Emergenza Afghanistan: CSV e Forum si appellano al senso civico degli enti locali per l'accoglienza

L’incontro promosso dal CSV Calabria Centro e dal Forum del Terzo Settore di Catanzaro-Soverato con gli enti del terzo settore che si occupano di accoglienza e integrazione, e che si sentono investiti in prima linea dalla tragedia del popolo afghano, ha fatto comprendere che cavalcare l’onda dell’emotività non serve a dare aiuto al popolo in fuga dai Talebani. Mantenendo invece la necessaria razionalità, si viene a comprendere che le persone già giunte in Italia con gli aerei di Stato, collaboratori di alta cultura e professionalità del nostro Paese, sono diverse da quelle che arriveranno nei prossimi mesi o addirittura anni per le vie battute, con dolore e sacrifici estremi, dagli altri immigrati in tutti questi anni. E si comprende ancora che tutto il sistema di accoglienza dei richiedenti asilo è in capo al Servizio Nazionale che dipende dal Ministero: l’unico margine di operatività di enti locali, parrocchie e associazioni, quindi, si rinviene nell’implementazione dei servizi. Non solo raccolta indumenti e beni di prima necessità, dunque, ma assegnazione di strutture e case in cui queste persone possano temporaneamente vivere: “Allo stato attuale pochi parroci hanno dato la disponibilità delle case canoniche per l’accoglienza dei profughi, come invece l’arcivescovo Bertolone aveva invitato a fare – hanno spiegato Maurizio Chiaravalloti e Massimo Olivadoti in rappresentanza della Fondazione “Città Solidale”, investita dalla diocesi del compito di gestire i servizi di accoglienza degli afghani giunti in provincia – E’ importante a questo punto che i sindaci vengano sensibilizzati sul tema per la destinazione di strutture e la promozione dell’accoglienza diffusa sui territori”.
Ed è qui che gli enti del terzo settore possono svolgere un ruolo attivo, come hanno sottolineato il portavoce del Forum, Peppe Apostoliti, e il presidente del CSV Calabria Centro, Guglielmo Merazzi: incentivare l’interlocuzione con gli enti locali per intraprendere azioni comuni finalizzate all’accoglienza ed all’integrazione rappresenta senz’altro il primo passo da compiere, anche in virtù dell’attività di co-progettazione e di co-programmazione assieme alle istituzioni che l’art.55 del codice del terzo settore riconosce appunto agli enti del terzo settore. Ma c’è anche un altro aspetto in cui il desiderio di dare un contributo dei cittadini può trovare espressione, ed è quello di raccogliere le adesioni e la voglia di partecipare ad un progetto umanitario che è solo agli inizi e non si sa quanto durerà.
Al processo di accoglienza, d’altronde, segue quello dell’integrazione con la popolazione locale, ha tenuto a precisare il direttore del CSV Stefano Morena, ed è proprio in tale contesto che le associazioni possono adoperarsi per far convogliare le forze e le iniziative dei cittadini che intendano adoperarsi, ciascuno in base alle proprie competenze e a quanto ha da offrire, per l’ospitalità del popolo afghano che necessita di un luogo in cui poter essere incluso ed esercitare i diritti che gli sono stati negati.
E forse un intervento diretto alla promozione di una cultura inclusiva nei confronti delle istituzioni locali e delle comunità bisogna iniziare a farlo, ha proseguito Rosario Bressi dell’Arci provinciale: solo così è possibile costruire una politica che rafforzi il senso civico e sappia dare risposte adeguate. Un senso civico che, per la verità, ha tenuto a precisare Caterina Iuliano dell’associazione “Don Pellicanò” e del direttivo del CSV Calabria Centro, è già naturalmente presente in molte comunità del nostro territorio, pronte anche a destinare le seconde case all’ospitalità degli afghani. Non sempre così immediato, invece, l’intervento delle amministrazioni comunali, destinatarie dell’appello unanime ad organizzarsi per l’accoglienza.
 
Ufficio stampa CSV Calabria Centro

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