Il "Rifugio" di Astarte

astarte settembre2016

Con la sigla del protocollo d’intesa con il comune di Miglierina, l’associazione “Astarte” potrà disporre di un “luogo fisico” dove accogliere le donne maltrattate che non possono far rientro a casa.
Il contributo pari a 45mila euro che la chiesa valdese, con le firme raccolte dall’8×1000, ha voluto devolvere per il terzo anno di fila all’associazione costituita in favore delle donne, servirà a rendere fruibile il piccolo “rifugio” (così è stato definito dalla presidente dell’associazione, Maria Grazia Muri, nel corso della conferenza stampa tenutasi ieri a Palazzo di Vetro) messo a disposizione dall’amministrazione comunale di Miglierina.

L’appartamento, già oggetto di importanti lavori di ristrutturazione, servirà a contenere le situazioni di pericolo in cui le donne, specie di notte, possono venire a trovarsi. Da anni, del resto, le operatrici e le volontarie di “Astarte” si ritrovano a gestire le emergenze a tutte le ore, con tutte le difficoltà che esse comportano, prima fra tutte l’individuazione di un luogo dove poter fare sentire al sicuro le donne che hanno subìto gravi minacce o addirittura violenze. E le varie iniziative che saranno messe in cantiere quanto prima, a cominciare dal tradizionale galà di sabato 24, saranno destinate alla raccolta di fondi da destinare all’appartamento, che, comunque, non potrà ospitare più di tre donne alla volta.
Attorno al tavolo della sala giunta della Provincia, la Muri ha voluto sedessero tutti coloro che hanno reso possibile la realizzazione di un progetto importante: Jens Hansen, pastore della Chiesa Evangelica Valdese, che ha sottolineato come, in una società in cui Adamo accusa ancora Eva, la violenza nei confronti delle donne sia un problema strutturale ereditato da una cultura patriarcale non venuta meno; Pietro Guzzi e Veruska Pingitore, rispettivamente sindaco e consigliere del comune di Miglierina, e Dario Gareri, consulente legale dell’associazione. Tutti, prima della stipula dell’accordo, hanno messo in rilievo come i tempi di emanazione di un provvedimento di allontanamento in capo ad un compagno violento siano incompatibili con la situazione di pericolo che viene a determinarsi. Il “fare rete”, quindi, diventa un imperativo costante per quanti hanno fatto del contrasto ad ogni forma di sopruso un impegno quotidiano.

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