Il patrimonio contabile delle Fondazioni di origine bancaria, in base ai bilanci chiusi al 31 dicembre 2016, ammonta a 39,7 miliardi di euro e costituisce circa l’86% del totale di bilancio, che assomma a 46,3 miliardi di euro. Nell’ultimo esercizio il valore contabile del patrimonio ha registrato una diminuzione del 2,7%, con una variazione netta negativa di quasi 1.091 milioni di euro, dovuta anche a svalutazioni di partecipazioni nelle società conferitarie. Dal 2000, anno di entrata in operatività della legge Ciampi, al 2016 esso ha avuto un tasso di crescita medio annuo dello 0,7%. Nello stesso periodo 2000-2016, le Fondazioni hanno erogato risorse per complessivi 20,3 miliardi di euro e accantonato ulteriori risorse per l’attività erogativa futura pari a circa 1,7 miliardi di euro, per un totale di 22 miliardi.
Segmentando le Fondazioni in base all’area geografica di riferimento, si vede che le 47 che hanno sede nel Nord del Paese hanno un patrimonio di quasi 30 miliardi di euro, pari al 74,2% del patrimonio complessivo; nel Nord Ovest in particolare, dove risiedono 5 delle 18 Fondazioni di grande dimensione, il valore medio del patrimonio è circa due volte e mezzo la media generale (1.069 milioni di euro contro 451). Al Sud e Isole, invece, per ragioni storiche le Fondazioni sono solo 11 e il loro patrimonio medio si attesta sui 180 milioni di euro, al di sotto della metà del dato generale. Le 5 maggiori Fondazioni (pari complessivamente al 47,4% del patrimonio) sono: Fondazione Cariplo, Compagnia di San Paolo, Fondazione Cassa di Risparmio di Torino, Fondazione Cassa di Risparmio di Verona Vicenza Belluno e Ancona, Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo. Il patrimonio delle 18 Fondazioni di grande dimensione1 copre il 76,9% del patrimonio complessivo del sistema, mentre le 18 Fondazioni di piccola dimensione pesano per l’1,2%.
Il totale attivo delle Fondazioni di origine bancaria (46,3 miliardi di euro) è costituito per oltre il 95% da attività finanziarie, mentre le immobilizzazioni materiali e immateriali rappresentano il 4,7%.
Le attività finanziarie immobilizzate ammontano a 28,5 miliardi di euro, in leggero aumento sullo scorso esercizio (27 miliardi). Sommando a questo dato le immobilizzazioni nelle società strumentali, pari a 1 miliardo (951 milioni nel 2015), il totale delle immobilizzazioni finanziarie rappresenta il 63,7% dell’attivo contro il 57,8% del 2015.
L’investimento in attività finanziarie non immobilizzate è diminuito di 3,5 miliardi e si attesta a 12,1 miliardi. In quest’ambito, le gestioni patrimoniali crescono di 4,4 miliardi a quota 6,6 miliardi, mentre le partecipazioni nella conferitaria e gli investimenti in fondi sono in contrazione. Gli investimenti complessivi nelle conferitarie (sia immobilizzati che non) ammontano a 13,5 miliardi di euro, con una riduzione di 2,3 miliardi rispetto al 2015, dovuta alle scelte operate da 24 Fondazioni che hanno ridotto al minor valore l’importo della partecipazione per circa 1,9 miliardi complessivi e alla cessione di azioni per 443 milioni totali da parte di 9 Fondazioni.
