Si allarga sempre di più, a livello nazionale, la rete di esperti che condivide in pieno la filosofia di cura delle demenze messa in campo dall’associazione Ra.Gi. Onlus di Catanzaro. Il 16 e il 17 novembre il metodo Teci e il borgo amico delle demenze di Cicala sono sbarcati al confine estremo del nord Italia, nella città di Udine e raccontati e vissuti nell’ambito dell’importante iniziativa dal titolo “La solitudine in età avanzata. Fragilità, depressione, demenze e possibili soluzioni”, organizzata dall’associazione Demaison onlus, guidata dal dottor Daniele Cipone e svolta nella sala Gusmani di palazzo Antonini (sede dell’Università di Udine) nella giornata del 17 novembre.
L’Associazione Demaison onlus, che ha tra i suoi fondatori la dottoressa Laura Nave, psicologa, psicoterapeuta, prima in Italia a lanciare l’idea della coabitazione assistita per le persone con demenza, opera nel territorio di Udine e oltre a dare vita ad iniziative di sensibilizzazione e formazione, svolge attività di supporto organizzativo a favore di chi sceglie per il proprio familiare la soluzione assistenziale del cohousing, che in sintesi, consiste nella creazione di nuclei di coabitazione assistita tra persone che soffrono di demenze.
Il tema al centro dell’evento del 17 novembre è stato quello della solitudine degli anziani, che sta divenendo uno dei fattori di rischio per condizioni sempre più frequenti di fragilità, depressione e demenza.
L’associazione Demaison Onlus ha promosso un’iniziativa di alto spessore umano e scientifico, che ha visto la partecipazione di illustri relatori e una riflessione completa ed esaustiva sulla tematica proposta.
La partecipazione di Elena Sodano, presidente della Ra.Gi. Onlus ed ideatrice del metodo Teci (Terapia Espressiva Corporea Integrata), non si è limitata alla sola giornata di sabato 17 novembre, ma è iniziata il giorno prima, il 16 novembre, con lo svolgimento di un laboratorio teorico esperienziale dedicato ai familiari e ai caregiver, durante il quale, ai partecipanti, sono stati forniti dei presupposti di base per entrare in relazione con i propri familiari. L’iniziativa è stata fortemente voluta dalla dottoressa Laura Nave e dal dottor Daniele Cipone dell’associazione Demaison, promotrice dell’evento, affinché esso fosse non solo un momento di studio e riflessione, ma uno strumento di aiuto e supporto concreto per le famiglie e per chi lavora nel settore della cura delle demenze. In tutto sono stati 40 i partecipanti al laboratorio, che è durato per circa tre ore ed ha fatto comprendere in maniera diretta gli effetti del metodo Teci sulle persone affette da demenza, mediante il coinvolgimento in prima persona nelle attività che fanno capo al metodo.
Il metodo Teci, unico in Italia, per la cura ed il contenimento naturale delle demenze e accuratamente descritto nel volume “Il Corpo nella Demenza” (Maggioli 2017) scritto dalla stessa Elena Sodano, è nato dopo dieci anni di studi ed osservazioni sul campo e si fonda su specifiche basi neuro scientifiche, psicologiche e anotomo-funzionali. Proprio su queste basi si fonda il lavoro degli operatori, nella strutturazione dei setting all’interno dei quali si svolgono le attività, che permettono ai pazienti di lavorare per circa otto ore all’interno dei Centri diurni “Spazio Al.Pa.De.” di Catanzaro e “A.Doria” di Cicala (Cz) gestiti dalla Ra.Gi., all’interno dei quali viene applicata la metodologia Teci.
“Le persone che soffrono di demenza hanno corpi vuoti, lenti disorientati, che perdono i loro limiti corporei e la loro percezione corporea – ha spiegato Elena Sodano -. Proprio questi corpi però sono gli unici strumenti che esse hanno a disposizione per comunicare i propri bisogni, i propri stati d’animo. Se è vero che la Teci crea dei “ponti di comunicazione” mediante il contatto corporeo, utilizzando il canale delle emozioni; è altrettanto vero che essa deve partire prima dall’operatore, per educarlo ad acquisire quella giusta formazione che sia spendibile con il paziente. Perché se egli non è formato a livello corporeo non può entrare in relazione con il paziente”.
Durante il convegno, il giorno seguente, la relazione di Elena Sodano si è focalizzata sull’esperienza di Cicala, il borgo di appena 900 anime, ai piedi della Sila che, grazie al progetto Dementia Friendly Community, realizzato con la collaborazione del Comune di Cicala, guidato da Alessandro Falvo e della Federazione Alzheimer Italia, è divenuto non solo la sede del Centro Diurno “Antonio Doria”, ma il primo borgo calabrese “amico delle demenze” anche un luogo dove chi soffre di demenza può vivere la propria malattia all’insegna della normalità lontano dai pregiudizi. Un’esperienza che è stata definita “unica in Italia” e “modello da replicare”.