I dati del censimento di CSVnet sui 219 progetti realizzati dai centri di servizio nell’ultimo anno scolastico in 1.800 istituti italiani: coinvolti 4.700 insegnanti e 3.400 associazioni non profit. Con buoni risultati e qualche problema di convivenza.
Sono 219 i progetti di volontariato realizzati dai Csv nelle scuole, con il coinvolgimento di quasi 1.800 istituti (primari e secondari di primo e secondo grado), oltre 118 mila studenti, 4.741 insegnanti e 3.429 istituzioni non profit.
È quanto emerge da “A lezione di volontariato. I progetti dei Csv per gli studenti italiani” il primo censimento realizzato da CSVnet – l’associazione nazionale dei centri di servizio – sull’intera mole di esperienze legate alla promozione del volontariato fra i giovani, ambito che fin dalla loro nascita ha visto i Csv protagonisti nel costruire collaborazioni fra il mondo della scuola e quello della solidarietà.
La rilevazione prende in esame le iniziative attive nell’anno scolastico 2018- 2019, evidenziando i soggetti coinvolti, i temi affrontati, i punti di forza e gli elementi innovativi, ma anche i problemi e, dove possibile, le cause.
L’indagine ha coinvolto tutti i 62 Csv soci di CSVnet attivi a fine 2018 (è in corso una riorganizzazione territoriale che li ridurrà a 49 entro il 2020). Oltre un terzo dei progetti (81 su 219) è stato avviato negli ultimi due anni scolastici, mentre sono 86 le attività realizzate da almeno 5 anni, a dimostrazione di quanto queste iniziative siano capaci di creare relazioni stabili e sistematiche con le organizzazioni nei contesti educativi.
I protagonisti
Secondo il rapporto oltre il 15 per cento delle scuole secondarie superiori italiane hanno partecipato alle attività censite e i ragazzi che frequentano questo ciclo di studi risultano quindi i più impegnati (quasi 79.500). Rilevante anche il numero di scuole primarie (290) e secondarie (326) raggiunte, protagoniste di percorsi precoci di promozione e sensibilizzazione alla solidarietà e al rispetto degli altri.
Fra gli enti di terzo settore circa 2.500 sono organizzazioni di volontariato (il 73 per cento), che lavorano in rete nella maggior parte dei progetti – seguite da oltre 500 associazioni di promozione sociale. Eterogenea anche la platea dei soggetti che non appartengono al terzo settore: uffici scolastici regionali, comuni e realtà legate all’area delle pene riparative (ad esempio gli uffici di esecuzione penale esterna). Nell’82 per cento delle schede compilate i Csv hanno il ruolo di promotori e coordinatori, oltre a coordinare in molti casi le reti locali di volontariato.
5 tipi di attività
Cinque le tipologie di progetto individuate. La promozione del volontariato, soprattutto attraverso lezioni e testimonianze, è una delle attività più frequenti (42 per cento). Segue la diffusione di conoscenze su tematiche specifiche (38 per cento), in cui prevale l’educazione alla legalità e lotta alla mafia, interculturalità, integrazione delle persone migranti e sostenibilità ambientale. Innovativi, ma meno frequenti, gli interventi legati alla prevenzione e contrasto del disagio scolastico, alla dispersione e agli abbandoni, che hanno toccato anche temi come il mobbing e il cyber bullismo. La quarta categoria riguarda le iniziative per i ragazzi sottoposti a sanzioni disciplinari, ai quali è stato proposto di partecipare ad attività di volontariato in alternativa alla sospensione.
L’ultima è relativa ai progetti di alternanza scuola lavoro (oggi “Percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento” – Pcto) realizzati nel terzo settore. In questo ambito i recenti cambiamenti normativi hanno provocato rallentamenti da parte delle scuole e un calo rispetto al passato degli interventi realizzati dai Csv e dalle associazioni (nel 2017 CSVnet aveva condotto una prima ricognizione interna); sono comunque 31 i progetti attivi: alcuni Csv hanno facilitato il matching fra scuola ed organizzazioni, altri hanno affiancato le scuole per lo sviluppo di percorsi personalizzati per gli studenti. Sono stati prodotti anche cataloghi con i percorsi di Pcto da realizzare nelle associazioni; diversi infine sono i centri che hanno accolto gli studenti in alternanza presso la propria sede.
Libri viventi, lotta agli sprechi, orti in onore delle vittime di mafia…
La molteplicità delle azioni sviluppate è evidente già dai titoli dei progetti, spesso evocativi. Come ad esempio “Cittadini in erba”, “Da vicino nessuno è normale”, “Super eroi reali”, “Volo tra i banchi”, “il portavalori”.