Al 31 dicembre 2016 su 88 Fondazioni 34 non hanno più alcuna partecipazione nella banca originaria, 46 hanno partecipazioni minoritarie in società bancarie conferitarie che fanno parte di gruppi bancari, mentre le altre 8, di minori dimensioni, mantengono una quota di maggioranza, come consentito dalla legge2. Peraltro, 85 delle 86 Fondazioni associate ad Acri, approvando il Protocollo d’intesa firmato dall’Associazione e dal Ministero dell’Economia e delle Finanze il 22 aprile 2015, nell’ottica di ottimizzare la combinazione tra redditività e rischio nell’impiego del proprio patrimonio hanno accettato il principio di un’adeguata diversificazione. In particolare, il patrimonio non può essere impiegato, direttamente o indirettamente, in esposizioni verso un singolo soggetto per un ammontare complessivamente superiore a un terzo del totale dell’attivo dello stato patrimoniale della Fondazione, valutando al fair value esposizioni e componenti dell’attivo patrimoniale; nell’esposizione complessiva verso un singolo soggetto si computano tutti gli strumenti finanziari. Dalla firma del Protocollo, le Fondazioni hanno tre anni per ridurre l’esposizione in esubero ove questa riguardi strumenti finanziari negoziati su mercati regolamentati, cinque anni se si tratta di strumenti finanziari non negoziati su mercati regolamentati. In entrambi i casi si terranno nel dovuto conto l’esigenza di salvaguardare il valore del patrimonio, le condizioni di mercato e gli effetti delle cessioni sullo stesso.
Il totale dei proventi per l’esercizio 2016 ammonta a 1.357,2 milioni di euro, in calo del 3,8% rispetto all’esercizio precedente (1.410,4 milioni). Ha senz’altro influito il non positivo andamento degli investimenti finanziari (il rendimento è sceso dal 2,6% del 2015 al 2%), che hanno risentito della riduzione dei tassi di interesse conseguenti alla politica monetaria espansiva adottata dalla Bce. Il totale degli interessi si riduce, infatti, di circa 47 milioni di euro, e anche il margine derivante dalla gestione degli strumenti finanziari subisce una sensibile contrazione, passando da +61,6 a -51,7 milioni di euro, a causa in larga parte delle svalutazioni operate. Il risultato delle gestioni patrimoniali, invece, segna un miglioramento (+ 9 milioni) e anche i dividendi crescono, di 168 milioni in totale, dove gli utili distribuiti dalle società conferitarie passano dai 395 milioni del 2015 a 630 milioni di euro (+235 milioni), mentre quelli derivanti da altre partecipazioni diminuiscono di 67 milioni. I proventi di natura non finanziaria, infine, pari a 81,5 milioni (37,8 nel 2015), e i proventi straordinari, di 33,3 milioni (147,8 nel 2015), diminuiscono complessivamente del 38%, passando da 185,5 milioni a 114,8 milioni di euro.
La redditività netta media dei patrimoni3 delle Fondazioni nel 2016 si attesta al 3,4%, inalterata rispetto all’esercizio precedente: un risultato positivo, sia in termini assoluti sia in termini relativi, considerando anche che l’utile è al netto dell’elevato carico fiscale, diretto e indiretto, che nel 2016 è cresciuto di circa il 16%. Al contrario, per il quarto anno consecutivo, è stato raggiunto un decremento degli oneri di gestione.
Gli oneri di gestione per l’insieme delle Fondazioni diminuiscono dell’5,7%, passando da 253,7 a 239,2 milioni di euro nel 2016. La variazione è dovuta principalmente alla sensibile riduzione, in ordine di importanza, dei compensi corrisposti agli organi, delle spese generali, di quelle per interessi passivi e degli onorari di consulenti esterni.
Il carico fiscale – per le imposte dirette, sui proventi percepiti, e indirette, come Irap e Imu, dell’anno – è stato pari a 354,6 milioni di euro (305,8 nel 2015) di cui: 119 per imposte sostitutive sui redditi degli investimenti finanziari; 203 milioni a titolo di Ires; 4 milioni a titolo di Imu e 3 milioni per l’Irap. L’aumento così rilevante dell’imposizione fiscale, registrata in questi ultimi anni, è l’effetto di alcuni fattori: l’inasprimento dal 20% al 26%, a far data dal 1° luglio 2014, dell’aliquota per la tassazione delle rendite finanziarie; l’aumento di 20 punti percentuali della tassazione dei dividendi a seguito dell’innalzamento dal 5% al 77,74% della base imponibile, con efficacia a partire dai dividendi messi in distribuzione dall’inizio del 2014.
