“Io ti vedo, oltre…” è il nome dell’iniziativa svolta martedì 14 maggio a Catanzaro, all’istituto di istruzione superiore “Maresca”: ragazze e ragazzi di diverse classi hanno incontrato alcune persone con demenze ospiti dell’associazione “Ra.Gi.” accompagnate da un gruppo di operatrici e operatori della stessa onlus. Una giornata di emozioni e riflessioni, oltre le barriere del pregiudizio e dell’indifferenza.
L’incontro si è aperto con le parole della professoressa Milva Paonessa, che ha citato l’esperienza di Cicala, paese della Presila catanzarese primo “Borgo amico delle demenze” in Calabria. Un’esperienza basata sul modello Dementia Friendly Community (“comunità amiche delle demenze”) promossa dalla Federazione Alzheimer Italia e portata avanti dalla Ra.Gi. Onlus di Elena Sodano in collaborazione con il Comune di quel territorio. Un posto dove gli ospiti del centro diurno “Antonio Doria” sono coinvolte nella vita della comunità: “Un centro che non rimane chiuso, ma che si apre all’esterno”, ha commentato la docente. “Se queste persone vengono qui da noi – ha quindi aggiunto Paonessa – è perché bisogna guardarle con occhi diversi”.
Poi la proiezione del film “Si può fare”, regia di Giulio Manfredonia, con Claudio Bisio nel ruolo di Nello, chiamato a dirigere la Cooperativa 180, un’associazione di persone con malattia mentale nata a seguito della Legge Basaglia che nel 1978 dispose la fine dei manicomi. Un film che racconta la sfida di Nello in prima linea per dare alle persone della cooperativa una possibilità di lavoro e una vita sociale malgrado le paure e le resistenze della società.
“Un film che si avvicina alla realtà della Ra.Gi., perché il “si può fare” rappresenta la nostra realtà”, ha spiegato Amanda Gigliotti, psicologa della onlus presieduta da Elena Sodano, sottolineando che il pregiudizio e le resistenze all’inclusione sociale riguardanti le persone con problemi psichiatrici sono per molti versi simili a quelli che coinvolgono le persone con demenze. Sulla stessa lunghezza d’onda Davide Costa, sociologo alla Ra.Gi. Onlus: “Il nostro “si può fare” – ha dichiarato – è andare oltre la chiusura di una porta, uscendo con queste persone, superando i limiti che si costruiscono verso gli altri e prima di tutto verso noi stessi”.
Dal film alla vita vera, alle storie come quelle di Elio, di Dina, di Eugenio, e come la storia di Francesco, trentottenne con una forma di demenza subentrata a seguito di un incidente. Gli ospiti della Ra.Gi. hanno parlato, raccontato, sorriso, lo hanno fatto a modo loro, dimostrando che una vita il più possibile normale, a contatto con gli altri, si può avere nonostante i limiti della malattia.
Dal canto loro, i ragazzi e le ragazze del “Maresca” hanno ascoltato, si sono emozionati, hanno sorriso, pensato, partecipato e condiviso. A loro l’appello arrivato dalla moglie di Elio. Un appello alle nuove generazioni: “Quando vedete un parente o anche un estraneo con questa malattia non deridetelo, non schernitelo, ma stategli vicino anche solo rispondendo a un saluto. Aiutateci. Perché voi siete il nostro avvenire”, ha detto Anna.
La presidente della Ra.Gi., Elena Sodano, ha ringraziato Milva Paonessa per avere dato impulso all’iniziativa. Quindi il suo messaggio per un nuovo approccio culturale da promuovere: “Le persone con demenze – ha detto Sodano – non possono essere ghettizzate e maltrattate. Loro hanno bisogno di tutta la società. Ciò che la Ra.Gi. sta cercando di fare – ha aggiunto – è normalizzare la patologia” sul piano sociale ed esistenziale, a fronte di un concetto di normalità “che invece non dà possibilità di vita”.