Nel maxi decreto “Cura Italia”, approvato il 16 marzo dal Consiglio dei Ministri per contenere lo stato di emergenza determinato dal diffondersi in toni sempre più preoccupanti del Coronavirus, un ampio spazio è difatti dedicato anche al mondo del Terzo Settore. Il decreto prevede, all’articolo 34, la sostituzione letterale della frase “entro ventiquattro mesi dalla data della sua entrata in vigore”, contenuta nell’articolo 101 del codice del Terzo Settore, con “entro il 31 ottobre 2020”. Ciò significa che è previsto uno slittamento di tutti gli adempimenti ai quali erano tenute le organizzazioni non lucrative di utilità sociale, le organizzazioni di volontariato iscritte nei registri regionali e le associazioni di promozione sociale. E’ inoltre consentito a tutti gli enti del Terzo Settore, per i quali la scadenza del termine di approvazione dei bilanci ricade all’interno del periodo emergenziale, di provvedervi entro la medesima data, anche in deroga alle previsioni di legge, regolamento e statuto.
I 25 miliardi impiegati dal governo per venire incontro alle esigenze della sanità, delle imprese e delle famiglie colpite da una crisi sanitaria di notevoli proporzioni, che si accompagna ad una crisi economica senza precedenti, saranno prodromici ad una cifra molto più consistente che sarà impiegata in un successivo decreto ad aprile. Di questi 25 miliardi circa 1,5 miliardi andranno al fondo sanitario nazionale, altri 1,5 miliardi alla protezione civile e 15 miliardi a disposizione di famiglie e imprese. Un primo e significativo passo per arginare un grave momento di difficoltà che svelerà i suoi effettivi “numeri” solo quando l’emergenza sarà davvero finita, e dinanzi al quale volontari di tutta Italia non indietreggiano, ma contribuiscono in termini di impegno e dedizione gratuiti a favore dei più deboli.
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Ufficio stampa CSV Catanzaro