Gli italiani hanno ripreso a donare: presentato il Rapporto dell’Istituto Italiano sulla Donazione

L’Istituto italiano della donazione ha presentato la fotografia della propensione alla donazione in Italia. Sale al 13 per cento il numero di persone che hanno donato almeno una volta del denaro nel 2022; graduale miglioramento per le raccolte fondi. Cresce di un punto la percentuale di chi ha fatto volontariato 

Gli italiani hanno ripreso a donare: se il 2020 è stato l’anno in cui la pandemia ha generato una reazione solidale degli italiani e il 2021 ha registrato difficoltà sia sul fronte dell’impegno economico che di quello del volontariato, nel 2022 si avvertono i primi segnali di ripresa in tutte le dimensioni del dono, anche se i livelli pre-pandemia sono ancora lontani.

È la prima fotografia del sesto rapporto “Noi doniamo”, curato dall’Istituto Italiano della Donazione (IID) in collaborazione con CSVnet e presentato on line il 2 ottobre, in vista del 4 ottobre, Giorno del Dono.

Il rapporto indaga le tre principali tipologie di dono: economica, di capacità e tempo (volontariato) e quella biologica (sangue, organi etc.). Per ciascuna, misura le pratiche e la propensione al dono delle persone residenti in Italia, con dati generali accompagnati da approfondimenti tematici.

L’analisi del comportamento donativo ha utilizzato diverse fonti, tra cui l’Indagine sulle Raccolte Fondi dell’Istituto Italiano della Donazione – che traccia una fotografia approfondita sulle raccolte fondi del non profit – le ricerche BVA Doxa “Italiani solidali” su un campione di 2000 individui attraverso interviste in profondità, l’indagine multiscopo “Aspetti della vita quotidiana” condotta da Istat su un campione di 25.000 italiani residenti in 800 comuni.

I DATI

Nel 2022 il numero di cittadini che affermano di aver donato almeno una volta denaro ad un’associazione è salito al 12,8% della popolazione con età maggiore di 14 anni (+ 0,8 %): una tendenza che ha ricominciato a crescere dopo l’arresto del 2021 quando era stato registrato un calo di 2,3 punti percentuali, arrivando a toccare quota 12% dopo il lieve aumento (dal 13,4% al 14,3%) del 2020 (Istat). Il sostegno alle associazioni rimane stabile tra gli uomini mentre aumenta tra le donne (+1,0 punto percentuale) e tra la popolazione di 35-44 anni (+2,1 punti percentuali). La crescita si concentra nelle regioni del Sud (+1,2 punti percentuali) e nei Comuni fino a 2 mila abitanti (+2,5 punti percentuali). Dare contributi in denaro alle associazioni continua ad essere un’attività poco diffusa tra i giovani (meno del 6% tra i giovani di 14-24 anni) e raggiunge il massimo tra le persone di 45-74 anni (tra il 14% e il 17%).
Anche la donazione media sembra essere aumentata passando da 61 euro a 69 euro annuali (dati BVA Doxa).

Il monitoraggio dell’IID – che misura dal 2008 la situazione delle organizzazioni che migliorano, peggiorano o mantengono stabili le proprie entrate totali e, in particolare, la raccolta fondi – conferma una situazione di prevalente stabilità, ma con la prosecuzione di un graduale miglioramento in linea con il 2021.

I dati sono stati raccolti tra giugno e luglio 2023 in collaborazione con CSVnet, e provengono da un campione non rappresentativo, pari a 331 Organizzazioni Non Profit (ONP).

Le entrate da raccolta fondi (individui, aziende, fondazioni) sono aumentate per il 47% delle organizzazioni (46% nel 2021) e rimaste sostanzialmente invariate per il 28% (13% nel 2021). Rilevante notare che le organizzazioni che hanno dichiarato un calo della raccolta sono passate, rispetto all’anno precedente, dal 41% del 2021 al 25% del 2022.
Restringendo il focus sulle donazioni da individui, si convalida il sostanziale equilibrio con segnali di timido miglioramento. Le entrate da raccolta fondi da individui risultano infatti aumentate per il 40% del campione (34% nel 2021), diminuite per il 23% (37% nel 2021) e rimaste sostanzialmente invariate per il 37% (29% e 2021).

I dati rilevati da BVA Doxa mostrano poi un netto aumento delle donazioni informali (quelle che non transitano dalle organizzazioni non profit): un italiano su due ha fatto almeno una donazione informale nel 2022. Aumenta infatti di 14 punti percentuali la quota di coloro che nei 12 mesi precedenti l’intervista hanno effettuato almeno una donazione di questo tipo, passando dal 36 al 50%.

Il rapporto si sofferma poi su altri aspetti quali le cause sostenute dalle donazioni, il 5 per mille, i “non donatori” o donatori “inconsapevoli”, le motivazioni per le quali si dona, le donazioni biologiche.

Viene registrata poi una crescita dei volontari, con un marcato aumento tra le fasce di giovani e giovanissimi. Nel 2022 la tendenza degli anni precedenti di calo del numero di cittadini impegnati in attività di volontariato ha iniziato ad invertirsi, guadagnando un punto percentuale: l’8,3% dei cittadini afferma di svolgere attività gratuite in associazioni di volontariato. Cresce anche la quota di coloro che dichiarano di svolgere tali attività al di fuori delle associazioni, passando dal 2,1% del 2021 al 2,7% del 2022.

“Ciò nonostante, i dati Istat, presentati nel capitolo dedicato, rilevano comunque che il volontariato continua a dare segnali di sofferenza, sicuramente anche a causa della pandemia. – spiegano i ricercatori – Il fenomeno merita di essere indagato con grande attenzione negli anni successivi alla raccolta dei dati del censimento, i cui risultati completi saranno presentati entro dicembre 2023”.

La ripresa della pratica volontaria nelle associazioni di volontariato riguarda tutte le fasce di età, ma per alcune assume una crescita più accentuataLa fascia dei giovanissimi (14 – 17 anni) fa un balzo in avanti di 2,5 punti percentuali (dal 3,9 al 6,4%), quella dei 18 e 19enni passa dall’8,9 al 9,4%, la fascia 20 – 24 anni dall’8,9 al 9,2%.

In merito alla distribuzione per area geografica, le regioni del nord si confermano quelle con maggiore propensione all’impegno gratuito nelle associazioni (10,2%). Al Nord-Ovest e Nord-Est la percentuale è infatti del 10,2%, al Centro dell’8%, mentre al Sud del 6% e nelle Isole del 5,4%. La probabilità di impegno sale al diminuire della densità abitativa: è nei piccoli Comuni fino a 2.000 abitanti che si incontra la maggiore propensione ad impegnarsi nelle associazioni (10,4%) mentre nelle più grandi aree metropolitane la quota è meno significativa (7,6%).

Il rapporto completo è disponibile qui.

Fonte: CSVnet 

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