Da bancomat a motori sociali: le Fondazioni di comunità cambiano passo
A Brescia su iniziativa di Assifero giovedì e venerdì si tiene la II Conferenza italiana. Tutti i numeri e i temi al centro del dibattito
Nel mondo esistono 1800 Fondazioni di Comunità; 680 in Europa; 37 in Italia. «E non troverete», dice Carola Carazzone, segretario generale di Assifero, Associazione italiana delle Fondazioni ed enti della filantropia istituzionale, «una fondazione uguale all’altra. In ogni contesto, dalla Fondazione della comunità di Mirafiori, nella periferia di Torino, alla Fondazione di comunità Messina (nella foto di apertura il birrificio Messina nato col supporto della Fondazione di comunità della città dello Stretto), passando per le fondazioni di Lecco e Como, che hanno dato il via in Italia al movimento delle fondazioni di comunità nel 1999, il successo è stato dettato dalla capacità degli enti promotori di focalizzare l’attenzione sulle risorse e sulle esigenze locali».
In Italia non esiste una fondazione di comunità uguale a un’altra: il successo è stato dettato dalla capacità degli enti promotori di focalizzare l’attenzione sulle risorse e sulle esigenze locali
Non può esistere quindi una ricetta preconfezionata. «Non c’è», continua Carazzone, «un modello unico di Fondazione di comunità da applicare una volta per tutte. È necessario, al contrario, sviluppare e diffondere un’idea di pluralità dei modelli. Perché non è detto, ad esempio, che il sistema del modello napoletano di Rione Sanità possa essere applicato alla fondazione di comunità di Monza e Brianza: se i territori sono diversi, hanno bisogno di progetti e attenzioni diverse, ed è questa la vera forza della fondazioni di comunità».
Le fondazioni di comunità sono cresciute del 75% negli ultimi 25 anni e sono diverse per origine, contesto di riferimento, missione, dimensioni, visione e modalità operative, e profondamente radicate nel tessuto della comunità di riferimento. «Questi enti», continua Carazzone, «rappresentano nuove forme di filantropia di comunità che sui territori costituiscono piattaforme fondamentali per mettere in rete istituzioni locali e organizzazioni del Terzo settore per affrontare le sfide complesse, sociali, economiche e culturali che caratterizzano la nostra attualità».
Ma affinché questo sia possibile è necessario che ci siano dei corpi intermedi capaci di connessione, informazione e rappresentanza tra le diverse fondazioni. Un lavoro che avrà i prossimi 11 e 12 ottobre a Brescia un passaggio importante in occasione della II Conferenza italiana delle fondazioni di comunità, che si terrà gli spazi della fondazione della comunità bresciana onlus.
Fra i relatori ci sarà anche Felice Scalvini, presidente Assifero. Il suo intervento verterà proprio sulla biodiversità di questa tipologia di ente: “Le Fondazioni di Comunità sono come le persone: hanno elementi simili, ma senza che qualcuna sia esattamente uguale a qualcun’altra. Tutte hanno però bisogno di tessuto connettivo, di fattori di integrazione, di occasioni perché le diverse persone che in esse operano abbiano la possibilità di conoscersi, di specchiarsi l’una nell’altra. Ed è proprio questo l’obiettivo della Conferenza nazionale delle Fondazioni di Comunità: creare un momento annuale in cui tutte le Fondazioni di Comunità italiane e tutti i soggetti interessati alla filantropia di comunità possano incontrarsi, confrontarsi, individuare, anche solo per frammenti, progetti da condividere, visioni comuni a cui aderire”.
Tutti questi enti hanno bisogno di tessuto connettivo, di fattori di integrazione, di occasioni perché le diverse persone che in esse operano abbiano la possibilità di conoscersi, di specchiarsi l’una nell’altra. Ed è proprio questo l’obiettivo della Conferenza nazionale delle Fondazioni di Comunità
Giovedì e venerdì il padrone di casa sarà Pier Luigi Streparava, presidente Fondazione Comunità Bresciana: “Non tutti ne hanno coscienza, ma i ruoli che una fondazione di Comunità ricopre sono molteplici, vanno dal sostegno alla crescita del territorio, nel senso più ampio del termine, cioè sociale, culturale, educativo, all’aiuto alle famiglie in difficoltà, dalla tutela e valorizzazione del patrimonio, all’analisi dei fabbisogni. Insomma, ci proponiamo d’essere non un “bancomat” del non profit quanto un ente vivo e attivo che funga da stimolo al dono ed all’azione, con semplicità d’adesione e trasparenza d’intervento”.
Aggiunge Streparava: “Dal 2002 al 2017, abbiamo ricevuto richiesta di finanziamenti per 6.757 progetti, ne abbiamo accolti e finanziati 3.320. In tutto abbiamo erogato contributi per 32.734.190 euro. E ad ora i Fondi Patrimoniali Costituiti all’interno di FCB sono 66.
Oggi le associazioni del Terzo Settore non chiedono alla loro Fondazione di Comunità solo supporto economico per la realizzazione dei progetti, ma, sempre più spesso, cercano consigli, una guida alla stesura di interventi effettivamente rispondenti ai bisogni, la capacità di creare legami che permettono di fare rete e di costruire azioni a lungo termine in base a strategie lungimiranti”.
Condivisione e sussidiarietà “restano dunque due parole chiave del nostro agire, convinti come siamo che enti ed organizzazioni come la nostra Fondazione, di cui ricordiamo la natura privata, devono fare sistema ed arrivare laddove le istituzioni e gli enti preposti al soddisfacimento dei bisogni non arrivano.”