Nel nostro Paese destano preoccupazione educazione, tasso di obesità infantile, reddito pro capite e disoccupazione giovanile, mentre giungono segnali positivi dall’uguaglianza di genere e dai bassi tassi di mortalità infantile ed emissioni di CO2.
Meglio degli Stati Uniti, ma ultima tra i Paesi europei del G20, dopo Germania, Francia e Regno Unito: l’Italia si posiziona all’ottavo posto della classifica dei Paesi del G20 per il livello di benessere dei bambini. È quanto emerge dal nuovo Indice del benessere dei bambini di Save the Children, contenuto nel rapporto “Economic Playgrounds 2016” lanciato dall’Organizzazione alla vigilia del G20 dei Ministri delle Finanze in Cina.
In vista del meeting, Save the Children, l’Organizzazione dedicata dal 1919 a salvare la vita dei bambini in pericolo e a promuovere i loro diritti, chiede ai leader economici e politici del mondo di assumere impegni concreti per migliorare la vita dei bambini nei loro Paesi e in tutto il pianeta.
Il nuovo Indice del benessere dei bambini elaborato da Save the Children si basa su otto indicatori chiave che hanno un impatto decisivo sulla vita dei minori nei Paesi del G20, che insieme rappresentano l’85% dell’economia globale: salute, educazione, uguaglianza di genere, reddito, sicurezza, occupazione, infrastrutture e ambiente.
Come nella precedente edizione dell’Indice, realizzata nel 2014, la Germania si conferma al primo posto della classifica, conquistando il primato nelle aree dell’uguaglianza di genere, del lavoro e del reddito. Seguono Francia e Giappone, che conquista una posizione rispetto alla precedente edizione, mentre il Regno Unito si attesta in sesta posizione. L’India è il fanalino di coda, preceduta da Sudafrica e Brasile.
L’Italia, all’ottavo posto, mantiene la stessa posizione di due anni fa e raccoglie risultati negativi soprattutto nella sfera del lavoro, dell’educazione e del reddito. Riguardo all’occupazione, il nostro Paese è terzultimo in graduatoria, meglio solo di Sudafrica e India. A destare preoccupazione è soprattutto il tasso di disoccupazione giovanile (tra i 15 e i 24 anni di età) che nel nostro Paese è del 44,1%[1], inferiore solo a quello del Sudafrica (52,6%).
Per quanto riguarda l’educazione, dimensione fondamentale per garantire a tutti i bambini benessere e opportunità, l’Italia occupa solo l’undicesimo posto, mentre ai primi tre posti della classifica si trovano Canada, Germania e Repubblica di Corea. In particolare, l’Italia è al di sotto della media dei Paesi classificati ad alto reddito dalla Banca Mondiale relativamente al numero di anni che gli studenti trascorrono a scuola[2] (10,1 anni contro i 13,1 nel Regno Unito e in Germania, 13 in Canada e Australia, 12,9 negli Stati Uniti). L’Indice rivela inoltre che il nostro Paese è solo decimo tra i Paesi del G20 per la qualità dell’educazione[3], mentre il podio di questa graduatoria è occupato da tre Paesi asiatici: Cina, Repubblica di Corea e Giappone.
In tema di salute, preoccupano invece i dati sui bambini italiani tra 0 e 19 anni obesi o in sovrappeso, che nel nostro Paese rappresentano il 26,9% del totale[4]: una percentuale che va oltre la media dei Paesi ricchi, con Francia e Germania che registrano rispettivamente il 18,1% e il 20,1%. La percentuale più alta di bambini obesi o in sovrappeso nei Paesi del G20 si ha invece in Arabia Saudita (30%), seguita da Stati Uniti (29,5%), Messico (29,1%) e Regno Unito (27,5%).
Il reddito di un Paese è un fattore importante per assicurare il benessere dei bambini e il pieno sviluppo delle proprie capacità. Tuttavia, la ricchezza nazionale non rivela le eventuali profonde disparità nella distribuzione del reddito, che impediscono la crescita sana di tutti i bambini, senza lasciarne indietro nessuno.