Tra le proposte più originali un gioco di carte creato ad hoc per 120 bambini di una scuola primaria di Trento, che hanno potuto conoscere i volontari delle associazioni impegnati ogni giorno come “super eroi reali” – che è anche il titolo del progetto – per difendere i diritti umani, l’ambiente ecc. Un’altra proposta inedita è “La caccia ai tesori” organizzata a Modena per far conoscere le associazioni ai bambini delle elementari, oppure i progetti di narrazione fra associazioni e studenti realizzati in provincia di Cremona e di Lecce, che hanno portato i volontari nelle classi, per raccontare la propria storia come “libri viventi”. Grazie a un progetto di alternanza scuola lavoro in provincia di Monza un gruppo di studenti ha sviluppato “Ri-cibo”, il prototipo di una piattaforma informatica “anti spreco” di supporto alle associazioni per il recupero del cibo. Legata alla memoria e all’ecologia è l’iniziativa che a Palermo ha coinvolto studenti e insegnanti, sotto la guida di esperti agronomi, per l’avvio di orti scolastici e la costruzione di vasche con piante ornamentali dedicate alle vittime della mafia. Diversi infine i progetti per il recupero degli studenti sottoposti a sanzioni disciplinari. A Cuneo per esempio sono quasi 70 gli alunni che hanno potuto rimettersi in gioco e recuperare ai guai combinati in classe con percorsi educativi ed esperienze di volontariato all’interno delle associazioni, che in molti casi non hanno più abbandonato, continuando a prestare servizio anche dopo la fine del percorso.
Il volontariato si impara “sul campo”
La ricognizione di CSVnet ha analizzato anche i luoghi in cui si sono svolte le attività. In molti casi gli studenti hanno lavorato in classe – assistendo a presentazioni o ascoltando testimonianze – ma non mancano esempi più particolari come la partecipazione a giochi tematici o cineforum.
Tuttavia prevalgono le esperienze sul campo o nelle associazioni, come gli stage di volontariato, le visite alle sedi delle organizzazioni e dei Csv, percorsi per acquisire competenze trasversali e “informali” – utili un giorno per l’ingresso nel mondo del lavoro – ma anche attività più insolite come campi formativi, laboratori di scrittura, orti didattici. Meno frequenti, ma con alto livello di sperimentazione, gli interventi realizzati con i ragazzi di classi diverse, come percorsi di peer education, laboratori teatrali, incontri di orientamento.
I punti di forza
La collaborazione fra diverse realtà – reti di associazioni, famiglie, scuole, aziende etc. – e il coinvolgimento di tutto il personale scolastico sono i punti di forza riscontrati. Altro elemento di innovazione è la possibilità data agli studenti di fare esperienze concrete, allargare gli orizzonti e conoscere da vicino questioni nazionali (ad es. povertà, lotta allo spreco), sviluppare competenze specifiche ed entrare in contatto con realtà apparentemente lontane dal loro mondo, come migranti, anziani, persone con disabilità.
I problemi
Quasi la metà esatta dei progetti presi in esame non ha riscontrato problemi. Quelli che li hanno esplicitati sottolineano invece l’eccesso di burocrazia nelle procedure amministrative; difficoltà nel reperire risorse economiche e nel riuscire a conciliare le attività con la programmazione delle scuole; l’approccio disomogeneo degli insegnanti nel sostenere le attività (risulta spesso impossibile interessare il grosso del corpo docente non coinvolto nei progetti); le relazioni complesse, o assenti, con gli uffici scolastici regionali. Sul fronte delle associazioni, sono stati invece segnalati problemi nel mantenere viva la partecipazione delle reti associative, uno scarso appeal comunicativo dei volontari nei confronti dei giovani e anche qualche ostacolo allo svolgimento dei progetti causato dalla diffidenza preventiva dei genitori nei confronti del terzo settore.
Cosa succede dopo?
I Csv rispondenti hanno dimostrato in gran parte (108 casi) di seguire l’evoluzione dell’esperienza vissuta dai ragazzi coinvolti anche dopo la fine dei progetti, sviluppando strumenti e strategie per orientarli e stimolarli a proseguire. In molti casi sono stati messi a punto diversi strumenti per elaborare le esperienze, dai classici diario di bordo e report alla produzione di materiale informativo per le altre classi, fino a proposte più creative come la realizzazione collettiva di un video o di un fumetto. Il 28 per cento dei progetti sperimenta anche la valutazione e certificazione delle competenze acquisite.
Completa la pubblicazione una interessante riflessione sulle parole ricorrenti tra quelle usate per descrivere i progetti o i problemi riscontrati.
Volontariato e scuola, un incontro “inevitabile”
Nella presentazione del rapporto il presidente di CSVnet, Stefano Tabò, sottolinea quanto sia “naturale, quasi inevitabile” l’incontro fra il mondo dell’educazione e quello del dono. La scuola infatti è “il luogo principe in cui si forma la dimensione sociale e di cittadinanza di ragazzi e ragazzi. Ed in questo ambito il volontariato ha molto da dire insieme agli stessi centri di servizio, un’infrastruttura diffusa su tutto il territorio nazionale e che grazie alla riforma ha visto rafforzato, fra gli altri, il compito di promuovere la crescita della cultura della solidarietà e della cittadinanza attiva in particolare tra i giovani e nelle scuole”. I numeri illustrati nel rapporto danno conto di questa esperienza “ma possono e debbono ancora ampliarsi – sottolinea Tabò – verso un riconoscimento istituzionale che agevoli e diffonda sempre più la co-progettazione fra volontariato e scuole, nell’alleanza del compito educativo”.
fonte; CSVnet