L’avanzo di gestione sui proventi totali è stato del 61,8% (68,8% nel 2015), pari a 838,3 milioni di euro contro i 967,4 milioni del 2015. La diminuzione è del 13,3% ed è più elevata di quella fatta registrare dai proventi totali per effetto del maggior carico fiscale sopportato.
In merito agli accantonamenti al patrimonio, per l’anno 2016 l’Autorità di Vigilanza ha confermato l’aliquota dell’accantonamento alla “Riserva obbligatoria” al 20% dell’avanzo della gestione e ha fissato al 15% l’aliquota massima di accantonamento alla “Riserva per l’integrità del patrimonio”. Le Fondazioni, quindi, hanno potuto complessivamente destinare al patrimonio risorse, in misura variabile, da un minimo del 20% a un massimo del 35% dell’avanzo di gestione. Questo margine di flessibilità ha reso possibile graduare l’entità dell’accantonamento complessivo in relazione al risultato della gestione e alla necessità di salvaguardare i livelli erogativi. Per l’insieme delle Fondazioni, il dato complessivo di accantonamenti alle riserve patrimoniali è pari a 244,5 milioni di euro (300,2 nel 2015).
Le risorse destinate all’attività istituzionale, comprendendo anche gli stanziamenti ai fondi per l’attività futura, incidono per il 76,5% sul totale avanzo di gestione e ammontano a 641,4 milioni di euro, contro gli 800,8 milioni di euro del 2015.
L’Attività Istituzionale
L’attività erogativa delle Fondazioni di origine bancaria nel 2016 registra una crescita dei volumi del 10% rispetto al 2015, anno in cui si era registrata un’inversione di tendenza dopo sei esercizi, dal 2008 al 2013, di ininterrotta contrazione. In valori assoluti, le erogazioni del 2016, ivi inclusi gli accantonamenti ai fondi speciali per il volontariato ex art. 15 L. 266/91, si sono attestate a 1.030,7 milioni di euro contro i 936,7 milioni del 2015. Le erogazioni hanno sostenuto 20.286 interventi contro i 21.564 interventi dello scorso esercizio (-5,9%). La media di importo erogato per singolo progetto sale, dunque, a 50.806 euro (dai 43.437 euro del 2015), mentre diminuisce leggermente il numero medio di interventi per singola Fondazione: se ne contano 231 contro i 251 nel 2015.
I settori di intervento
Tra i 21 “settori ammessi” dalla legge4, 7 sono quelli su cui si concentra la maggior parte delle erogazioni delle Fondazioni. In base alla quantità di risorse ricevute, al primo posto si conferma il settore Arte, attività e beni culturali, con 260,9 milioni di euro erogati, pari al 25,3% del totale (29,9% nel 2015). In questo settore l’ambito principale di intervento è quello della Conservazione e valorizzazione dei beni architettonici e archeologici (incide per il 35,8% sulle erogazioni al settore). Al secondo posto si collocano le Iniziative a sostegno di creazioni e interpretazioni artistiche e letterarie (29,3%). Seguono le Attività dei musei (12,9%), il comparto Promozione e valorizzazione delle arti visive (7,9%), Editoria e altri mezzi di comunicazione di massa (6,5%) e le Attività di biblioteche e archivi (2,8%).
Il secondo settore d’intervento è quello dell’Assistenza sociale con 127,4 milioni di euro, il 12,4% delle erogazioni (14,8% nel 2015). La parte prevalente (93,5%) va al comparto Servizi sociali, seguito da Servizi di assistenza in caso di calamità naturale, di protezione civile e di assistenza ai profughi e ai rifugiati ai quali va complessivamente il 5% degli importi indirizzati al settore. I destinatari sono in primo luogo i disabili (70,3%), gli anziani (14,7%), quindi i minori (12,9%), i tossicodipendenti (1,9%); ad altri soggetti (famiglie a rischio di povertà, persone senza fissa dimora, detenuti, ecc.) va meno dell’1%.
