Forum Diseguaglianze Diversità: presentate 15 proposte

Dopo due anni di lavoro, l’impegno di oltre duecento persone, fra ricercatori e membri delle organizzazioni di cittadinanza attiva, presentate ieri a Roma 15 proposte.
Tutti parlano di disuguaglianze. Anche quelli che hanno concorso in questi ultimi trent’anni a produrle. Perché le disuguaglianze sono tornate a crescere, prima di tutto quelle di ricchezza. E la percezione di abbandono, disattenzione o impotenza da parte delle classi dirigenti ha prodotto paura, risentimento, rabbia.

L’idea che la tua povertà o vulnerabilità, il degrado del tuo territorio, il peggioramento dei servizi essenziali per te e la tua comunità, il mancato riconoscimento della tua persona siano “inevitabili” ti toglie la forza per poterti emancipare e ti lascia aperta solo la strada della rabbia verso gli altri, magari ancora più deboli di te.

Ma non c’è nulla di ineluttabile nelle disuguaglianze. È una menzogna costruita nell’ultimo trentennio. Le disuguaglianze sono il frutto di politiche pubbliche errate, di un minore potere del lavoro, di un cambiamento del “senso comune”. Ce lo ha insegnato Anthony Atkinson. È dunque possibile ridurre le disuguaglianze. Con un cambio di rotta radicale su questi tre fronti. Dopo due anni di lavoro, l’impegno del di oltre duecento persone, fra ricercatori e membri delle organizzazioni di cittadinanza attiva, ha permesso di presentare ieri, 15 proposte.

Proposta n. 1
La conoscenza come bene pubblico globale: modificare gli accordi internazionali e intanto farmaci più accessibili
Si propongono tre azioni che mirano ad accrescere l’accesso alla conoscenza. La prima azione riguarda la promozione, attraverso l’UE, di una modifica di due principi dell’Accordo TRIPS che incentivi la produzione e l’utilizzo della conoscenza come bene pubblico globale. Le altre due azioni riguardano il campo farmaceutico e biomedico; si propone, sempre attraverso l’UE, di arrivare a un nuovo accordo per la Ricerca e Sviluppo, in sede di Organizzazione Mondiale della Sanità, che consenta di soddisfare l’obiettivo del “più alto livello di salute raggiungibile”, contemporaneamente di rafforzare l’iniziativa negoziale e strategica affinché i prezzi dei farmaci siano alla portata dei sistemi sanitari nazionali e venga assicurata la produzione di quelli per le malattie neglette.

Proposta n. 2
Il “modello Ginevra” per un’Europa più giusta
Si propone di promuovere a livello europeo degli “hub tecnologici sovranazionali di imprese” che si occupino di produrre beni e servizi che mirino al benessere collettivo, partendo dalle infrastrutture pubbliche di ricerca esistenti ed estendendo il loro ambito di azione dalla fase iniziale della catena di creazione di valore a quelle successive. L’obiettivo è quello di sfruttare il successo di forme complesse e autonome di organizzazione per rendere accessibili a tutti i frutti del progresso scientifico e affrontare il paradosso attuale per cui un patrimonio di open science prodotto con fondi pubblici viene di fatto appropriato privatamente da pochi grandi monopoli.

Proposta n. 3
Missioni di medio-lungo termine per le imprese pubbliche italiane
Si propone di assegnare alle imprese pubbliche italiane missioni strategiche di medio lungo periodo che ne orientino le scelte, in particolare tecnologiche, verso obiettivi di competitività, giustizia ambientale e giustizia sociale. I punti di forza della pro-posta sono: l’identificazione di un presidio tecnico; la trasparenza della responsabilità politica; il monitoraggio dei risultati; la garanzia della natura di medio-lungo termine degli obiettivi; e il rafforzamento delle regole a tutela dell’autonomia del management.

