Gli angeli della Croce rossa regalano cure e attenzioni
Antonella ScalziCatanzaro
In modalità emergenza dal 3 febbraio scorso. È la quotidianità degli oltre 2mila volontari calabresi della Croce Rossa stravolta dal Covid-19. Sono i primi ad arrivare e gli ultimi ad andar via. Insieme a medici e infermieri sono gli angeli scesi in trincea per combattere e vincere una guerra scatenata da un’emergenza sanitaria senza precedenti. Hanno sospeso tutto il superfluo e non hanno più orari. In un racconto carico di emozione e fierezza è così che dell’esercito della generosità calabrese targato Cri ci parla la presidente regionale, Helda Nagero. Lei è un medico di base che in Croce rossa è istruttore di rianimazione cardio-polmonare e di primo soccorso. Anche per questo è perfettamente consapevole del fatto che «senza i volontari, distribuiti in ben 22 comitati territoriali, non si va da nessuna parte».
Coronavirus e divisa sempre pronta: sono questi i pensieri costanti della leader della Croce rossa che, nonostante la Calabria non sia una regione alle prese con i numeri spaventosi dei contagi registrati al Nord, non sa quasi più cosa voglia dire vestire abiti civili. Non lo sa lei e non lo sanno i volontari perché i turni e i compiti di ognuno sono stabiliti in maniera precisa per evitare rischi di contaminazione e risparmiare anche sui dispositivi di protezione, ma la consapevolezza di tutti è che quando l’emergenza chiama i piani possono anche saltare. Niente panico, però, perché non sarà il Covid – 19 a distruggere i meccanismi ormai oleati di una macchina che fa soccorso da sempre e si allena senza pause per farlo sempre meglio. Quando si ha a che fare con la salute d’altronde l’emergenza è sempre dietro l’angolo. L’ha dimostrato la chiamata diretta del dipartimento regionale di Protezione civile che il 3 febbraio scorso mise in allerta la Croce rossa. Fu così che i volontari sbarcarono negli aeroporti calabresi per misurare la temperatura ai passeggeri dei voli internazionali o decollati da Roma. Prima Lamezia, poi Reggio, infine Crotone muniti dapprima di termometro a infrarossi e poi di termoscanner. È stata questa la porta d’ingresso dell’esercito calabrese della Croce rossa nel girone infernale del virus che sta terrorizzando il mondo intero.
Coronavirus, però, è un termine che fa rima con velocità e quando il fenomeno ha assunto dimensioni ben più preoccupanti l’impegno della Croce rossa è divenuto inevitabilmente più gravoso e importante. Ora le giornate degli angeli del soccorso sono puntualmente scandite da riunioni e contatti mentre la quotidianità impone i turni in ambulanza e la gestione dei servizi avviati proprio per fronteggiare il Covid – 19. “Pronto spesa” e “Pronto farmaco” in primis, per tendere quotidianamente una mano a persone sole e disagiate attraverso la gestione di imprescindibili esigenze materiali senza però trascurare l’anima. Ecco perché la Croce rossa ha messo su anche uno sportello di ascolto telefonico apprezzato al punto che il modello calabrese è stato ora esportato nel resto d’Italia. Supporta cittadini e volontari perché queste sono settimane complicate, colme di quelle che la presidente Nagero definisce «situazioni che distruggono l’anima».