Nei giorni scorsi è stato presentato all’Università Tor Vergata di Roma il libro “Le istituzioni non profit in Italia. Dieci anni dopo” (edito da Il Mulino 2016), realizzato con il contributo di CSVnet e curato da Nereo Zamaro, dirigente di statica presso l’istituto nazionale di ricerca, Gian Paolo Barbetta, professore di Politica economica all’Università Cattolica del Sacro Cuore dove dirige il Centro di ricerche sulla cooperazione e il nonprofit, e da Giulio Ecchia, professore di Economia Politica dell’università di Bologna. Un lavoro che punta ad approfondire i dati dell’ultimo censimento del non profit svolto dall’Istat nel 2011: i dati riportati nel testo sottolineano una crescita nel settore importante, dato che, in soli 10 anni, si è passati dalle 235 mila organizzazioni non profit del 2001 alle 301 mila del 2011. I dati confermano anche il peso del volontariato organizzato in Italia: nel 2011 hanno contribuito alle attività delle istituzioni non profit italiane 4,758 milioni di volontari, con un incremento rispetto al 2001 pari al 43,5 per cento.
Il non profit, però, oltre a mostrarsi solido, risulta anche innovativo. Se a crescere, infatti, sono maggiormente le organizzazioni storiche, le più piccole o quelle più giovani guardano con più attenzione ad aspetti di intervento nuovi, che tendono ad occuparsi anche di settori di attività diversi da quelli tradizionali. A sottolineare l’importanza della crescente attenzione verso questo settore è stato anche Stefano Tabò, presidente di Csvnet e autore della prefazione del testo. “C’è una evoluzione positiva del sistema di rilevazione del non profit – spiega Tabò – Il terzo settore è quindi in crescita: ci sono elementi di stabilità e c’è una estensione del coinvolgimento, della produzione di occupazione generata, sia dei significati e delle appartenenze connesse”.