Il grave episodio avvenuto ieri a San Ferdinando riaccende i riflettori dei media e dell’opinione pubblica nazionale sulla situazione dei braccianti agricoli di Rosarno. Assistiamo ancora una volta a speculazioni politiche e ideologiche, ad accese dispute tra fazioni, a un dibattito ai limiti dell’assurdo.
Sul fatto in sé, in attesa di un’indagine che chiarisca la dinamica dell’episodio, l’Arci esprime costernazione per un intervento di ordine pubblico che, essendosi concluso con la morte di un uomo, non può che ritenersi fallimentare. E tuttavia l’Arci ribadisce la fiducia nell’operato delle forze dell’ordine sul fronte dell’immigrazione, quando si impegnano nei salvataggi in mare, nell’assistenza nei porti, nel facilitare la convivenza civile nelle nostre città. Proprio per tali motivi, l’Arci ritiene doveroso punire ogni eventuale abuso, anche per non danneggiare l’immagine dei tanti agenti e funzionari che operano ogni giorno positivamente.
Ma la questione Rosarno va molto al di là di quest’episodio, che resta un caso isolato. La vera sconfitta è rappresentata dall’esistenza stessa di una tendopoli, a sei anni dalla rivolta del gennaio 2010. Il caporalato, le disumane condizioni di sfruttamento dei lavoratori migranti sono la norma. E negli ultimi mesi sono riprese le aggressioni contro i braccianti stranieri. Un situazione insostenibile che non può e non deve essere affrontato soltanto come questione di ordine pubblico e con strumenti d’emergenza. Occorre pianificare un intervento, attuare programmi che favoriscano l’integrazione, trovare soluzioni adeguate per consentire ai cittadini stranieri che lavorano nei campi del Sud Italia, e in particolare a Rosarno, di poter vivere dignitosamente, in autonomia, consolidando il proprio progetto migratorio.
La polveriera Rosarno sta di nuovo per esplodere, e nessuno potrà dire “io non sapevo”…
Arci Nazionale, Arci Calabria, Arci Reggio Calabria