Il direttivo nazionale che confluisce nel Movimento Internazionale “Emmaus”, fondato nel 1949 dal monaco francese Abbé Pierre, è giunto a Catanzaro al gran completo per stringersi intorno al Gruppo di volontari cittadino (unico del sud Italia e presieduto da Mariaconcetta Infuso), da tempo alla ricerca di un luogo più idoneo per svolgere le proprie attività. Nella Sala Giunta dell’Amministrazione Provinciale – alla platea di rappresentanti istituzionali intervenuti, quali Cesare Nisticò, funzionario della Regione Calabria; Mario Marchio, in rappresentanza del presidente del Consiglio Regionale Antonio Scalzo; Sabatino Nicola Ventura, consigliere provinciale; Cataldo Nigro, presidente della Consulta regionale del Volontariato; Stefano Morena, direttore del Centro Servizi al Volontariato della provincia di Catanzaro; don Dino Piraino, responsabile della Caritas diocesana, e dello stesso Enzo Bruno, presidente della Provincia, giunto a porgere i saluti – il direttivo Emmaus è riuscito a farsi strappare una promessa.
Quella di rivedersi a breve per dare modo a chi è di competenza di verificare l’esistenza di locali fruibili e adatti al mercatino dell’usato, che è l’unica forma di autofinanziamento ammessa dal Movimento, nato per i poveri e rifugiati del mondo. “Noi non chiediamo soldi – ha ammesso senza troppi giri di parole il presidente di Emmaus Italia, Franco Monnicchi, giunto assieme al vicepresidente Massimo Resta, alla segretaria nazionale Isabella Massafra, ad Antonio Degola (comunità Emmaus di Roma), Francesco Carrà (Emmaus Bologna), Andrea Massoni (comunità di Fiesso, provincia di Rovigo), Lidia Galletti (Emmaus Pistoia), Vittorio Ponsecchi (Emmaus Firenze) ed a Renato Peano (Emmaus Cuneo)- Le quattordici comunità esistenti in Italia, che vanno ad aggiungersi ai 350 gruppi sparsi per il mondo, ed ai 150 esistenti in Francia, non mirano a fare beneficenza, ma ad agire concretamente per dare aiuto immediato e promuovere la dignità delle persone, che vengono così valorizzate attraverso un’azione politica e culturale di cambiamento. Tutto questo si può fare tramite i centri di raccolta e le comunità in autogestione: e noi, a Catanzaro, vogliamo esserci“.
Nel capoluogo di regione, del resto, il Gruppo Emmaus opera sin dal 2000, e non senza difficoltà ed illusioni mai concretizzate. Il mercatino dell’usato in via D’Amato è insufficiente a venire incontro alle molteplici richieste delle famiglie assistite, ed il sogno di aprire una comunità per senzatetto è svanito prima ancora di crederci: forse c’è bisogno di mettere mano alla famosa “concertazione” che in Calabria non si è in effetti mai attuata, come ha tenuto a precisare il direttore Morena, ed alla quale non sono mai seguite politiche di reale connessione tra territori e di confronto sui temi sociali. Anzi, i contributi assistenziali che non sono in verità mancati, sono serviti solo a rafforzare la marginalità delle persone disagiate: da dove partire, dunque? Forse da una svolta di tipo culturale, il cui primo segnale potrebbe essere quello di mettere mano al regolamento del patrimonio immobiliare di cui il comune sembra ancora non disporre.