Poco meno di una famiglia su due (47,1%) in Italia ha rinunciato a curarsi nel 2016. È quanto emerso da un sondaggio realizzato dall’istituto Demoskopika ad un campione rappresentativo di cittadini. Maglia nera alla Calabria per numero di famiglie impoverite (circa 28mila) che non sono nelle condizioni di ricorrere alle cure sanitarie. Seguono la Sicilia (7,1 punti) con una quota dell’3,39% pari a poco meno di 69 mila famiglie, l’Abruzzo (10,1 punti) con una quota del 2,72% e la Campania (9,8 punti) con una quota del 2,46% coinvolgendo nel processo di impoverimento rispettivamente 15 mila e 53 mila nuclei familiari.
Di contro, è il Piemonte a ricoprire la posizione migliore di questa classifica, con una quota percentuale di appena lo 0,24% di nuclei familiari scesi al di sotto della soglia di povertà.
Tra i fattori principali figurano i “motivi economici” e le lunghe liste di attesa rispettivamente nel 17,4% e nel 12,8% dei casi. E, ancora, il 6,7% del campione intervistato ha dichiarato di non curarsi “in attesa di una risoluzione spontanea del problema” o, addirittura, per “paura delle cure” come nell’1,5% dei comportamenti rilevati. L’”impossibilità di assentarsi dal luogo di lavoro”, inoltre, ha rappresentato un valido deterrente per il 4,8% dei cittadini. Da ultimo, il federalismo sanitario non sembra giovare alla salute degli italiani. Il 3,9%, in particolare, pari a circa 2,4 milioni di italiani, ha dichiarato di trovarsi nell’impossibilità di occuparsi della propria salute o di quella di qualche suo familiare perché “curarsi fuori costa troppo, non fidandosi del sistema sanitario della regione in cui vive”.