Il 18 febbraio 2021 nasce l’Osservatorio sul Pnrr Sociale.
Ciò significa che il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, con i suoi 191,5 miliardi da investire per la ricostruzione del nostro Paese, non deve essere disegnato “tutto all’interno dei palazzi”. Certo, governo e Parlamento (con regioni e comuni, si spera) avranno un ruolo di primaria importanza. Ma «senza un reale coinvolgimento e una reale corresponsabilità di chi conosce da vicino i bisogni delle comunità e ha imparato a costruire modelli di intervento nuovi ed efficaci, è alto il rischio di gettare al vento queste enormi risorse», scrivono i promotori.
Sia chiaro: l’Osservatorio sul Pnrr Sociale non è un nuovo soggetto politico, ma «un gruppo di lavoro con alcune coalizioni di scopo del Terzo settore per aprire uno spazio informativo stabile sulle scelte del Pnrr, su come vengono spesi i denari e con che partnership tra pubblico e privato sociale». L’Osservatorio, riunitosi per la prima volta lo scorso 5 novembre, nasce dalla collaborazione fra il giornale online “Vita”, che già nel suo comitato editoriale ha 68 organizzazioni e reti, e alcune grandi coalizioni di scopo con «l’obiettivo di promuovere un faro fisso, nei prossimi mesi, sulla governance e sull’utilizzo dei fondi del Piano, nelle sue azioni più rilevanti per il sociale».
Le reti coinvolte al momento sono: Alleanza contro la Povertà, Patto per un nuovo welfare sulla non autosufficienza; Forum Disuguaglianze Diversità; EducAzioni; Social Impact Agenda per l’Italia; Rete per il nuovo welfare; Osservatorio Civico Pnrr; Cnesc.
Del gruppo fa parte anche Labsus, che Rete non è, ma è ben lieta di dare il proprio contributo in particolare sui temi dell’amministrazione dei Beni comuni (risorsa mai fin in fondo valorizzata nel nostro Paese).
Un gruppo di lavoro è aperto a nuove adesioni. Un pool con obiettivi e finalità ben precise: «informare i cittadini sui passi concreti con cui il Pnrr si concretizzerà su alcuni focus specifici, marcatamente sociali; denunciare il bassissimo livello di consultazione e dialogo sociale che finora c’è stato sul Pnrr, con il rischio concreto che in questo modo si perdano occasioni di innovazione, impatto ed efficacia; rilanciare la necessità di un metodo diverso, imperniato sul confronto con la società, il Terzo settore e gli enti locali con strumenti operativi che ci sono e sono già rodati, dalla coprogettazione e coprogrammazione ai Regolamenti per l’Amministrazione condivisa. Un tesoro di competenze e buone prassi che aiuterà a monitorare l’avanzamento del Pnrr e l’efficacia delle varie azioni in ordine a obiettivi di innovazione e di impatto».
Fonte: Labsus