Riceviamo e pubblichiamo
Il fermo amministrativo di 20 gg e la sanzione comminata alla nave della ONG Humanity 1, che ha salvato nel Mediterraneo 200 persone, è la più macabra delle beffe. Quello stesso Stato che ha omesso di soccorrere l’imbarcazione naufragata lo scorso 24 febbraio nelle acque di Steccato di Cutro, compie l’ennesimo atto contro il diritto internazionale che impone la prioritaria salvaguardia della vita umana, e trattiene in porto una nave della flotta civile impedendole di tornare in mare a salvare vite.
Le operazioni Sar condotte dalle navi dello ONG sono, ad oggi, l’unico mezzo per impedire stragi nel Mediterraneo ed è impensabile che uno Stato come l’Italia non solo non si assuma la responsabilità delle proprie omissioni di soccorso ma, peggio, lavori e porti avanti politiche ostruzionistiche per impedire anche alla flotta civile di salvare vite nel Mediterraneo.
In modo costante ed uniforme i Tribunali italiani hanno dimostrato come la guardia costiera libica non operi per il rispetto del diritto internazionale, pertanto non può trovare spazio nel nostro ordinamento alcuna norma che imponga di lasciar morire le persone in mare o riconsegnarle alla guardia costiera libica per farle torturare e uccidere nei campi di detenzione. La Libia non è un Paese sicuro e questo è un dato inattaccabile che è stato accertato da anche troppe sentenze; la guardia costiera libica non ha potere di esercitare alcuna sovranità nella zona SAR libica e nessun capitano può essere obbligato a consegnare ai libici i naufraghi. L’unica norma che ha reale cogenza è la convenzione SAR di Amburgo sulla salvaguardia della vita in mare, la convenzione UNCLOS di Montego Bay sul diritto del mare e la convenzione SOLAS sulla sicurezza della vita in mare. Norme a cui l’Italia è vincolata ed obbligata ad uniformarsi.
Bloccare con escamotage amministrativi le navi della flotta civile è solo l’ennesimo atto criminale di un Governo che ha scelto di lasciare morire le persone e che non ha neanche il coraggio di assumersene la responsabilità politica e penale. Così, mentre nel Tribunale di Crotone si celebra il processo per la strage di Cutro contro i presunti scafisti ed il Ministero degli Interni si costituisce parte civile pur essendo esattamente il responsabile della mancata attivazione dell’operazione di ricerca e soccorso quella notte, la nave Humanity 1 che le vite in mare le salva resta costretta in porto. Così non c’è limite alla vergogna.