Il terzo settore d’intervento è Volontariato, filantropia e beneficenza, che ha ricevuto un importo complessivo di erogazioni pari a 124,9 milioni di euro, il 12,1% del totale delle risorse erogate (13,6% nel 2015). La quota maggiore è impiegata per i Contributi a fondazioni grant-making ed altri intermediari filantropici (47,1%), cioè quei contributi che vanno a fondazioni come quelle di comunità o ad altri soggetti non profit del territorio che intermediano le risorse verso le organizzazioni del terzo settore; seguono gli Interventi diretti di promozione e sostegno del volontariato (20,9%); gli Accantonamenti ai fondi speciali per il volontariato (19%, per 23,7 milioni di euro); le Iniziative umanitarie e filantropiche (7%); infine il Sostegno allo sviluppo e alle condizioni di vita dei paesi poveri (4%).
Al quarto posto c’è il settore Ricerca e Sviluppo, a cui vanno 124,2 milioni di euro, pari al 12,1% degli importi erogati (12,6% nel 2015). Al comparto Ricerca e sviluppo sperimentale in campo medico va il 27,8%, al Trasferimento tecnologico e valorizzazione della conoscenza il 21,3%, a Ricerca e sviluppo nel campo delle scienze umane e sociali il 18,4%, a Ricerca e sviluppo nel campo delle scienze matematiche, fisiche e naturali il 12,3%, a Ricerca e sviluppo nel campo dell’ingegneria il 10,5%.
Al quinto posto c’è il settore Sviluppo locale, che ha ricevuto 101,4 milioni di euro, ovvero il 9,8% del totale erogazioni (6,1% nel 2015). Qui troviamo iniziative per la Promozione dello sviluppo economico della comunità locale (80,5% delle risorse andate al settore), i Progetti di housing sociale (9,5%), la Realizzazione di lavori pubblici o di pubblica utilità (8,7%), l’Edilizia popolare locale (1,3%), gli Interventi di microcredito.
Al sesto posto ci sono le erogazioni al settore Educazione, istruzione e formazione con 97,2 milioni di euro, il 9,4% degli importi totali erogati (12,1 nel 2015). I comparti principali sono: Istruzione primaria e secondaria (31,1%); Istruzione superiore, ovvero universitaria e parauniversitaria (29,6%); Istruzione professionale e istruzione degli adulti (19,2%); Crescita e formazione giovanile (17,7%).
Al settimo posto c’è il settore Salute pubblica, con 40,7 milioni di euro, pari al 4% delle risorse erogate (6,7% nel 2015). In quest’ambito troviamo i comparti: Servizi ospedalieri (53,6%), che va dalla fornitura di apparecchiature mediche alla realizzazione di progetti specifici, alla costruzione e ristrutturazione di immobili; Altri servizi sanitari (29,1%), che va dall’assistenza domiciliare dei malati al sostegno per le cure di malati terminali e di disabili; Patologie e disturbi psichici e mentali (1,9%).
È significativo che il welfare – che raccoglie i settori di Assistenza sociale, Salute pubblica e Volontariato – abbia ricevuto in totale 293 milioni di euro; risorse queste a cui vanno sommati 120 milioni di euro specificatamente indirizzati nel 2016 da 72 Fondazioni associate ad Acri al Fondo per il Contrasto della Povertà Educativa Minorile. La quota complessiva per il welfare tocca così i 413 milioni: oltre il 40% del totale erogazioni.
