Fand: siamo sicuri che basti un solo giorno all'anno per discutere di disabilità?

La Giornata Internazionale delle persone con Disabilità è stata istituita nel 1981 dall’ONU, in occasione dell’Anno Internazionale delle Persone Disabili, per promuovere una più ampia sensibilizzazione sui temi della disabilità, onde sostenere la piena inclusione delle persone con disabilità in ogni ambito della vita e ridurre ogni forma di discriminazione o violenza.
Dal luglio del 1993, il 3 dicembre è diventato anche Giornata Europea delle Persone con Disabilità, come voluto dalla Commissione Europea, in accordo con le Nazioni Unite.
Quest’anno la Giornata internazionale delle persone con disabilità durerà per tutta la settimana dal 30 novembre al 4 dicembre in concomitanza con la 13a sessione della Conferenza degli Stati parte della Convenzione sui diritti delle persone con disabilità.
Il tema che l’ONU ha individuato per quest’anno è: “Ricostruire meglio: verso un mondo post COVID-19 inclusivo della disabilità, accessibile e sostenibile.”
Secondo gli ultimi aggiornamenti Istat, in Italia, le persone disabili sono più di tre milioni, pari al 5,2% dell’intera popolazione. Le persone che devono vivere quotidianamente con gravi limitazioni sono circa 1,5 milioni e, nella maggior parte dei casi, over 75. Sei disabili su dieci nel nostro Paese sono donne, con la differenza di genere che appare ancora più evidente dai 65 anni in su. Solo il 31,3% di coloro che patiscono gravi limitazioni risulta occupato, a fronte del 57,8% di persone senza limitazioni. Lo scarto è ancora più netto per quanto riguarda le donne con disabilità, che risultano occupate nel 26,7% dei casi, contro il 36,3% degli uomini.
 
La necessità di intervenire sull’inclusione sociale delle persone disabili non è mai stata così imperativa come in questo 2020, nel quale l’emergenza sanitaria dettata dalla pandemia ha ulteriormente aggravato le diseguaglianze preesistenti.
“Le persone con disabilità (circa un miliardo in tutto il mondo) – scrive l’Onu – sono uno dei gruppi più esclusi nella nostra società, tra i più colpiti in questa crisi in termini di vittime”.
Anche in circostanze normali, ricorda l’Onu, le persone con disabilità hanno maggiori difficoltà ad accedere all’assistenza sanitaria, al lavoro e all’istruzione. Ecco perché “è necessario un approccio integrato per garantire che le persone con disabilità non siano lasciate indietro”.
 
Ricordiamo i cosiddetti BES, ovvero i ragazzi con bisogni educativi speciali, ed in particolare gli studenti con disabilità, che dallo scorso marzo ad oggi, hanno visto ridursi ulteriormente la loro già limitata vita sociale, mentre hanno visto aumentare le proprie difficoltà, il proprio disagio e i propri limiti relegati all’interno delle quattro pareti della propria stanza. La didattica a distanza è stata per la maggior parte degli studenti con disabilità drammatica poiché ha accentuato tutte le difficoltà di questi ragazzi, soprattutto la distanza con i propri insegnati di sostegno ha reso maggiormente difficoltoso il processo di apprendimento cognitivo. La preoccupazione e quindi il grido di dolore che desideriamo esprimere pertanto è legato alla necessità impellente di un confronto costante e immediato con chi ha il compito ed il dovere costituzionale ed istituzionale ad intervenire per sanare quanto di negativo ancora oggi è presente nella nostra società, anche nei confronti non solo di chi per sua disgrazia vive di mero assistenzialismo, ma anche e soprattutto nei confronti di chi seppur affetto disabilità fa parte del tessuto produttivo del nostro Stato senza tutela alcuna. Un esempio che sentiamo di dover fare nostro è quello legato ad esempio ai docenti ciechi e ipovedenti che oggi, con l’avvento del COVID e di quanto ad esso collegato non ricevono le tutele per loro fondamentali come la sanificazione continua dei luoghi da essi visitati, la possibilità di poter programmare per tempo e con modalità diverse il proprio impegno.
E’ bene sottolineare infatti che a differenza di un soggetto normodotato, il docente cieco ha necessità costante così come tutti i ciechi di avere un contatto diretto con l’ambiente che lo circonda e con chi obbligatoriamente deve interfacciarsi.
La Giornata è quindi un momento in cui la società civile ogni anno, si ferma a discutere di tutti i temi collaterali e strettamente connessi all’handicap, ma siamo sicuri che basti un solo giorno all’anno perché si discuta di disabilità in senso lato? Questo è un aspetto che merita piena attenzione in quanto siamo perfettamente consapevoli di come il settore della disabilità spesso ancora oggi, contrariamente a quanto stabilito dalla Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità del 13/12/2006, non sempre sia pienamente rispettato e soprattutto siamo consapevoli di quanto ancora oggi l’Italia seppur si sia dotata di strumenti legislativi importanti non riesca nell’intento di garantire equità di trattamento ed assistenza nei confronti di quella fascia d’utenza così fortemente martoriata.
Siamo abituati oramai al lassismo delle pubbliche amministrazioni, ai ritardi, alla mancanza di programmazione che spesso poi si tramuta nella rincorsa a voler sanare in fretta quanto assente con il risultato che nonostante le indicazioni del terzo settore spesso la fretta porti a bandire e legiferare in modo non rispondente alle necessità riscontrate. Gli esempi lampanti possono essere tanti e tutti degni di nota, basti pensare alla mancata applicazione delle normative in materia di abbattimento delle barriere architettoniche, al mancato rispetto della c.d. Legge STANCA per l’accesso ai siti istituzionali delle pubbliche amministrazioni anche per soggetti portatori di HANDICAP visivo, ai ritardi nella realizzazione dei piani di intervento in materia di plurihandicap, ai ritardi ed alla scarsa progettazione sul c.d. dopo di noi e vita indipendente e tanto altro ancora.
Traendo le conclusioni dunque si può asserire che la disabilità purtroppo la si incontra negli sguardi e negli atteggiamenti delle persone che vivono la loro pseudo “normalità”.
Ma si può essere normali se non si comprende che ogni vita, ogni individuo, ogni essere ha le proprie caratteristiche e le proprie peculiarità?
Di sicuro ognuno vorrebbe e desidererebbe vivere appieno la propria esistenza ma non per questo si ha bisogno del pietismo o della scarsa considerazione.
“Ognuno quindi non deve fermarsi, ognuno ha un potenziale, ognuno merita di vivere e condividere lo stesso mondo!”
 
Il Presidente
Luciana Loprete

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