Riceviamo e pubblichiamo
Si è svolta venerdì 6 ottobre 2023, presso l’azienda agricola, fattoria sociale e didattica di Lamezia Terme Apicoltura Miceli la prima giornata di “Intrecciando”: laboratori organizzati dall’ “Associazione Comunità di Volontariato SS. Pietro e Paolo di Lamezia Terme, nell’ambito del progetto “La Terra Cura”, finanziato con il fondo “per il finanziamento di iniziative e progetti di rilevanza locale ai sensi degli ARTT. 72 e 73 del decreto legislativo 3 luglio 2017, n.117”.
Guidati dai mastri cestai i partecipanti hanno potuto apprendere la prima fase della realizzazione del cesto tipico lametino relativa all’intreccio del fondo. Tra gli obiettivi del progetto il recupero delle tradizioni locali, delle tecniche artigianali che vanno scomparendo. Sono stati spiegati e mostrati gli strumenti da lavoro e i materiali; partendo dalla creazione della croce alla base del cesto attraverso l’uso dei piedi sul salice, come si faceva un tempo al fiume, ogni partecipante ha potuto, pian piano, dar forma al proprio contenitore ecologico. Nei prossimi laboratori, saranno cinque in tutto, s’apprenderà l’uso della canna per proseguire il lavoro. Ognuno riprenderà lo “scheletro” del proprio cestino, appositamente conservato sott’acqua per il proseguo, per intrecciarne le pareti e la chiusura.
E così t’accorgi che è davvero un’arte quella dei nostri nonni. Che non è per nulla facile e che è un dono speciale da cogliere e tramandare. Che sono speciali soprattutto quei consigli e quegli incontri, quelle mani che si toccano, che si fermano, che si ascoltano in un mondo che corre veloce. A volte è importante più il percorso che il risultato. Crescere assieme, confrontarsi, apprendere detti e termini di un tempo. Parole spesso brevi ma colmi di saggezza, spunti utilissimi anche oggi che spesso non riusciamo a capirci pur comunicando moltissimo.
C’è molta richiesta nel mondo di “panari”. Sono apprezzatissimi da tanti, per moda o utilità, solo che non ce ne rendiamo conto perché noi per primi li abbiamo snobbati e abbandonati in qualche cantina per sostituirli con la plastica. Altre regioni d’Italia, come le cugine Puglia e Sicilia, da anni hanno ripreso a intrecciare o non si sono mai fermate, portando avanti la tipicità dei loro cesti. “U siattu alla nicastrisi” pare in via d’estinzione!
Tra i problemi di questo mestiere la difficoltà nella reperibilità delle materie prime a livello locale. L’assurdo è che, abbandonando, nel corso degli anni, l’attività, abbiamo lasciato, ad esempio, far crescere troppo i salici rendendoli inutilizzabili nell’immediato. Pochi li coltivano ancora e quasi sempre chi lavora sui cestini è costretto a rifornirsi al nord o addirittura da aziende straniere. Obiettivo e augurio che si possa creare un circuito di persone appassionate, pronte ad apprendere, a riproporre, a coltivare terra e passioni. Nel mezzo c’è il guadagno più grande: l’abbraccio dalla natura, l’intreccio più importante con potere curativo e con scarsissime controindicazioni. Riaprire e riabilitare la mente, cosa che difficilmente può avvenire in ambienti vuoti e sterili.