Ci sono, infine, i settori: Protezione e qualità ambientale, con una quota di risorse pari a 14,3 milioni di euro (1,4% del totale erogazioni; era circa il 2% nel 2015); Sport e ricreazione, con 10,8 milioni di euro (1,1% delle erogazioni; 1,2% nel 2015); Famiglia e valori connessi, con 6,5 milioni di euro (0,6%; 1,1% nel 2015); e poi Diritti civili, Religione e sviluppo spirituale, Prevenzione della criminalità e sicurezza pubblica, a cui vanno complessivamente 2 milioni di euro con 48 interventi.
Per quanto riguarda la scelta dei settori, più della metà delle Fondazioni opera con un grado di specializzazione settoriale degli interventi medio, mentre la restante parte si attesta su un livello alto, invertendo l’andamento registrato nel 2015. Peraltro questo non modifica la caratterizzazione prevalente delle propensioni su questo punto: i primi due settori di intervento della Fondazione sono mediamente destinatari di quote di erogazioni che oscillano tra il 40% e il 60% del totale, incidenze che documentano il pieno allineamento delle politiche erogative delle Fondazioni alle prescrizioni normative che impongono di destinare almeno il 50% delle risorse disponibili per erogazioni a non più di cinque tra i “settori ammessi”.
Il numero medio di settori di intervento di ciascuna Fondazione è 6,4 (nel 2015 la media era 6,8). Le Fondazioni che operano nel settore Arte, Attività e Beni culturali sono 85 (cioè tutte tranne tre); per quanto riguarda gli altri ambiti settoriali, le presenze più numerose si registrano nel settore Volontariato, Filantropia e Beneficenza (dove operano 84 Fondazioni), Educazione Istruzione e Formazione (79 Fondazioni), Salute pubblica (60 Fondazioni), Ricerca e Sviluppo (58 Fondazioni) e Sviluppo Locale (55 Fondazioni).
Sul totale delle erogazioni quelle superiori a 100.000 euro incidono per il 73,1% degli importi erogati e per il 6,7 % del numero degli interventi (rispetto, relativamente, al 69,5% e al 6,8% del 2015); quelle di importo unitario superiore a 500.000 euro assorbono il 50,4% dell’erogato complessivo. Il peso delle erogazioni non superiori a 5.000 euro diminuisce lievemente rispetto all’anno precedente sia quanto a importi (il 2,2% contro il 2,6% del 2015) sia per il numero di iniziative (il 44,9% contro il 46,9% del 2015). Le erogazioni pluriennali5 diminuiscono negli importi mentre aumentano lievemente nel numero rispetto al 2015 e rappresentano il 7,5% degli importi e il 2,9% del numero di interventi.
I beneficiari
I beneficiari delle erogazioni delle Fondazioni sono sempre soggetti che perseguono finalità non lucrative di utilità sociale: dunque sono soggetti privati non profit – ad essi va il 77% degli importi erogati (68,4% nel 2015) e il 72,2% del numero di interventi (70,6% nel 2015) – o istituzioni pubbliche. Fra le categorie di beneficiari privati i più importanti sono le fondazioni (naturalmente non si tratta di Fondazioni di origine bancaria) che, con il 31,8% degli importi, si confermano anche in questa rilevazione al primo posto in assoluto fra tutte le categorie di beneficiari pubblici e privati. Seguono: Altri soggetti privati (22,5%), Associazioni (13,3%, di cui 1,3 punti percentuali destinati ad Associazioni di promozione sociale); comprende Comitati, Ipab private, Ong, scuole e strutture sanitarie private; Organizzazioni di volontariato (3,6%); Enti religiosi o di culto (2,9%) Cooperative sociali (2,6%); Imprese sociali (0,2%). Fra i soggetti pubblici, che ricevono complessivamente il 23% delle erogazioni, i destinatari sono: Enti locali (11,7%); Scuole e Università pubbliche (7,1%); Enti e Aziende sanitarie e ospedaliere pubbliche (2,2%); Altri Enti pubblici (1,1%) e Amministrazioni centrali (0,8%).
