Concluso il progetto “Libellula” del Centro Calabrese di solidarietà nella Casa Rifugio “Mondo Rosa”

La libellula è un simbolo araldico di gioia e contentezza, di amore, di speranza e di cambiamento, cambiamento come realizzazione del sé. Porta in sé lo spirito della trasformazione. Quando la vita di una donna, e dei figli e delle figlie che rappresentano il nucleo centrale della propria esistenza, viene stravolta dalla violenza perpetrata soprattutto tra le mura domestiche, rimuovere tutti quegli ostacoli che si frappongono alla concreta possibilità di recupero dell’autonomia psicologica, sociale ed economica delle donne- e che terminano il percorso di fuoriuscita dalla violenza – diventa una occasione di rinascita e di “trasformazione”.

E’ questo lo spirito del progetto del Centro Calabrese di Solidarietà denominato “Libellula” che si è svolto nella Casa rifugio-Centro Anti violenza “Mondo Rosa” con l’intento prioritario di restituire dignità e consapevolezza di sé alle donne maltrattate e vittime di violenza e ai figli.

“Mondo Rosa” è un luogo sicuro dove le donne possono abitare in autonomia, continuando le proprie attività quotidiane, ripensare e riprogettare la propria vita, per riconquistare la propria autostima, spesso indebolita dal vissuto di violenza e porre le basi per una vita indipendente e autonoma.

Quello vissuto nell’ambito del progetto “Libellula” è stato un anno intenso, concluso lo scorso 31 marzo, che ha visto una serie di attività finalizzate a perseguire il rafforzamento dei servizi integrati di accoglienza, presa in carico, sostegno psicologico e orientamento lavorativo per donne vittime di violenza ospiti della Casa Rifugio, puntando a rimuovere tutti quegli ostacoli che si frappongono alla concreta possibilità di recupero dell’autonomia psicologica, sociale ed economica delle donne che terminano il percorso di fuoriuscita dalla violenza.

I servizi previsti dal Progetto, già offerti dalla struttura, sono stati suddivisi in due macro-aree: accoglienza e ospitalità in protezione ed emergenza a donne vittime di violenza con o senza figli minori (per un totale di 10 posti letto). Garantito anche il sostegno e l’accompagnamento ai minori  vittime di violenza assistita, mediante laboratori ludico-educativi e di sostegno scolastico per i minori vittima di violenza assistita. Durante la permanenza nella “Casa Rifugio” ai minori sono stati garantiti interventi di sostegno emotivo a lungo termine, cure mediche, collaborazione con le autorità scolastiche, con i servizi di tutela all’infanzia e sostegno alle madri per quanto concerne l’educazione dei figli.

Il cuore del progetto, quindi, è stato rappresentato da tutte quelle attività finalizzate a consentire una rapida emancipazione dalla spirale della violenza in cui sono stati inghiottiti i bambini e le bambine approdati nella Casa Rifugio con le mamme, utilizzando strumenti ed interventi psico-sociali e pedagogici definiti dalle caratteristiche dei minori e della matrice della violenza subita, quali: spazio-gioco per attività ludico-educative quali lettura di racconti e favole, giochi di gruppo. “Mondo Rosa” è diventato uno “spazio sicuro” nel quale poter sperimentare la propria volontà, dove sono stati incoraggiati a “comunicare” i loro stati d’animo, le loro paure, le loro percezioni: attività, queste, che hanno rappresentato un valido sostegno all’elaborazione del trauma della violenza assistita.

Il progetto “Libellula” ha rappresentato anche una fondamentale occasione per la mission della Casa Rifugio all’interno del territorio regionale. “Oltre a garantire concreto sostegno ed accoglienza alle donne vittime di violenza ed ai loro figli, “Mondo Rosa” ricopre un importante funzione di “catalizzatore” sociale, partecipando quotidianamente allo sviluppo di politiche integrate, di un team multidisciplinare e multiprofessionale, di un dibattito in merito alia fenomenologia della violenza in tutte le sue forme e conseguenze – spiegano le referenti del progetto -. E dunque importante “sfruttare” questo ruolo per sensibilizzare la comunità sul tema della violenza di genere, mediante metodologie innovative di diffusione dei risultati”.

Liberiamo la libellula, quindi, per sviluppare una coscienza collettiva per Costruire ed affermare una cultura contro la violenza perpetrata contro le donne.

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