La giornata regionale per le vittime degli incidenti sul lavoro, promossa dall’Anmil, non è stata solo l’occasione per ritrovarsi tutti, assieme anche agli associati della Sicilia e della Basilicata, per confrontarsi sull’applicazione delle normative a favore degli invalidi sul lavoro e per premiare gli iscritti all’Anmil da più tempo, ma soprattutto per fare fronte comune su quelle che sono le reali esigenze degli assistiti spesso ignorate dalle istituzioni. In prima fila, nella sala gremita della Cittadella Regionale, c’era sabato scorso anche l’assessore regionale al Welfare ed al Lavoro Federica Roccisano, che ha potuto ascoltare le rimostranze del presidente regionale Anmil (Antonio Carlizzi) e dei presidenti territoriali di Catanzaro (Luigi Cuomo, che ha altresì coordinato i lavori), Cosenza (Vito Lorusso), Crotone (Giovanni Siciliani), Vibo Valentia (Michele Caridà) e Reggio Calabria (Francesco Costantino), ma anche dei rappresentanti sindacali ed associativi in merito al riconoscimento degli infortuni subiti ed al diritto al reinserimento lavorativo.
L’Inail, che collabora a stretto contatto con l’Anmil, per stessa ammissione della delegata Annarita Lofrano e dell’assistente sociale Ida Grande, sta compiendo degli sforzi a sostegno dell’inserimento sociale e lavorativo della persona resa invalida da un infortunio, attraverso interventi di formazione e di adeguamento del posto di lavoro che vanno ben al di là dell’assicurazione dell’indennizzo. Il riconoscimento degli indennizzi, del resto, come hanno ben chiarito Maurizio Simone della Fand regionale (Federazione delle associazioni delle persone con disabilità) e Luciana Loprete, presidente appena eletta della Fand di Catanzaro, è solo uno strumento di “ristoro” dell’infortunio subito che non potrà mai colmare lo stato di disabilità in cui di colpo il lavoratore viene a trovarsi. Ci vuole molto di più, specie in una regione in cui la commissione regionale istituita ad hoc si è riunita solo una volta, ed in cui le agenzie del lavoro non sono ancora efficienti nell’applicazione della legge 10/2011, come lo sono ad esempio in Sicilia. Già la legge precedente, la 68/99, che prevedeva l’inserimento al lavoro delle persone rese invalide a seguito di un infortunio, è rimasta per la verità disattesa, come ha avuto modo di chiarire l’assessore Roccisano. Tuttavia, le premesse per promuovere un tavolo di concertazione tra le parti sociali, e perseguire la direzione che, tra un’indennità ed un contratto di lavoro, preferisce assicurare agli invalidi, già provati nella loro dignità, proprio l’opportunità di un lavoro, ci sono tutte, almeno nelle intenzioni dell’assessore.
C’è poi la questione dei familiari dei caduti sul lavoro, equiparati per legge ai congiunti delle vittime di mafia, e quindi con diritto di prelazione sugli altri nell’assegnazione di un incarico lavorativo: il caso della giovane vedova dell’operaio Sciarrone, deceduto sul cantiere della Salerno – Reggio Calabria, ha commosso i presenti perché emblematico di quello che le mogli ed i figli si ritrovano a dover affrontare a seguito della perdita improvvisa e devastante di un congiunto uscito di casa per lavorare e mai più ritornato. La giovane vedova da anni chiede di essere ascoltata per ottenere il riconoscimento dei propri diritti, e l’ha fatto anche in questa sede, precisando che, indipendentemente dall’indennizzo, è proprio un lavoro quello di cui ha bisogno, per rispetto a se stessa e per i figli rimasti senza padre che devono poter guardare al futuro.