asimmetrica distribuzione per genere, che è il riflesso delle distorsioni che coinvolgono l’intero sistema produttivo e sociale nazionale e non già di specifici fattori settoriali.
La distribuzione dei giornalisti attivi in Italia per fasce di età mostra un graduale e costante invecchiamento della forza lavoro: nel 2000, più della metà dei giornalisti (53%) aveva meno di 40 anni, mentre oggigiorno tale quota è scesa a circa un terzo (34%). Si evidenzia inoltre una prevalenza della classe di età intermedia (41–50 anni), che rappresenta il 31% del totale, dato che è rimasto sostanzialmente costante nel corso del tempo (era pari al 30% nel 2000). In definitiva, il giornalismo italiano, a causa di un ricambio generazionale totalmente inadeguato che lascia poco spazio ai giovani, è passato dall’essere una professione sostanzialmente giovane, in cui oltre la metà dei giornalisti aveva meno di 40 anni, a un’attività svolta da personale più maturo in cui gran parte ha più di 50 anni.
Di questo e dei vari aspetti legati alla professione giornalistica, disciplinata dalla legge 69/63, se ne discuterà nel corso dell’incontro organizzato dalla sezione provinciale dell’Anmil, mercoledì 7 marzo, alle ore 10, nella Sala Giunta dell’Amministrazione Provinciale.