Nella presentazione del Dossier statistico sull’Immigrazione – avvenuta contemporaneamente in tutta Italia – si rischia sempre che siano i numeri a farla da padrone. Andare oltre i numeri risulta difficile, specie se si fanno i confronti con gli anni precedenti: ed in effetti la Calabria, che ricopre la tredicesima posizione nell’elenco nazionale con i suoi 97mila stranieri residenti, rispetto al 2015 ha registrato un incremento di presenze pari al 6,1% (il 4,9% dell’intera popolazione) con un’alta incidenza di donne.
Ma nella presentazione calabrese, nella Sala Tricolore della Prefettura di Catanzaro, ad opera della demografa Roberta Saladino, su incarico del Centro Studi e Ricerche IDOS, è venuto anche fuori che la regione è sempre di più terra di sbarchi e che il fenomeno dei minori non accompagnati (anche di quattro, cinque anni di età) sta diventando un problema di non facile soluzione. Tra le persone sbarcate a Catanzaro poco tempo fa – ha ricordato il vicesindaco Gabriella Celestino – diversi, infatti, erano i bambini, poi separati e “distribuiti” nelle varie province perché la città non era dotata di strutture adeguate ad ospitarli tutti insieme.
C’è poi la questione della strumentalizzazione ad opera sia dei mezzi di comunicazione che di persone senza alcuna competenza in merito: amaro lo sfogo del prefetto di Catanzaro Luisa Latella, alla vista delle tante, troppe sedie rimaste vuote in sala, a conferma del fatto che il destino degli immigrati sembri interessare solo gli addetti ai lavori, e che l’ignoranza sui temi dell’accoglienza (che riguarda tutto il territorio italiano, non solo la Calabria e la Sicilia) alimenti un sentimento razzista che non porta da nessuna parte. E’ un paradosso – ha rincarato la dose Giovanni Manoccio, delegato dalla Regione all’Immigrazione – che siano proprio coloro che non abbiano mai visto un immigrato a scagliarsene in tal modo: quel che è certo è che l’immigrazione vada gestita nell’ordinarietà, non esclusivamente nell’emergenza, un po’ come fanno le scuole, le prime deputate all’integrazione dei minori rumeni, marocchini, ucraini, bulgari e indiani che scelgono di vivere in Calabria. Se molte scuole, nei piccoli comuni calabresi, restano ancora aperte è perché, infatti, sono arrivate le comunità straniere a supplire ai bassi indici di natalità ed agli abbandoni dei piccoli centri: e più delle parole del dirigente generale dell’Ufficio Scolastico Regionale, Diego Bouché, e dei dirigenti di vari istituti chiamati a parlare da Vito Samà, responsabile dell’Ufficio Immigrazione della Regione in veste di moderatore dell’incontro, sono state le testimonianze di alcune studentesse straniere a far comprendere quali preziose opportunità di crescita sociale e professionale offra lo studio per chi ha voglia di imparare e migliorarsi, a partire dall’apprendimento della lingua. Per loro il ricordo del paese d’origine, dal quale sono partite bambine nella speranza di un futuro diverso, rappresenta ormai un’immagine sbiadita.