Caporalato: c'è la legge

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La Camera ha approvato in via definitiva la nuova legge contro il caporalato, voluta dal ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina. Dopo l’approvazione al Senato dello scorso agosto (con 190 voti favorevoli, nessun contrario e 32 astenuti), Montecitorio ha dato l’ok alle norme che prevedono il carcere fino a sei anni per chi sfrutta i lavoratori dell’agricoltura con 346 voti a favore (Pd, Si, M5s, Fdi, Socialisti, Ap) e nessun contrario. Si sono astenuti i deputati di Forza Italia e della Lega.

La responsabilità del datore di lavoro. Il provvedimento riscrive la norma precedente indicando un inasprimento delle pene, la responsabilità del datore di lavoro, il controllo giudiziario sull’azienda che consentirà di non interrompere l’attività agricola e la semplificazione degli indici di sfruttamento. Vengono inoltre inserite disposizioni sulla Rete del lavoro agricolo di qualità e un piano di interventi a sostegno dei lavoratori che svolgono attività stagionale di raccolta dei prodotti agricoli.

Si stabiliscono la confisca dei beni come avviene con le organizzazioni criminali mafiose, l’arresto in flagranza, l’estensione della responsabilità degli enti. In Senato è stato introdotto l’allargamento del reato anche attraverso l’eliminazione della violenza come elemento necessario e che rendeva più complessa l’applicazione effettiva della norma.

Le pene. Prevista la pena della reclusione da uno a sei anni per l’intermediario e per il datore di lavoro che sfrutti i lavoratori, approfittando del loro stato di bisogno. Se poi i fatti sono commessi mediante violenza e minaccia, la pena aumenta da cinque a otto anni ed è previsto l’arresto in flagranza. Le nuove norme individuano come indice di sfruttamento “la corresponsione ripetuta di retribuzioni difformi dai contratti collettivi e la violazione delle norme sull’orario di lavoro e sui periodi di riposo”, in pratica salari troppo bassi e straordinari non pagati. Altri parametri presi in considerazione per indicare lo sfruttamento sono le violazioni delle regole per la sicurezza nei luoghi di lavoro, la sottoposizione a metodi di sorveglianza e anche le situazioni in cui i lavoratori sfruttati vengono alloggiati.

Indennizzi per le vittime. Per la prima volta si decide di estendere le finalità del Fondo antitratta anche alle vittime del delitto di caporalato, questo perché le situazioni delle vittime del caporalato e delle vittime della tratta sono ritenute simili e spesso le stesse persone sfruttate nei lavori agricoli sono reclutate usando i mezzi illeciti tipici della tratta di esseri umani.

Il ministro: “Sulla dignità non si tratta”. Il ministro Martina ha commentato a caldo l’approvazione della legge: “Lo Stato risponde in maniera netta e unita contro il caporalato con questa nuova legge attesa da almeno cinque anni. Ora abbiamo più strumenti utili per continuare una battaglia che deve essere quotidiana, perché sulla dignità delle persone non si tratta. E l’agricoltura si è messa alla testa di questo cambiamento, ha aggiunto, che serve anche a isolare chi sfrutta e salvaguardare le migliaia di aziende in regola che subiscono una ingiusta concorrenza sleale. È ancora più importante averla approvata oggi che la campagna agrumicola è alle porte.
Ringrazio i parlamentari che hanno dato il loro contributo a raggiungere questo risultato. C’è tanto lavoro da fare e una legge da sola non basta, ma le direzione che abbiamo tracciato è inequivocabile. Dobbiamo lavorare uniti per non avere mai più schiavi nei campi”.

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