Proposta n. 4
Promuovere la giustizia sociale nelle missioni delle Università italiane.
Si propongono quattro interventi integrati per riequilibrare gli attuali meccanismi che inducono le Università a essere disattente all’impatto della ricerca e dell’insegnamento sulla giustizia sociale: introdurre la giustizia sociale nella valutazione della terza missione delle Università; istituire un premio per progetti di ricerca che accrescono la giustizia sociale; indire un bando per progetti di ricerca che mirano a obiettivi di giustizia sociale; valutare gli effetti dell’insegnamento universitario sulla forbice di competenze generali delle giovani e dei giovani osservata all’inizio del percorso universitario.

Proposta n. 5
Promuovere la giustizia sociale nella ricerca privata
Si propone di introdurre, nei criteri per l’allocazione dei finanziamenti pubblici alla ricerca privata, parametri che inducano le imprese a tener conto degli effetti delle loro scelte sulla giustizia sociale e che le sollecitino a promuoverla.

Proposta n. 6
Collaborazione fra Università, centri di competenze e piccole e medie imprese per generare conoscenza.
Si propone di valorizzare, sviluppare e diffondere in modo sistematico le esperienze in corso in alcune parti del territorio italiano, che vedono reti di PMI collaborare con le Università e con altri centri di competenza per superare gli attuali ostacoli derivanti dalla concentrazione della conoscenza e produrre conoscenza condivisa che consenta un recupero della loro competitività.

Proposta n. 7
Costruire una sovranità collettiva sui dati personali e algoritmi
Si propone che l’Italia compia un salto nell’affrontare i rischi che derivano dalla concentrazione in poche mani del controllo di dati personali e dalle sistematiche distorsioni insite nell’uso degli algoritmi di apprendimento automatico in tutti i campi di vita. La strada è segnata dalle esperienze e dalla mobilitazione che altri paesi stanno realizzando su questo tema: mettere alla prova il Regolamento Europeo per la Protezione dei Dati che fissa principi all’avanguardia sul piano internazionale; realizzare un ampio insieme di azioni, specie attorno ai servizi urbani, che vanno da una pressione crescente sui giganti del web alla sperimentazioni di piattaforme digitali comuni; rimuovere gli ostacoli allo sviluppo delle comunità di innovatori in rete.

Proposta n. 8
Strategie di sviluppo rivolte ai luoghi.
Si propone di disegnare e attuare nelle aree fragili del paese e nelle periferie strategie di sviluppo “rivolte ai luoghi” che traggano indirizzi e lezioni di metodo dalla Strategia nazionale per le aree interne; strategie che, attraverso una forte partecipazione degli abitanti, combinino il miglioramento dei servizi fondamentali con la creazione delle opportunità per un utilizzo giusto e sostenibile delle nuove tecnologie.

Proposta n. 9
Gli appalti innovativi per servizi a misura delle persone
Si propone di promuovere con diversi strumenti il ricorso da parte delle amministrazioni, soprattutto locali, agli appalti innovativi per l’acquisto di beni e servizi, che consentono (come mostrano le poche ma positive esperienze italiane) di orientare le innovazioni tecnologiche ai bisogni delle persone e dei ceti deboli. In particolare, gli strumenti proposti sono: formazione dei funzionari pubblici; rimozione degli ostacoli alla partecipazione; campagna pubblica di informazione; ricorso a consultazioni pubbliche per il disegno del bando.

Proposta n. 10
Orientare gli strumenti per la sostenibilità ambientale a favore dei ceti deboli.
Si propongono tre linee d’azione che possono orientare gli interventi per la sostenibilità ambientale e il contrasto al cambia-mento climatico a favore della giustizia ambientale, condizione perché quegli stessi interventi possano essere attuati: rimodulazione dei canoni di concessione del demanio e interventi fiscali attenti all’impatto sociale; rimozione degli ostacoli ai processi di decentramento energetico e cura degli impatti sociali dei processi di smobilizzo delle centrali; modifiche dell’Ecobonus per l’incentivazione delle riqualificazioni energetiche degli edifici ed interventi sulla mobilità sostenibile in modo favorevole alle persone con reddito modesto.