In Italia, comunque, il reddito pro capite risulta inferiore rispetto alla media degli altri Paesi ricchi: (circa 32 mila euro[5], contro i 50 mila negli Stati Uniti, 43 mila in Australia e 42 mila in Germania). Negli Stati Uniti, tuttavia, a fronte del più alto prodotto interno lordo pro capite tra i Paesi del G20, si registra un alto livello di disuguaglianze nella distribuzione dei redditi.
Non solo criticità: dall’Indice del benessere dei bambini di Save the Children emergono anche buone notizie per l’Italia, che si aggiudica il secondo posto in graduatoria, dietro solo ai tedeschi, per uguaglianza di genere. Un risultato che deriva dalla combinazione dei bassi tassi di mortalità materna, del numero di donne che siedono in Parlamento e del lieve divario tra maschi e femmine nell’accesso alla scuola secondaria e al lavoro. In fondo alla classifica dell’uguaglianza di genere si trovano invece India, Indonesia e Brasile, dove si registrano tassi molto alti di mortalità materna[6].
Nel mondo, tre quarti dei bambini sotto i cinque anni che muoiono per cause facilmente prevenibili si trovano in Africa e Asia meridionale, eppure la mortalità infantile colpisce anche i Paesi più sviluppati, specialmente nelle aree rurali e nelle zone segnate dalla povertà. India, Sudafrica, Indonesia, Brasile e Arabia Saudita sono i Paesi del G20 con il più alto tasso di mortalità infantile (47,7 in India), mentre l’Italia fa registrare il terzo livello più basso (3,5), dietro solo a Giappone (2,7) e Repubblica di Corea (3,4)[7].
Il nostro Paese spicca inoltre per livelli di emissioni di CO2 inferiori alla media dei Paesi ad alto reddito (6,7 milioni di tonnellate, contro 18,1 in Arabia Saudita, 17 negli Usa e 16,5 in Australia)[8] e per una percentuale del 100% di popolazione che ha accesso all’acqua (la percentuale più bassa tra i Paesi del G20 si registra in Indonesia, 87,4%)[9].
L’Italia, infine, è in sesta posizione tra i Paesi del G20 più sicuri per i bambini. Regno Unito, Germania e Giappone sono i Paesi più sicuri, mentre in Sudafrica, Brasile e Messico la sicurezza dei bambini è maggiormente a rischio. Il tasso di omicidi per 100 mila abitanti nel nostro Paese è dello 0,9, mentre i Paesi con i più alti tassi di omicidi sono Sudafrica (31), Brasile (25,2) e Messico (21,5)[10]. Per quanto riguarda le morti dovute a incidenti stradali, in Italia il tasso per 100 mila abitanti si attesta a 7,2. Regno Unito (3,7), Germania (4,7) e Giappone (5,2) sono i Paesi in cui si muore meno su strada, mentre Sudafrica (31,9), Arabia Saudita (24,8) e Brasile (22,5) quelli che contano più vittime[11].
Il rapporto ci ricorda che anche nelle nazioni più ricche al mondo ci sono ancora molti sforzi da compiere per garantire a tutti i bambini una crescita ricca di opportunità. La crescita economica di un Paese non si traduce infatti necessariamente in interventi che assicurino il benessere dei piccoli. Ad essa devono pertanto affiancarsi politiche inclusive di contrasto alla povertà, che i Paesi del G20 sono chiamati con urgenza a realizzare.
In particolare, Save the Children chiede ai Ministri delle Finanze del G20 di impegnarsi a raggiungere tre garanzie per tutti i bambini: una finanza e
qua che permetta a tutti di accedere ai servizi di base; l’eliminazione delle discriminazioni economiche e sociali per tutti i bambini; meccanismi di trasparenza su come gli Stati impiegano fondi e aiuti in favore dei bambini più vulnerabili.