La distribuzione territoriale
La caratterizzazione territoriale dell’attività erogativa delle Fondazioni trova conferma anche nel 2016: le erogazioni destinate alla regione di appartenenza sono infatti in larga maggioranza (l’85,1% degli importi e il 93,3% del numero di iniziative). In merito alla distribuzione geografica delle erogazioni, al Nord va il 71,5% delle risorse, di cui il 47% al Nord Ovest e il 24,5% al Nord Est; al Centro il 22,6%; al Sud e Isole il 5,9%. Nei territori del Sud e Isole, le Fondazioni operano anche attraverso la Fondazione con il Sud, che nel 2016 ha fatto interventi per 23 milioni di euro.
Le partnership di sistema
Tra le iniziative che le Fondazioni condividono con altri soggetti finanziatori un rilievo particolare hanno assunto, negli ultimi anni, quelle realizzate in concorso con altre Fondazioni di origine bancaria, in una prospettiva di interventi di sistema coordinati e che si sviluppano in un orizzonte pluriennale. Al di là che esse nascano direttamente da Fondazioni che, con una regia condivisa tra loro, decidono di “consorziarsi” o perché maturate in ambito Acri, si tratta di progetti di ampio respiro, di valenza spesso nazionale, rispetto ai quali l’approccio “comune” si presenta come un fattore essenziale di successo. Da un lato consente di mettere a fattor comune professionalità “domestiche” sviluppate dalle singole Fondazioni nel proprio ambito territoriale, dall’altro favorisce una crescente efficienza e razionalizzazione degli interventi: là dove impegni separati di più soggetti sullo stesso problema esporrebbero al rischio di frammentazione e dispersione delle utilità prodotte, una progettualità condivisa permette, invece, di indirizzare gli sforzi in modo sincronico e con maggiore impatto.
(1) Il criterio di segmentazione dimensionale delle Fondazioni si basa sull’applicazione del concetto statistico di quintile, dal quale si ottengono cinque gruppi di uguale numerosità: Fondazioni grandi (patrimonio da 462 milioni di euro in su); Fondazioni medio grandi (patrimonio da 204 fino a 462 milioni di euro); Fondazioni medie (patrimonio da 103 fino a 204 milioni di euro); Fondazioni medio piccole (patrimonio da 55 fino a 103 milioni di euro); Fondazioni piccole (patrimonio fino a 55 milioni di euro).
(2) Deroga introdotta nel 2003 (art. 4 decreto legge n. 143/2003, convertito nella legge n. 212/2003, che ha sostituito il comma 3 bis dell’art. 25 del decreto legislativo n. 153/99).
(3) Il rapporto è composto al numeratore dall’ammontare dei proventi totali, al denominatore dalla media dei valori del patrimonio, a valori di libro, all’inizio e alla fine dell’esercizio.
(4) D.lgs. 17/5/1999 n. 153, art. 1, comma 1 lettera c-bis: Famiglia e valori connessi; crescita e formazione giovanile; educazione, istruzione e formazione, incluso l’acquisto di prodotti editoriali per la scuola; volontariato, filantropia e beneficenza; religione e sviluppo spirituale; assistenza agli anziani; diritti civili; prevenzione della criminalità e sicurezza pubblica; sicurezza alimentare e agricoltura di qualità; sviluppo locale ed edilizia popolare locale; protezione dei consumatori; protezione civile; salute pubblica, medicina preventiva e riabilitativa; attività sportiva; prevenzione e recupero delle tossicodipendenze; patologie e disturbi psichici e mentali; ricerca scientifica e tecnologica; protezione e qualità ambientale; arte, attività e beni culturali. A questi si aggiungono: realizzazione di lavori pubblici o di pubblica utilità e realizzazione di infrastrutture, a seguito del d.lgs. 12/4/2006, n.163, art. 153 comma 2 e art.172 comma 6.
(5) Per quanto riguarda i progetti pluriennali sono stati presi in considerazione gli importi imputati alla competenza dell’esercizio.
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