Deposito costiero di gas naturale Veto delle associazioni
Laura Leonardi
Crotone
«La nostra città non può continuare ad essere terra di conquista per imprenditori e progetti rifiutati altrove e spacciati qui come la salvezza del nostro tempo».
Con queste parole trentaquattro associazioni che operano nel territorio, tra le quali ci sono anche Italia Nostra, Gruppo Archeologico Krotoniate, Wwf e Arci, hanno detto il loro secco “no” alla proposta progettuale della Ionio Fuel per la costruzione di un deposito costiero per il Gnl (Gas Naturale Liquefatto) che dovrebbe essere realizzato nella zona industriale Corap di Crotone.
Per i portavoce delle trentaaquattro sigle, molte delle quali in prima linea nelle battaglie ambientali, si tratterebbe dell’ennesima operazione che porterebbe vantaggi per gli imprenditori e danni invece al territorio: «In una città abbandonata – si legge ancora nella nota stampa delle associazioni – sul piano infrastrutturale, con un porto abbandonato a se stesso, senza collegamenti ferroviari e viari degni di un Paese civile, siamo costretti ad assistere all’ennesima millantata opportunità di posti di lavoro e sviluppo che, invece, nasconde rischi enormi per la salute e per le attività produttive esistenti».
La costa crotonese è caratterizzata da specificità importanti di carattere ambientale ma anche paesaggistico e archeologico. Da qui la contrarietà al progetto di realizzare il deposito costiero di gas naturale.
«Ogni gasiera di Gnl – scrivono nella nota – consuma 100 tonnellate di carburante al giorno e produce emissioni più nocive di quelle provenienti dalle centrali termiche attualmente in uso». Per i firmatari del documento l’impianto progettato potrebbe arrecare ingenti danni all’Aerea Marina Protetta, ad esempio.
«Abbiamo contrastato nettamente ogni tentativo di saccheggiare quel poco che resta in questo territorio e continueremo a farlo con forza. Abbiamo contrastato lo scempio del progetto Europaradiso che avrebbe sventrato una riserva naturale importante, non permetteremo a chi ci governa di svenderci ancora una volta per un pugno di noccioline» concludono poi le associazioni.