Riceviamo e pubblichiamo
Se la proposta del Presidente Occhiuto sui migranti poteva sembrare uno strafalcione demagogico, il fatto che consiglieri della sua maggioranza la riprendano e la integrino, quasi a farla diventare un argomento serio di analisi politica della gestione del fenomeno migratorio, è intollerabile.
Così l’intervento di qualche giorno fa del consigliere regionale Talerico non può essere considerato un errore grossolano ma il tentativo – chirurgico – di costruire una narrazione in cui la colpa è sempre degli altri e la priorità riconosciuta alla dimensione economica viene fatta passare per integrazione.
Se oggi viviamo un sistema di accoglienza incapace di rispondere ai reali bisogni delle persone che in Italia richiedono asilo è solo grazie agli interventi della destra che ha smantellato il sistema SPRAR e lo ha sostituito con improbabili sistemi a circuito chiuso dai quali sono rimaste escluse migliaia di persone costrette in strada, in ghetti, in tendopoli, facili prede della criminalità e dello sfruttamento. Dai decreti sicurezza voluti dalla Lega nel 2018 al decreto Cutro del governo Meloni, fino ad arrivare alle circolari del ministro Piantedosi con cui si creano nuovi e controversi sistemi per abbandonare in strada persone attualmente ospitate nei centri di accoglienza, il leitmotiv della coalizione politica del presidente Occhiuto e dello stesso Talerico è stato quello di strumentalizzare l’emergenza sociale, se così si può definire, per poi poter urlare all’invasione ed alla insicurezza.
E se entrambi oggi si dicono orientati ed a favore di un sistema diffuso di accoglienza e di un modello che possa generare integrazione, non resta che suggerire ad entrambi di riferirlo al governo, chiedendo espressamente di abbandonare il sistema attualmente basato su un modello straordinario ed emergenziale. Lo dicano al ministro Piantedosi che invece pare voglia escludere i richiedenti asilo dal sistema di accoglienza ordinario dei SAI, dove i programmi di integrazione sono parte integrante delle attività e dei servizi per i beneficiari, a favore dei CAS, centri straordinari che le Prefetture fanno gestire a privati e che prevedono servizi ridotti per le persone accolte e nessuna prospettiva di integrazione.
Chi arriva in Italia ed in Europa per richiedere asilo sono persone a cui vengono negati i diritti fondamentali e di certo la risposta di un Paese civile non può essere un sistema di accoglienza “respingente” né il trasformare le persone in “misure di sostegno” o manodopera a basso costo per favorire la crescita del pil.
L’idea di gestione dei flussi migratori che viene fuori dalle recenti dichiarazioni di Occhiuto e Talerico non solo non tiene conto delle condizioni di vulnerabilità di chi è costretto a scappare dal proprio Paese e non disegna un modello in cui i diritti delle persone devono essere considerati la priorità rispetto alle esigenze del mercato ma vorrebbe utilizzare condizioni di fragilità e vulnerabilità estrema come quelle dei minori non accompagnati come strumento di assistenza economica alle famiglie, trasformando dei ragazzi con specifiche esigenze in un mero sussidio sociale.
Ancora una volta quella che manca è la capacità di rispondere ai bisogni delle persone con proposte credibili, che prevedano il riconoscimento dei diritti e che non rappresentino i migranti come merce di scambio in una guerra tra poveri capace solo di alimentare il disagio sociale, frutto di scelte politiche inadeguate.
La Calabria, i cittadini calabresi ed i cittadini stranieri che la abitano, i richiedenti asilo che portano le loro speranze sulle nostre coste hanno bisogno di vedersi garantito il diritto alla salute, condizioni dignitose di vita e di lavoro, il diritto alla mobilità, hanno bisogno di politiche sociali pubbliche e non subappaltate agli interessi privati.
Il governo regionale si preoccupi di affermare i diritti fondamentali per tutti, si preoccupi di ciò che serve davvero.
Il Presidente Filippo Sestito
La Responsabile Immigrazione Francesca Pesce