Proposta n. 11
Reclutamento, cura e discrezionalità del personale delle PA.
Si propone che in tutti i livelli amministrativi coinvolti dalle singole strategie di giustizia sociale proposte nel Rapporto venga attuata la seguente agenda di interventi: a) forte e mirato rinnovamento (anche disciplinare) delle risorse umane; b) politica del personale che elimini gli incentivi monetari legati ai risultati e li sostituisca con meccanismi legati alle competenze organizzative; c) restituzione della funzione di strumento di confronto fra politica, amministrazione e cittadini alla valutazione dei risultati; d) forme sperimentali di autonomia finanziaria della dirigenza; e) interventi che incentivino gli amministratori a prendere decisioni mirate sui risultati, non sulle procedure.

Proposta n. 12
Minimi contrattuali, minimi legali e contrasto delle irregolarità
Si propone di realizzare un intervento integrato e simultaneo che aumenti i minimi salariali per tutte le lavoratrici e i lavoratori, indipendentemente dalla natura del contratto e composto da tre parti non separabili: estendere a tutti i lavoratori e tutte le lavoratrici di ogni settore l’efficacia dei contratti firmati dalle organizzazioni sindacali e datoriali rappresentative di quel settore; introdurre un salario minimo legale, non inferiore a 10 euro, senza distinzioni geografiche o di ruolo, il cui aggiornamento nel tempo è deciso da una Commissione composta da sindacati, tecnici, politici; dare più forza alla capacità dell’INAIL e degli altri enti ispettivi di contrastare le irregolarità e costruire forme pubbliche di monitoraggio.

Proposta n. 13 
I Consigli del lavoro e di cittadinanza nell’impresa
Si propone di realizzare l’obiettivo di una partecipazione strategica di lavoratori e lavoratrici alle decisioni delle imprese attraverso l’introduzione di una forma organizzativa in uso in altri paesi, il Consiglio del Lavoro, che valuti strategie aziendali, decisioni di localizzazione, condizioni e organizzazione del lavoro, impatto delle innovazioni tecnologiche su lavoro e retribuzioni. Nei Consigli (che sarebbero quindi anche “della cittadinanza”) siederebbero anche rappresentanti di consumatrici e consumatori e di persone interessate dall’impatto ambientale delle decisioni.

Proposta n. 14
Quando il lavoro controlla le imprese: più forza ai Workers Buyout.
Si propone di realizzare alcuni interventi mirati che consentano allo strumento dei Workers Buyout (WBO) – l’acquisto dell’impresa in crisi o in difficile transizione generazionale da parte dei suoi lavoratori e lavoratrici – di essere utilizzato in maniera più diffusa in Italia: rafforzare la formazione dei lavoratori e lavoratrici nel momento dell’assunzione del nuovo ruolo; agevolare fiscalmente i mezzi finanziari investiti da lavoratori e lavoratrici; accelerare l’opzione WBO al primo manifestarsi dei segni di crisi.

Proposta n. 15
L’imposta sui vantaggi ricevuti e la misura di eredità universale.
Si propone un intervento integrato per riequilibrare la ricchezza su cui ragazze e ragazzi possono contare nel momento del passaggio all’età adulta e che esercita una forte influenza sulle loro opzioni e scelte di vita: da un lato, prevedere che, al compimento dei 18 anni, ogni ragazza o ragazzo riceva una dotazione finanziaria (o “eredità universale”) pari a 15mila euro, priva di condizioni e accompagnata da un tutoraggio che parta dalla scuola; dall’altro, una tassazione progressiva sulla somma di tutte le eredità e donazioni ricevute (al di sopra di una soglia di esenzione di 500mila euro) da un singolo individuo durante l’arco di vita.
Fonte: redazione www.vita.it

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