Dopo un percorso durato per quasi tutto il mandato dell’attuale Consiglio direttivo, CSVnet ha il suo nuovo statuto e il relativo regolamento statutario. I documenti – approvati dall’assemblea straordinaria del 20 marzo scorso e disponibili sul sito dell’associazione – costituivano anche l’ultimo adempimento prima di convocare la prossima assemblea elettiva del 26 giugno, dove saranno rinnovati tutti gli organi sociali.
Il nuovo statuto presenta diverse novità rispetto al precedente, adattandosi con scelte importanti sia al Codice del terzo settore che alla nuova organizzazione territoriale dei Centri di servizio per il volontariato. Per la prima volta viene introdotto un preambolo, nel quale si ripercorrono i valori e passaggi normativi che hanno portato alla nascita dei Csv, “intimamente legati al fenomeno sociale denominato ‘volontariato’” così come definito da una storica sentenza della Corte costituzionale del 1992: “la più diretta realizzazione del principio di solidarietà sociale, per il quale la persona è chiamata ad agire non per calcolo utilitaristico o per imposizione di un’autorità, ma per libera e spontanea espressione della profonda socialità che caratterizza la persona stessa”.
Dopo aver descritto la natura dei Csv derivante dalla particolare composizione della propria base sociale, il preambolo si conclude dichiarando che CSVnet “si riconosce quale rete associativa nazionale” (una delle tipologie di Ente del terzo settore previste dal nuovo Codice del 2017) e spiegando in quale modo tale qualifica verrà esercitata.
Il primo arricchimento dell’articolato vero e proprio è poi l’indicazione delle “attività di interesse generale” che l’associazione intende svolgere: dalla formazione alla ricerca, dalla prestazione di servizi alla promozione dei diritti, CSVnet ha scelto 9 delle 26 aree elencate dal Codice del terzo settore nel suo fondamentale articolo 5.
Diverse norme riguardano il funzionamento della governance: viene anzitutto ridotto di circa un terzo il numero dei componenti del Consiglio direttivo, che fino ad oggi poteva toccare quota 39: ogni regione e provincia autonoma designerà un proprio consigliere, mentre altri 5 verranno eletti in base a una lista nazionale. Tutti i candidati dovranno essere votati dall’Assemblea. Sarà sempre il Direttivo ad eleggere il presidente e i membri (massimo 7) del Comitato esecutivo. Nel caso il presidente fosse entrato in Direttivo come rappresentante di una regione, quest’ultima avrà la possibilità di indicare un ulteriore consigliere.
Cambia anche la durata del mandato, che passa da 3 a 4 anni. Vengono introdotti limiti al numero dei mandati, precedentemente previsti solo per il presidente ed i vicepresidenti. Lo statuto e il regolamento determinano in dettaglio i criteri per la composizione dell’Assemblea (a garanzia della più ampia rappresentanza dei territori), tutte le modalità di elezione, il perimetro dei poteri, i limiti per i rinnovi degli organi sociali e tutte le cause di incompatibilità per ricoprire cariche al loro interno. Tra gli altri adeguamenti al Codice, lo statuto stabilisce l’obbligo e le procedure per la redazione del Bilancio sociale, che dovrà essere approvato dall’Assemblea.
Come accennato, l’iter verso la stesura dei due testi è stato lungo, complesso e partecipato, e ha subito solo parziali rallentamenti a causa della pandemia: il primo impegno era stato assunto a marzo del 2018, nella prima riunione utile del Direttivo appena eletto. Da allora il tema è stato ripetutamente trattato, varie bozze sono state sottoposte al parere di giuristi, e nell’ottobre 2019 una versione avanzata dello statuto è stata presentata all’assemblea. Nel 2020, anche grazie alla realizzazione di un sistema interno per il voto elettronico, si sono infine svolte numerose votazioni su singoli articoli o parti di essi. Infine lo scorso 20 marzo, dopo l’esame degli ultimi emendamenti, i due testi sono stati approvati praticamente all’unanimità dei votanti, permettendo di rispettare i tempi per la convocazione dell’assemblea elettiva di giugno.
“È stata una grande prova di partecipazione diffusa e di autentica democrazia, – ha commentato il presidente di CSVnet Stefano Tabò, – nella quale ogni sensibilità e opinione ha avuto modo di essere rappresentata e considerata. Un’acquisizione organica, non priva di ostacoli ed insidie, che ha associato le differenze della pluralità ad una essenziale capacità deliberativa. L’approvazione è stata anche un atto di responsabilità, esercitato proprio alla vigilia dei nuovi accreditamenti per i Csv nonché alla prossima operatività del Registro unico nazionale del terzo settore. Un passaggio evolutivo che va a consolidare il sistema dei Centri di servizio per il volontariato in Italia, in vista di future e più ambiziose sfide”.
Fonte: Csvnet