Istat: Vibo la provincia dove si vive meno e male

È stato pubblicato ieri l’aggiornamento annuale, curato dall’Istat, sugli indicatori del Benessere Equo e Sostenibile, più semplicemente Bes, dei territori e che analizzano una serie di 70 indicatori statistici per evidenziare i vantaggi e gli svantaggi territoriali in tutta Italia. L’edizione del 2022 (basata dunque su dati riferiti al 2021) si avvale di sette nuovi indicatori inclusi dal recente adeguamento al framework impiegato a livello nazionale. Nello specifico, il corposo rapporto analizza la qualità dell’ambiente, il benessere economico, le percentuali di innovazione, ricerca e creatività, ma anche il livello di istruzione e formazione passando per il lavoro e la conciliazione dei tempi di vita. Seguono il paesaggio ed il patrimonio culturale, la politica e le istituzioni, le relazioni sociali, la salute, la sicurezza e la qualità dei servizi. Il report prende in esame le provincie e le città metropolitane, e come specificato dall’Istat evidenzia “il dualismo nord-sud” e la “penalizzazione del Mezzogiorno”, evidente in particolar modo dopo la pandemia che avrebbe allargato il divario in quasi tutte ed 11 le categorie prese in esame dal monitoraggio. Condizione che risulterebbe aggravata notevolmente in alcuni campi specifici, come l’aspettativa di vita ed il reddito da lavoro dipendente.

L’ASPETTATIVA DI VITA. Tra i diversi indicatori registrati risulta emblematico quello riguardante la speranza di vita alla nascita, che vede un netto peggioramento delle regioni meridionali. Per quanto riguarda la Calabria, il dato province con la minore aspettativa di vita sono Cosenza, Crotone e Reggio Calabria, dove l’età massima si ferma ad 80-81 anni. Seguono Catanzaro e Vibo Valentia, dove il dato migliora leggermente ad 81-82 anni. Numeri peggiorati negli ultimi tre anni, come certifica proprio l’Istat. Prendendo ad esame i dati raccolti tra il 2019 ed il 2022 le provincie di Crotone e Cosenza sono quelle a registrare il calo più drastico sull’aspettativa di vita alla nascita, che oscilla tra il -2,2% ed il -1,5%. Segue Reggio Calabria (tra -1.1% ed 0,9%), mentre Catanzaro e Vibo Valentia chiudono alla pari (tra -0,8% ed -0,6%).

I PROBLEMI DI APPRENDIMENTO. Due gli indicatori per quanto riguarda i livelli di istruzione. Il primo, impietoso per tutta la Calabria, si riferisce alla competenza numerica non adeguata: secondo lo studio, gli studenti delle classi terze nelle scuole secondarie di primo grado in tutte le province calabresi con problemi di apprendimento in tali materie oscillano tra il 56% ed il 69,5%. Dato che si riflette anche nella partecipazione alla formazione continua, che nelle province di Catanzaro, Crotone e Vibo Valentia si ferma in un range tra il 4,6% ed il 7,3%. Meglio a Cosenza (tra il 7,4% ed il 9,2%) ed a Vibo Valentia (tra il 13,5% ed il 19,6%).

IL TASSO DI OCCUPAZIONE PIÙ BASSO. Peggiora anche il tasso di occupazione nella fascia di età compresa tra i 20 ed i 64 anni. Nel 2021 in tutte le province calabresi ci si ferma ad una percentuale compresa tra il 40,8% ed il 50,6%: si tratta dell’unica regione italiana dove tutte le province registrano il dato più basso. Anche in questo caso il focus dell’Istat si è focalizzato sull’andamento del tasso di occupazione tra il 2019 ed il 2022, ed ha evidenziato un netto peggioramento nella provincia di Crotone (che perde tra l’1,6% ed il 7,6% di lavoratori), seguita da Reggio Calabria e Cosenza (tra -0,1% ed 1,5%) e da Catanzaro e Vibo Valentia (tra -1,9% ed -0,2%).

MENO LAVORO E PEGGIO PAGATO. Meno lavoro, e per di più peggio pagato. Un altro primato negativo per l’intera regione riguarda la retribuzione media annua per i dipendenti, ferma in tutte le provincie tra un minimo di 10.829 ed un massimo di 14.277. Anche in questo caso, la Calabria è l’unica regione dove tutte le provincie condividono lo stesso dato negativo. Una sofferenza che è evidente anche guardando al tasso di ingresso dei prestiti bancari alle famiglie: va peggio a Reggio Calabria ed a Catanzaro (tra l’1% e l’1,2%), seguite da Crotone e Cosenza (tra 0,8% e 0,9%) e da Vibo Valentia (da 0,6% e 0,7%).

LE SCUOLE POCO ACCESSIBILI. Un solo indicatore preso in esame in questo campo, ossia quello delle scuole accessibili. Va meglio nelle provincie di Catanzaro, Cosenza e Crotone, dove gli istituti inclusi nella lista spaziano tra il 26,2% ed il 32,1%. Peggio a Vibo Valentia e Reggio Calabria, dove si “fermano” tra il 19,1% ed il 26,1%.

LE CARCERI AFFOLLATE. Anche in questo caso un solo dato preso in esame, riguardante l’affollamento degli istituti di pena. Veste la maglia nera la provincia di Crotone, con uno dei dati più alti di tutta Italia ed un sovraffollamento carcerario compreso tra il 144% ed il 175%.

Decisamente al di sotto di questi numeri le province di Cosenza e di Reggio Calabria (tra il 99,4% ed il 120,3%) e quelle di Catanzaro e Vibo Valentia (tra il 66% ed il 99,3%).

REATI, POCHE LE DENUNCE. Pochi anche i reati denunciati, in particolare in Calabria e Basilicata. Nei due indicatori presi in esame – denunce per furto in abitazione e per borseggio – tutte le province condividono lo stesso dato minimo ogni 100 mila abitanti.

SANITÀ E BANDA LARGA. Infine, gli ultimi due indicatori presi in esame riguardano la copertura della rete fissa e l’emigrazione ospedaliera. In entrambi i casi – apparentemente molto distanti tra loro – la Calabria purtroppo non vanta buoni risultati.

La provincia di Catanzaro è quella con la maggiore copertura dalla banda ultralarga (tra il 30,4% ed il 37,3%), seguita da Crotone e Reggio Calabria. Peggio Vibo Valentia e Cosenza. Dati impietosi invece per l’emigrazione sanitaria. Fa meglio solo Catanzaro, che si ferma ad una percentuale compresa tra l’8,8% ed il 13%, mentre le restanti province segnano tra il 13,1% ed il 28,9%.

Fonte: Zoom24

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