Una vita, quella di Antonio Candela, ormai dedita a lanciare un messaggio chiaro: “la demenza non pone limiti alla vita”. Accompagnato dalla moglie Gina, Candela ha fatto visita al Centro Diurno Spazio Al.Pa.De. gestito dalla Ra.Gi. Onlus nella mattinata di giovedì 24 gennaio, confrontandosi con chi ogni giorno porta avanti il suo stesso principio.
Candela, affetto da una forma rara di demenza dall’età di 51 anni, si è soffermato a conoscere gli ospiti del Centro Diurno Ra.Gi. e le attività che fanno capo al metodo Teci (Terapia Espressiva Corporea Integrata), unico in Italia, per la cura ed il contenimento naturale delle demenze, ideato da Elena Sodano, presidente della Ra.Gi..
Antonio Candela è un calabrese dotato di una grande forza d’animo, un maestro di resilienza. Come lui stesso racconta, “gli anni successivi alla comparsa della malattia, dapprima curata per depressione, sono stati davvero bui ed ormai la mia vita sembrava non avere più senso: non camminavo più, non parlavo più, non ero più in grado di svolgere autonomamente nemmeno le più semplici azioni quotidiane come lavarmi o nutrirmi ed intorno a me solo dolore e solitudine. Ad un certo punto ho trovato la forza di reagire e ho iniziato a fare ricerche sulla mia malattia e a contattare sul web persone che potevano aiutarmi a fare chiarezza. Ho consultato altri specialisti ed ho scoperto di essere affetto da una forma rara di demenza. Con le cure adatte ho iniziato a sentirmi meglio e sono uscito dallo stato di torpore che mi affliggeva. Da quel momento ho deciso di dedicare la mia vita all’impegno sociale, ho aperto un blog, aiuto le persone da tutto il mondo, affette dalla mia stessa malattia, ad accettare la loro condizione, uscire dall’isolamento ed iniziare un nuovo cammino di vita, ho trasformato il mio diario di vita in un libro dal titolo “Io sono ancora qui. Il mio viaggio attraverso il mondo oscuro della demenza”, edito da Mondadori. In fondo devo dire che questa mia condizione, che mi impone di rallentare, mi ha permesso di ritrovare i miei affetti e di dare valore a delle cose che prima non notavo a causa della mia vita troppo frenetica”.
“Il mio unico rammarico – prosegue Antonio Candela – è che, purtroppo le istituzioni non danno il giusto sostegno a chi è affetto da demenze e alle famiglie e si compiono anche passi indietro, come la decisione del nostro Governo Regionale di non farsi carico delle cure fisioterapiche nei casi di diagnosi di demenza”.
“Oggi ho potuto conoscere una dimensione unica, dove i malati di demenze hanno ritrovato il sorriso e uno spessore esistenziale. Una realtà, unica in tutta la Calabria, che è nata e continua ad andare avanti con le proprie gambe e che si pone come un’eccellenza in quanto riesce a dare risposte concrete ai malati di demenze e alle famiglie, che altrimenti sarebbero sole a gestire il dolore e le problematiche di carattere pratico”.
Una struttura unica in Italia, quella gestita dalla Ra.Gi., perché mette in campo il metodo Teci, una metodologia la cui validità è stata pienamente riconosciuta in Calabria da alcune strutture che hanno deciso di formare i propri operatori. Tra quindici giorni, come ha ricordato Elena Sodano, la consegna ufficiale degli attestati ai primi quindici Teci Terapeuti, al termine di una formazione durata un anno e mezzo. Un nuovo cammino nella cura delle demenze che si fa strada in Italia a partire dalla Calabria.
Candela ha trovato nell’associazione Ra.Gi. e nel suo presidente, Elena Sodano, dei compagni di viaggio ideali, quei giusti alleati per portare avanti il messaggio rivoluzionario di una vita che deve andare avanti degnamente, nonostante una diagnosi di demenza, oltre ogni pregiudizio perché, come ha ricordato Candela, “la demenza è una malattia come le altre”.