CATANZARO -Ospedale, le linee-guida del commissario: il Pugliese non può lasciare il centro città Le associazioni: «Una sanità normale? Forse tra vent’anni»

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Ospedale, le linee-guida del commissario: il Pugliese non può lasciare il centro cittàLe associazioni: «Una sanità normale? Forse tra vent’anni»

Zuccatelli fissa i paletti sulla fusione (ancora teorica) con l’Aou Mater Domini «Ho visitato il policlinico, l’ho trovato costruito praticamente in un deserto»
Nelle intenzioni del manager c’è solo un’unificazione dal punto di vista contabile e tecnico Chiediamo al ministro di convocare una riunione sulla drammatica situazione in cui versa la sanità in questa regioneAssociazioni private sanità

Luana Costa

Non può esercitare funzioni in materia urbanistica ma certamente ha pieno potere decisionale sull’integrazione e su tutto ciò che ne consegue. E la visione che attualmente guida il nuovo commissario dell’ospedale e del policlinico, Giuseppe Zuccatelli, in parte collima con l’Abramo-pensiero, almeno quello che portò il primo cittadino nella passata consiliatura ad assumere una dura presa di posizione difendendo la centralità del Pugliese contro il rischio definitivo di desertificare la città. E Zuccatelli con un vasto bagaglio sanitario ma forte anche di un’esperienza amministrativa al Comune di Ferrara non minimizza l’impatto che lo spostamento a Germaneto del presidio sanitario potrebbe determinare per l’economia già asfittica del centro cittadino. Una buona notizia per i commercianti della zona, sempre contrari al trasferimento del nosocomio in altro luogo, ma soprattutto per gli “ospedalieri” che almeno per ora potranno tirare un sospiro di sollievo rimandando a data da destinarsi l’appuntamento con l’accorpamento o fusione che sia. «Se in passato sono stati commessi errori urbanistici, io non permetterò che questi si ripetano» spiega il commissario Zuccatelli, in città da poche settimane ma dimostrando di possedere un quadro assolutamente chiaro su ogni implicazione della costituenda azienda unica. «Ho visitato il policlinico – commenta – e l’ho trovato molto distante dal centro e costruito in un deserto». Sono affermazioni che troverebbero d’accordo la metà degli studenti universitari, sempre alle prese con una mobilità sfilacciata e disorganica. La censura alle scelte urbanistiche di Palazzo De Nobili arriva per mano di un commissario sanitario che, seppur distante dalla fede politica della maggioranza consiliare, assume la difesa del centro storico, finora più invocata che praticata.

L’ospedale Pugliese, insomma, rimarrà nella sua attuale posizione scongiurando il rischio “fagocitamento” da parte del policlinico che tante perplessità aveva aperto in passato sul fronte integrazione. «Per portare a termine l’accorpamento completo dei due presidi saranno necessari anni» chiarisce il commissario, da qui l’obiettivo a più facile portata di intraprendere la strada di una integrazione solo funzionale, per ora.

L’unificazione delle due strutture sanitarie, nelle intenzioni del commissario, riguarderà solo gli assetti amministrativi, tecnici, contabili. L’obiettivo è riuscire ad organizzare un solo vertice gestionale per le due aziende compreso anche di un’unica farmacia, che certamente produrrà notevoli risparmi. La partita, invece, del taglio dell’unità operative “duplicato” è solo rimandata. Intenzioni che dovranno però concretizzarsi in atti se non altro per non rischiare di perdere i finanziamenti utili alla costruzione del nuovo ospedale, accessibili solo a patto di portare a termine l’integrazione. Alla Cittadella la “pratica” langue in attesa dell’approvazione della nuova legge regionale, dopo l’impugnativa del precedente testo normativo da parte del Governo che aveva sollevato questioni di legittimità costituzionale. L’iter per poter accedere al finanziamento previsto nell’ambito dell’edilizia sanitaria è, infatti, ancora lungo e coinvolge più attori, oltre ovviamente al commissario delle due aziende cittadine e al rettore dell’università Magna Grecia Giovanbattista De Sarro, l’ultima parola spetterà però al commissario ad acta Saverio Cotticelli. Ci si dovrà, insomma, tornare a riunire attorno ad un tavolo per trovare una linea condivisa e sulla base di questa redigere l’atto dell’Azienda unica e procedere poi alla stipula del protocollo d’intesa con l’università. Tutti passaggi che preludono alla firma del decreto commissariale in cui si dovrà prevedere la dotazione di posti letto e organica della nuova azienda unificata.

Allegato:

Chiedono un incontro al ministro della Salute Roberto Speranza e pressano la Regione affinché chieda allo responsabile dello stesso dicastero di fissare «con urgenza un tavolo tecnico per discutere della drammatica situazione della sanità calabrese». Sono le richieste avanzate ieri, nel corso di una conferenza stampa, da Unindustria-sezione Sanità, Uneba, Aiop, Anaste, Aris, Agidae e Crea. Le associazioni di categoria, in primo luogo, hanno rilevato che «il Governo non aumenta i fondi per l’assistenza territoriale in Calabria, rendendo impossibile il compito ai commissari per il Piano di rientro. Per il 2020 i commissari sono riusciti a trovare circa 1,5 milioni in più rispetto all’anno precedente, da destinare all’assistenza territoriale. L’importo però – hanno aggiunto Unindustria Sanità, Uneba, Aiop, Anaste, Aris, Agidae, Crea – è insufficiente a coprire il costo di tutte le prestazioni accreditate ritenute necessarie per garantire i livelli essenziali di assistenza. Purtroppo, però, non si fa nulla per migliorare la situazione e per acquistare realmente tutte le prestazioni accreditate».

Unindustria Sanità, Uneba, Aiop, Anaste, Aris, Agidae, Crea hanno poi osservato che «il Comitato Lea richiama la Regione ad aumentare le prestazioni attualmente accreditate, ritenendole insufficienti al fabbisogno della popolazione. Servirebbe una copertura aggiuntiva di circa 20 milioni per acquistare tutte le prestazioni realmente accreditate. Mentre per garantire realmente i Lea occorrerebbe un aumento del numero di prestazioni accreditate e un aumento delle risorse economiche di circa 80 milioni. Attualmente, però, commissari non riescono a trovare il modo di migliorare la situazione nonostante il fondo sanitario valga oltre 3 miliardi». Secondo le associazioni «nei prossimi giorni verrà approvato il nuovo fabbisogno territoriale che prevederà tutte le prestazioni secondo le direttive dei ministeri, quindi aumenterà l’attuale offerta, ma solo sulla carta: verranno aumentate le prestazioni accreditate ma quelle convenzionate resteranno sempre le stesse, e la Calabria rimarrà sempre agli ultimi posti nel garantire i Lea. Senza la necessaria copertura economica l’atto, però, non porterà alcun miglioramento concreto. Il fabbisogno territoriale stimato dagli stessi commissari ha portato al rilascio di una serie di accreditamenti di erogatori privati. Questi, però, non riescono a trovare la dovuta copertura economica nei budget annualmente assegnati alle Aziende sanitarie che, quindi, sono costrette ad acquistare molte meno prestazioni rispetto a quelle che effettivamente richiedono ed autorizzano. Così procedendo la Calabria riuscirà, forse, a rispettare i Lea tra circa 20 anni. La conseguenza di ciò sono le lunghe liste di attesa per accedere ai servizi, l’abolizione del diritto di scelta del paziente, interminabili contenziosi tra erogatori e aziende sanitarie che non pagano le prestazioni richieste».

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