Il manifesto per le comunità educanti calabresi: un patto per l'Italia intera

fedeli

La Calabria è il fanalino di coda tra le regioni italiane che annoverano la povertà educativa tra le cause scatenanti di altri drammi sociali. Ma è anche la prima a dotarsi di un piano di contrasto con la partecipazione attiva del mondo della scuola e dell’associazionismo, dell’ente regionale e degli stessi studenti coinvolti nella redazione di un patto programmatico. Per la presentazione ufficiale del manifesto finalizzato alla sperimentazione di forme educative di comunità educanti sul territorio, avvenuta giovedì presso il liceo psicopedagogico “Fermi” del quartiere Lido di Catanzaro, è intervenuto addirittura il ministro della Pubblica Istruzione, Valeria Fedeli: “Il sistema che avete elaborato in realtà può essere una buona pratica per tutta l’Italia – ha affermato – Quello che state realizzando qui corrisponde perfettamente a quanto si sta predisponendo a livello europeo per restituire centralità al valore educativo della scuola. E vorrei che venisse esposto anche al Ministero”. D’altronde, è un manifesto che fa della costruzione di una stabile rete di rapporti tra le comunità educanti dei territori, del potenziamento di un sistema educativo di tipo integrato, della previsione di esperienze di seconda opportunità per chi è fuoriuscito, precocemente, dal sistema di istruzione- formazione, e della promozione della convivenza civile, della partecipazione allo sviluppo locale e della cultura della legalità, i suoi punti di forza.

Ed è un manifesto di cui i dirigenti scolastici, venuti da ogni parte della Calabria, e per voce di Luigi Macrì, preside del “Fermi”, vanno fieri, perché è il risultato di energie umane e professionali che hanno deciso di mettersi insieme per contrastare la piaga della dispersione scolastica, e che ha trovato il plauso dell’Ufficio Scolastico Regionale, rappresentato dal direttore Diego Bouchè, di Francesco Mollace, portavoce nazionale di “Crescere al Sud”, tra i promotori dell’iniziativa, di Ludovico Albert, presidente della Fondazione Compagnia S. Paolo, e di Raffaela Milano, direttore del Programma Italia-Europa di “Save the Children”. Quest’ultima, in particolare, ha posto l’accento su alcune condizioni imprescindibili per creare un’alleanza educativa: tra queste, l’abbattimento degli “steccati” che dividono la scuola dal territorio; la concentrazione delle risorse sui bisogni effettivi degli studenti, anziché su bandi e progetti che disperdono in maniera eccessiva le energie, ed il coinvolgimento diretto dei ragazzi, i quali, più vengono invogliati ad appartenere ad una comunità, meno abbandonano gli studi con il passare degli anni. Sono gli stessi studenti, riuniti nelle varie Consulte, a richiederlo (hanno preso la parola, infatti, i giovani Marina Granata e Jacopo Marino), ed anche l’assessore regionale al ramo, Federica Roccisano, ha insistito sull’inarrestabilità di un processo che “cammina” sulle gambe di tutti, perché tutti hanno concorso a realizzarlo. I protocolli per l’alternanza scuola- lavoro, sottoscritti sia con l’USR che con i Centri di Servizio al Volontariato calabresi, vanno nella direzione dell’offerta di diverse alternative agli studenti, sia dal punto di vista formativo e di arricchimento professionale che di crescita sul piano personale.
Ciò non toglie che le problematiche da affrontare siano tante, a livello strutturale – molti istituti scolastici calabresi, come ha fatto notare il Garante regionale per l’Infanzia e l’Adolescenza Antonio Marziale, sono al limite dell’agibilità – e di contenuto dei programmi, che non tengono conto dei nuovi pericoli derivanti dall’uso eccessivo del web e da un processo di sessualizzazione precoce e senza controllo tra i giovanissimi. Forse sarebbe opportuno, secondo Marziale, inserire tra le materie scolastiche a pieno titolo l’educazione ai media e l’educazione sessuale. Ed anche il ministro Fedeli, a conclusione dell’incontro molto partecipato, ha invitato i sottoscrittori del patto programmatico ad apporre un correttivo alla pratica che si intende sperimentare in raccordo con i vari “attori” del sistema: quello di includere tra i soggetti coinvolti la famiglia, in modo da evitare agli studenti di incorrere nella dicotomia tra ciò che imparano e scuola e ciò che invece trovano a casa.

Ufficio stampa CSV Catanzaro

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