L’Ires più alta mette a rischio il Terzo settore

 

L’Ires più alta mette a rischio il Terzo settore

Non profit Un colpo al cuore (e ai bilanci) di chi si occupa da anni di assistenza e beneficenza. L’Ires è l’imposta dei redditi per le persone giuridiche: l’equivalente, insomma, di quella che si chiamava Irpef per le persone fisiche. La manovra di bilancio ha raddoppiato la percentuale di questo tributo da pagare (o ha dimezzato la riduzione prevista a seconda di come la si voglia leggere), penalizzando così centinaia di enti: un danno che il Forum del Terzo settore ha subito quantificato in circa 118 milioni di euro. Uno smacco che mette a rischio le attività fin qui garantite da soggetti storici impegnati a favore di poveri, ammalati, emarginati: Caritas, Don Gnocchi, Sacra Famiglia e poi Avis, Aido e così via. All’immediata reazione del Forum («Assurdo che debba essere proprio il Terzo settore a pagare l’accordo con l’Europa», ha contestato la Portavoce Claudia Fiaschi) si è aggiunta la Cei con il segretario generale monsignor Stefano Russo: «Se davvero il Parlamento procedesse con la cancellazione delle agevolazioni fiscali agli enti non commerciali, verrebbero penalizzate fortemente tutte le attività di volontariato, di assistenza sociale, di presenza nell’ambito della ricerca, dell’istruzione e anche del mondo socio-sanitario». ©RIPRODUZIONE RISERVATA

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